Ecco che cosa scrivono gli inquirenti nel mandato di arresto del 17 Ottobre 2015 che ha portato all’arresto di Gabriele Gatti:
Il ruolo di Roberti ? Roberti ha descritto se stesso come un politico italiano trapiantato a San Marino per amore verso il Paese. Approdato misteriosamente nell’Antica Repubblica, vi attecchisce agevolmente, attingendo linfa da un contesto politico in cui sono ormai estinte le vecchie figure dei politici cresciuti nelle sezioni di partito, nelle organizzazioni sindacali e nelle parrocchie. Il loro posto è stato soppiantato da “faccendieri” e da “politici d’affari” che hanno piegato la politica alle ragioni del portafoglio. Escluso dalle istituzioni rappresentative italiane (a livello locale e nazionale, dopo una fugace apparizione in qualche consiglio provinciale) si è reinventato un ruolo di manovratore più o meno occulto, operando attivamente attraverso i molti politici con attitudini gregarie, ma ambizioni da leader. La sua entrata in scena, rende palpabile l’assenza di cultura politica e di capacità di aggregazione. Tutto si riduce ad una continua millanteria di fumosi collegamenti italiani che, come ripetuto ad ogni piè sospinto, avrebbero salvaguardato i partiti tradizionali da ogni possibile evoluzione e competizione elettorale (Se non ci fosse stato lui, con i suoi contatti italiani, voi «eravate spiazzati… Mi ricordo come adesso […] che [qualcuno] stava fondando “Forza San Marino”, [un politico italiano] venne, incontrò Gatti, e disse in intervista: Forza San Marino non c’è bisogno perché l’interlocutore c’è. È la DC, dentro sede di Palazzo Begni»: Roberti).
Inizialmente, Roberti agì quale referente di Gabriele Gatti. Fu proprio Roberti a introdurre Gianluca Bruscoli al Segretario di Stato per gli Affari Esteri. Come riferito da Bruscoli: «I miei rapporti a San Marino erano tutti filtrati da Roberti che aveva relazioni con tutta la politica. Ho avuto rapporti d’affari con Gatti, sempre filtrati da Roberti, nei termini già descritti ed al momento della costituzione della Banca Commerciale Sammarinese. Fu necessario pagare un contributo per la costituzione della BCS, il contributo venne quantificato in 6 miliardi di lire da Roberti e venne ripartito equamente tra DC e PSS».
Fin dalla primitiva apparizione sammarinese, Roberti ha assunto il ruolo di collettore di tangenti. A tal fine non esitò a usare il nome della anziana madre per aprire libretti al portatore alimentati con dazioni corruttive.
A mutare, nel corso degli anni, non sono stati i metodi, ma i politici serviti da Roberti. L’occhio vigile con il quale Roberti aveva osservato l’illecita negoziazione e ricezione di tangenti da parte di Gatti, gli ha consentito di riprodurne il metodo, consegnandolo nelle mani dei politici da lui manovrati. «All’interno della DC, come noto, per molti anni hanno avuto un ruolo di rilievo Gabriele Gatti e Clelio Galassi. Dopo alcuni avvicendamenti sono emerse altre figure quali Menicucci e Mularoni, i quali, […] non avevano una personalità molto forte e usavano Roberti che era una persona di navigata esperienza politica ed era diventato pressoché onnipresente. Anche negli incontri ristretti, spesso era presente Roberti in rappresentanza di Mularoni e Menicucci. Marcucci era molto meno presente. Roberti era quello che decideva e gli altri si adeguavano» (Fiorenzo Stolfi).
Quando il Capitano Reggente Valeria Ciavatta si oppose al riconoscimento di una onorificenza a favore di Roberti, le venne obiettato: «lei mica deve valutare, il suo è atto notarile» (Roberti). Il rifiuto del Reggente viene evocato come una vicenda «allucinante», che Roberti riuscì a superare grazie all’intercessione di Fiorenzo Stolfi. L’allora Segretario di Stato attestò con fax scritto su dettatura di Roberti: «si è adoperato per aiutare il Paese». Alle parole del ministro, Roberti ritenne opportuno aggiungerne altre a penna: «volentieri e gratis». (…)
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