San Marino. Arresto Gatti. ”La versione sammarinese del consociativismo”. E’ il turno di Carlo Giorgi, Anis

Carlo GiorgiEcco che cosa scrivono gli inquirenti nel mandato di arresto del 17 Ottobre 2015 che ha portato al fermo cautelare l’ex Segretario di Stato Gabriele Gatti:

”La versione sammarinese del consociativismo ? La ramificazione del malaffare è divenuta costitutiva del regime, definitivamente soppiantando ogni contrapposizione anche al di fuori della politica. Coloro che, per il ruolo svolto ab immemorabili, avrebbero dovuto favorire un sano sviluppo economico del Paese, hanno piegato il proprio intervento a finalità parassitarie. È così che il segretario di un’associazione sindacale dei datori di lavoro (ANIS) non si è fatto scrupolo di richiedere e ottenere milioni di lire per il solo fatto di aver “segnalato” un affare immobiliare. L’occasione gli veniva propiziata da qualche imprenditore che, di volta in volta, voleva vendere o acquistare un immobile. In un contesto in cui gli interessi particolare venivano coltivati con la massima cura, il segretario del sindacato non ha ritenuto né illecito né riprovevole approfittare del bisogno dei proprio associati (e per verità anche dei non iscritti ad ANIS) per richiedere «un compenso». Non che si trattasse di una sorta di provvigione per il contributo nella trattativa, perché, a questa Carlo Giorgi era rimasto rigorosamente estraneo. Nonostante l’esoso compenso che gli veniva accordato, l’imprenditore che lo aveva pagato ne era rimasto ignaro, dal momento che la dazione (a favore del Segretario di Stato, del Segretario dell’ANIS e del professionista di comodo) era stata occultata sotto forma di “pagamento in nero” di una parte del prezzo. L’uso massivo di libretti al portatore e l’anonimato societario hanno consentito labirintici passaggi di mano.

Carlo GiorgiLa soffocante “assistenza” alle imprese prestata dai vari boiardi ha prodotto l’effetto di aggravare il deficit di legalità e, conseguentemente, le possibilità di sviluppare una economia sana e trasparente. Lo stato attuale delle imprese sammarinesi è la prova della ferale assenza, per decenni, di una politica industriale e di rigoroso sostegno alle imprese. Con la complicità di molti, lo Stato ha rinunciato ad avere un’economia sana. Ad essere favorito (o autorizzato o licenziato) non era il progetto industriale meritevole, ma la disponibilità del singolo imprenditore (o del professionista) a pagare tangenti alla politica. Il tutto gestito secondo criteri arbitrari non suscettibili di controllo (Germano De Biagi: «Fiorenzo [Stolfi] faceva [riferendosi alle licenze]questa si ..questa no»).

Ovvio che una strategia meramente egoistica non possa che restringere ulteriormente la base produttiva. Alle imprese sane, in nome del tornaconto individuale, sono state di gran lunga preferite le attività “improduttive” ammantate di sembianze societarie. Così, si è finito per accettare che fosse svilita l’immagine del Paese, quotidianamente squassato da eventi riferiti dalle cronache giornalistiche, di cui i governanti erano (o si fingevano) ignari.

Una volta fiaccata ogni velleità di trasparente creazione e gestione dell’attività di impresa, molti degli imprenditori hanno preferito impiegare le loro energie nel negoziare con la classe politica vantaggi occulti in termini di esenzione fiscale, autorizzazioni e licenze. In tal modo hanno accettato che le loro sorti dipendessero dalla compiacenza di questo o quell’uomo politico, di questa o quel funzionario.

Protagonista del lungo processo involutivo che ha dapprima incrinato e poi travolto la società sammarinese è stato, dunque, non solo il politico di professione, l’uomo delle istituzioni, ma anche il mondo economico e alcune delle parti sociali. La brama di facili guadagni è diventata più invadente che mai. E, una volta radicatosi nel sistema economico e insediatosi in cima alle gerarchie sociali, ha costituito il fattore principale di resistenza al cambiamento e di conferma dell’assetto politico esistente.” (…)

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