San Marino. “Armi da Borgo alla malavita pugliese”, processo ritornato indietro alla fase istruttoria: mancano dei documenti

tribunaleDovrebbe dovuto essere il processo per esportazione illegale di armi. Avrebbe, ma il Procuratore del Fisco Roberto Cesarini ha posto l’alt: “Meglio rispedirlo in istruttoria, nel fascicolo mancano alcuni documenti”.

Detto, fatto. Il procedimento a carico del sammarinese, il conte Gaetano Manzoni Borghesi, titolare dell’armeria G.M.B. di Borgo è slittato così ad altra data. Curioso invece che per venerdì sia attesa la sentenza (Tribunale di Trani, rito abbreviato) di un processo sempre relativo al filone del traffico d’armi contestato a Borghesi (75 anni), mentre un secondo procedimento (con rito ordinario) sempre riguardante le spedizioni di armi da Borgo Maggiore in Puglia proprio in questi giorni è arrivato all’escussione dei testimoni.

I fatti su cui si sarebbe dovuto dibattere ieri in Aula risalirebbero al biennio 2009-11 ma salì alla cronaca con l’arresto a metà aprile 2013 di sette persone (una, il conte Manzoni Borghesi) tra cui un dipendente italiano dell’armeria, due autisti di un società di autotrasporti (i corrieri delle armi) e tre pugliesi di Corato destinatari della “merce”.

Ecco la merce: 247 pezzi che il conte Gaetano Manzoni Borghesi ha confermato.

Vendite effettuate sempre con il preventivo nulla osta della Gendarmeria: quindi regolarmente denunciata la vendita delle armi stesse e, pertanto, di aver sempre agito nel rispetto delle leggi del Titano.

Purtroppo per il conte le armi, secondo l’accusa italiana, sarebbero servite ad operazioni della mala vita pugliese.

La merce (pistole, munizioni, fucili d’assalto e mitragliatori) trafficata tra San Marino e la Puglia è stata stimata in 300 mila euro. Ieri in Tribunale, per questo procedimento, anche un numeroso drappello di Gendarmi: qualcuno ha pensato ad una retata di politici.