San Marino. Arlotti: “Il Paese va fatto ripartire, quello che possiamo fare è cercare di rendere il più sicuro possibile questo passaggio”

Buone notizie da Iss che ieri per voce della dott.ssa Stefania Stefanelli ha comunicato un solo positivo in più che porta le persone attualmente affette da Covid-19 a 362. Di queste solo 16 sono ricoverate in ospedale, 4 delle quali in terapia intensiva. “Nella struttura – ha fatto sapere la dott.ssa Stefanelli – si è tornati a respirare un’atmosfera più distesa”. La notizia che più rasserena è però l’annuncio di un cambiamento anche nella comunicazione dei numeri visto che essi non verranno più enunciati quotidianamente a modi “bollettino di guerra” ma saranno piuttosto affidati a dei comunicati stampa. Perché sebbene non sarebbe affatto giusto gettare la croce addosso a chi in questi mesi ha, con competenza e professionalità, puntualmente illustrato lo stato dell’arte della progressione del virus, il rischio è creare tra la cittadinanza una specie di ossessione. E’ giunto invece il tempo della ripartenza pur nella consapevolezza e nel rispetto dell’altro che è la base di ogni libertà individuale. E’ stato il commissario Arlotti che in un intervento pieno di buon senso ha riportato alla mente le parole di Camus che nella Peste scrive: “Si può dire d’altronde che da quando la più piccola speranza fu possibile per la popolazione, allora ebbe fine il regno effettivo della peste. In alcuni, la peste aveva radicato uno scetticismo profondo, da cui non potevano liberarsi. Su di loro la speranza non faceva più presa. Proprio quando il tempo della peste era passato, costoro continuavano a vivere secondo le sue regole”. “Il Paese – ha detto – va fatto ripartire, quello che possiamo fare è cercare di rendere il più sicuro possibile questo passaggio. Non c’è algoritmo che ci dica quando riusciremo a riprendere la nostra vita senza rischi, bisogna avere il coraggio di fare delle scelte e creare degli strumenti per controllare adeguatamente il territorio, ovvero disporre di indicatori in grado di segnalare tempestivamente ciò che succede. Andrà fatta una attività di riconversione della medicina generale cui spetterà un ruolo di sorveglianza dei pazienti, saranno i medici a dover segnalare per tempo sulla base degli indicatori che qualcosa non va. Se hai un sistema che immediatamente interviene puoi mettere un freno”. Il dott. Arlotti ha anche spiegato che sono in corso delle indagini che stanno dando buoni risultati. Iss si sta mettendo sulle tracce di possibili asintomatici o paucisintomatici per arrivare già nelle prossime settimane a una riduzione significativa dell’infezione. Anzitutto è in corso l’indagine sierologica nei confronti dei contatti dei contagiati e delle persone che avevano terminato la quarantena. “Tra coloro che finivano la quarantena e che dunque sarebbero tornati a muoversi – ha spiegato Arlotti – abbiamo riscontrato mediante il test sierologico che il 23% aveva sviluppato anticorpi, parliamo di 131 persone, di queste 91 sono state testate anche con test molecolari (il test sierologico da solo non ha alcuna efficacia) e 66 avevano ancora il virus e non solo gli anticorpi. Se non fossero state svolte queste indagini il virus avrebbe continuato a circolare. C’è una quota di persone che non ha sintomi e senza saperlo possono trasmettere e diffondere il virus. Noi continueremo con lo screening che ovviamente richiede una struttura organizzativa e risorse. Dunque se la Sanità potrà contare su un sistema di prevenzione, indubbiamente la ripartenza sarà più facile e si correranno meno rischi rispetto ad un ritorno a picchi epidemici. Più di questo tuttavia dobbiamo temere lo stato delle persone ormai chiuse in casa da due mesi e le condizioni economiche in cui il Paese sta versando”.

Repubblica Sm