Ci sono alcuni momenti nella vita in cui ci si ferma a riflettere. Accade di rado perché quella che ci scorre oggi davanti è una società frenetica, che non lascia il tempo alla mente di riposare.
Eppure, alla notizia della scomparsa dell’amico Luigi Console, giornalista, opinionista e amministratore unico della Gdg Edizioni, la società che edita Tribuna, qualcosa nella nostra redazione si è drammaticamente fermata.
Perché è venuta a mancare una figura carismatica e amata non solo nel nostro ambiente, ma da tutta la comunità. Ci è venuta a mancare la sua cultura, la sua forza, il suo temperamento, il suo attaccamento al lavoro ed alla società e l’amore per il giornalismo.
Luigi probabilmente non avrebbe voluto questo ricordo, anche e soprattutto perché la morte per lui era sempre stata vista come una cosa lontana, una ipotesi da non prendere in considerazione.
Ieri i nostri telefoni hanno squillato ininterrottamente, tra chi voleva fare sentire la propria vicinanza e cordoglio alla redazione e chi non poteva credere a una notizia, che in pochissimo tempo si era sparsa per il Paese. Luigi infatti fino all’ultimo giorno ha scritto articoli, firmato contratti e fatto sentire la propria presenza, senza mai fare pesare o sapere a nessuno quello che aveva dentro.
Solo i più intimi erano a conoscenza della malattia.
Un comportamento che da solo qualifica la caratura dell’uomo e l’abnegazione del professionista.
Inutile girarci intorno: senza le puntigliose analisi politiche, le conoscenze specifiche, le stoccate, i puntuali interventi, Tribuna perde oltre che un caro amico, un giornalista di valore assoluto e impossibile da sostituire. Sveliamo un aneddoto. Nei giornali, per tutti i grandi personaggi che arrivano ad una veneranda età, esiste un cassetto chiamato dei “coccodrilli”, nel quale sono contenute foto, informazioni e un articolo già fatto che viene immediatamente utilizzato al momento della morte della persona in questione.
Ebbene nessuno qui se l’era mai sentita di preparare quelle righe. Così ieri la redazione si è ritrovata tutta davanti ai computer, per ripensare ai momenti passati assieme.
Francamente, lo abbiamo fatto più per noi stessi, che per i nostri lettori.
Queste poche righe sono la sintesi di un dolore, di una passione che al momento preferiamo tenerci dentro.
Eppure Luigi nelle ultime settimane voleva preparare alcuni articoli da tenere lì, diceva lui. Non gli abbiamo mai dato retta: non ce la sentivamo di pensare di poter pubblicare qualcosa dopo la sua scomparsa.
Ci sarebbero tante altre cose da ricordare e da raccontare, ma ci fermiamo qui, nella consapevolezza che gli insegnamenti che ci ha lasciato Luigi non se ne sono andati con lui, ma li abbiamo ben scolpiti dentro di noi.
Addio, anzi arrivederci
Belzebù.
Davide Graziosi, e la redazione de La Tribuna