La Banca commerciale Sammarinese come sottofondo, ma soprattutto la finanziaria Fin Project e le principali società ad esse collegate, attraverso le quali sarebbero stati movimentati centinaia di milioni di euro, di provenienza illecita o frutto di tangenti. Ed anche intrecci con personaggi e società che superano ampiamente i confini sammarinesi e anche italiani.
Questo e tanto altro sta emergendo dalle indagini che hanno portato lunedì all’arresto dell’ex più volte segretario di Stato Fiorenzo Stolfi e del sammarinese Moris Faetanini ritenuto il suo prestanome.
Al centro dell’inchiesta, non più solo “conto mazzini” e Bcs, ma come detto la Fin Project, che per gli inquirenti avrebbe potuto disporre di centinaia di milioni di euro provenienti per lo più da reati commessi da organizzazioni criminali. La finanziaria Fin Project era collegata alla Bcs e se a livello ufficiale registrata movimentazioni irrisorie, dall’altra gestiva transazioni milionarie. Sotto la lente degli inquirenti anche la compagine sociale per il 20% dell’ex ambasciatore sammarinese Gianluca Bruscoli, e il restante 80% di un cittadino libi-co, considerato vicino a uno dei figli di Gheddafi.
In pratica, secondo quanto avrebbero dichiarato agli inquirenti alcuni esponenti di Fin Project, gli ingenti fondi messi a disposizione di Kankun erano “retrocessioni” di “tangenti” pagate all’apparato burocratico libico. Inoltre, tramite le carte recuperate nella finanziaria anche parte delle quote di Bcs, quote che in totale risultavano maggioritarie e tra cui, per circa un 3% risulterebbero riconducibili a Fiorenzo Stolfi e altrettanto a Giuseppe Roberti, già indagato anche per il “conto Mazzini”.
Contestata a Stolfi l’associazione per delinquere che per il tribunale sarebbe stata composta da Stolfi, Roberti, Faetanini e anche appunto da Gianluca Bruscoli e Nicola Tortorella, sempre di Fin Project. Ma sarebbe tutta la galassia Fin Project coinvolta, quindi anche le società Casati srl, Prado-Fin, Se.Fi e Trecentouno e la Spiaggia.
Inoltre, con la liquidazione coatta amministrativa disposta da Bcsm nei confronti della finanziaria, sarebbe stato stabilito un collegamento con l’operatività finanziaria della criminalità organizzata, specie italiana ma non solo; i fondi captati provenivano in buona parte dal riciclaggio di somme fornite dalla criminalità. E si parla di somme enormi. Bonifici e mandati fiduciari per centinaia di milioni di euro, dai nomi come “Cinghiale”, “Muflone”, “Maiale”, e “Mondo”.
Importante anche l’intreccio con le vicende italiane, alcune salite agli onori della cronaca, come i conti in Bcs collegati a Tommaso Di Lernia, Marco Iannilli ed altri. Possibile quindi che ci siano prossimamente anche nuovi sviluppi con l’Italia.
L’associazione per delinquere, secondo gli inquirenti, aveva scopi precisi: ostacolare l’individuazione criminosa di fondi derivati dai reati contro la pubblica amministrazione, al loro reinvestimento in attività finanziarie e in beni immobili; acquisire la gestione e il controllo di attività economiche, in particolare nei settori immobiliare e finanziario; condizionare i soggetti operanti nel mondo istituzionale e imprenditoriale, e in particolare l’autorità di vigilanza bancaria e finanziaria in modo da orientarne l’attività in senso favorevole ai soggetti vigilati vicini agli associati; condizionare il libero esercizio di voto; collocare in posizioni strategiche persone ritenute vicine all’associazione e conseguire per sé o per altri vantaggi ingiusti, attraverso provvedimenti normativi e amministrativi favorevoli. Tutto questo, per gli inquirenti, Stolfi era riuscito a farlo proprio grazie alla sua posizione privilegiata di membro del congresso di Stato e del Consiglio Grande e Generale, grazie alle relazioni cono gli altri indagati.
Una curiosità che sarebbe contenuta negli atti, il fatto che nel 2013 Stolfi non avrebbe dichiarato alcun reddito.
Franco Cavalli, San Marino Oggi