San Marino. Arcangeli sul Covid: gli abbiamo dichiarato guerra totale! … di Alberto Forcellini

L’ultima sfida alla pandemia è il sistema di assistenza territoriale. Che è fondamentale e imprescindibile per San Marino, il cui ospedale, per comprensibili limiti di ampiezza, non può espandere all’infinito né assistenza, né personale, né strutture di servizio. La differenza di quanto l’assistenza territoriale sia fondamentale nella gestione dell’epidemia, la si evidenzia tra la prima e la seconda fase. Inizialmente infatti, si è agito con l’ospedalizzazione dei contagiati, poi si è scelta la presa in carico territoriale, con il ricorso massiccio ai tamponi e all’assistenza domiciliare.

Questo porta a un duplice effetto: primo, non caricare troppo l’Ospedale e lasciare aperti i servizi per la cura delle malattie no-Covid (ce ne sono moltissime e alcune anche gravi); secondo, aiutare il paziente e i suoi familiari in un momento difficile cercando di evitare il ricovero, che è una prova psicologicamente molto pesante per tutti. Non c’era alcun tipo di esperienza in questo settore e organizzarla non è stato semplice. Ma ora, c’è una macchina che funzione e che sta per essere ulteriormente potenziata. La fotografia della situazione e gli obiettivi del servizio sono stati illustrati dal dottor Pierluigi Arcangeli, responsabile del Covid team territoriale, nella consueta conferenza stampa ISS di inizio settimana.

Attualmente i pazienti a domicilio sono 284, di cui 101 sono sintomatici; di questi ultimi, 32 hanno bisogno di un monitoraggio stretto. Cosa vuol dire? Che alcuni stanno bene, altri hanno sintomi leggeri come raffreddore o qualche linea di febbre, altri invece hanno una sintomatologia più acuta, che non ha bisogno di ospedalizzazione ma che va tenuta sotto stretto controllo. In questi casi, lo staff medico effettua visite a domicilio e tiene sotto costante attenzione il paziente anche attraverso un contatto telefonico dedicato, al quale la persona può rivolgersi in qualsiasi momento, non appena si accorga di un cambiamento delle sue condizioni.

“Spostare le truppe sul campo per il monitoraggio, fare le telefonate e le visite urgenti, seguire il paziente fino alla dichiarazione di fine malattia – spiega il dottor Arcangeli – è una questione complessa. Ogni sintomatico ha bisogno di una gestione tutta sua; il nostro obiettivo è accompagnare il paziente verso la guarigione.” Considerato l’andamento schizofrenico del contagio, che può colpire a qualsiasi età, in qualsiasi momento e può peggiorare all’improvviso, è necessario che la catena di comando, specialmente nelle situazioni gravi, sia brevissima, immediata e dia la risposta più efficace in quel momento. Le risorse umane e professionali messe in campo sono altamente qualificate, ma si vuole fare di più e già è stato predisposto il potenziamento della squadra con l’ingresso del dottor Balducci e di un tirocinante medico, nonché di personale infermieristico proveniente da altri settori ospedalieri. Che non vuol dire sottrazione di personale ad altri reparti, ma un riposizionamento in via temporanea, con l’impegno di tornare alla normalità appena possibile.

“Si sta combattendo una battaglia – confessa Arcangeli – e con il potenziamento dello staff, cerchiamo di anticipare la telefonata del paziente, in sostanza di prevenire l’aggravamento. Il contagio di una persona spesso coinvolge anche i familiari in una situazione psicologicamente pesante. Noi cerchiamo di costruire attorno a loro un percorso di sicurezza e di togliere i pensieri cattivi. Non è un sogno il nostro, bensì l’obiettivo che la sofferenza non diventi un incubo.”

Per questo si è reso necessario il potenziamento dello staff territoriale, che andrà a realizzare la fase 2 del servizio territoriale, che sarà importante anche nell’uniformare i comportamenti per ciascun componente del nucleo familiare, dove spesso ci sono anche dei bambini. In sostanza, monitoraggio e tamponi possibilmente negli stessi tempi, al fine di non creare ulteriori problemi e liberare la famiglia nello stesso momento. “Nonostante ci siano state modificazioni nella trasmissioni del contagio, adesso sappiamo qualcosa in più e abbiamo dichiarato guerra totale al Covid. L’ISS ha le forze e gli strumenti per vincere la battaglia.”

Sui contagi nel Casale la Fiorina, ha illustrato la situazione il dottor Enrico Rossi, direttore del reparto Covid. “Il nostro primo intervento è stato quello di isolare i pazienti positivi da quelli negativi, per evitare il dilagare del contagio. Oggi, i 10 pazienti ricoverati nel reparto Covid, sono tutti clinicamente stabili, nonostante l’età e la presenza di altre patologie, quasi a dimostrazione contraria di quella che viene definita una fascia fragile. Ovviamente, sono sempre possibili evoluzioni, ma vista la condizione clinica, la nostra speranza è che negativizzino presto, cosicché possano tornare in casa di riposo, che è una struttura sicuramente più opportuna per loro che non l’ospedale.”

Da ieri, in simbiosi con il personale ospedaliero, sono arrivati ad occuparsi dei pazienti anziani, gli OSS del Casale. È questa una formula sperimentale innovativa che porterà ad un netto miglioramento dell’assistenza degli anziani ospiti della casa di riposo. L’occasione si presenta come un’opportunità di aumento della qualità del personale, che consentirà in futuro di gestire questi pazienti senza lo stress di una ospedalizzazione. Rimanere presso la struttura che conoscono, in mezzo a persone che conoscono, migliorerà indubbiamente la loro qualità di vita. E anche questa è una delle cose che solo in pochi posti al mondo è possibile. Grazie San Marino.

a/f