San Marino. Art.3bis, dieci milioni pubblici a BNS. Il richiamo “populista”, i chiarimenti parlamentari che aumentano la confusione e il pericoloso autogol di Rete! … di Enrico Lazzari

Enrico Lazzari

Ora, dopo l’intervento di ieri, nell’aula del Consiglio Grande e Generale effettuato dal consigliere di Rete Emanuele Santi per “fare chiarezza”, viste anche le richieste di chiarimento avanzate dalle opposizioni, si può tranquillamente dire che chiunque, al posto del Segretario di Stato alle Finanze, il democristiano Marco Gatti, avrebbe perso la pazienza

Quando si parla di BNS e di Banca Cis -ha spiegato Santi- noi di Rete vogliamo vederci chiaro…”. Legittimo, anzi, per ogni forza politica, voler “vederci chiaro” è, deve essere, un atto doveroso, se non altro perchè in quella banca sarebbero spariti sia 105 milioni di euro dei Fondi Pensione, che un paio di centomila euro di obbligazioni, generando un buco da circa 300 milioni di euro che poi, in un modo o nell’altro, le casse pubbliche hanno dovuto ripianare. 

Ma non è tutto. Come balzato alla ribalta delle cronache in seguito al duro scontro che ha opposto le delegazioni di Rete e Pdcs in un recente summit di maggioranza, a questi ammanchi si aggiungerebbe anche un’altra decina di milioni di euro, derivanti dalla “sparizione” di beni sequestrati e, o confiscati custoditi in Banca Cis.

Sequestri trasformati in confische dopo le relative sentenze e, pertanto, disposizioni giudiziarie che hanno imposto al “custode” di consegnare gli stessi beni allo Stato. Beni, però, nel frattempo scomparsi. Volatilizzati, come i fondi pensione…

C’erano -si è confermato dai banchi parlamentari di Rete- 10 milioni di euro che dovevano ritornare liquidi nelle casse dello Stato e oggi rientrano in obbligazioni che scaleremo dal nostro debito (dello Stato; ndr)… Ma ci viene dato un pezzo di carta”. In ogni caso, è netta la conclusione del consigliere Santi, “con l’art.3bis si fa una operazione a livello contabile… Una operazione che andava fatta!

Quindi, per quale motivo, su quello stesso art.3bis, Rete ha fatto perdere le staffe al Segretario di Stato Gatti? Eccependo su questioni che esulano del merito dello stesso articolo, vien da concludere. Appare ovvio, così, l’epilogo “violento” e la “rottura”…

Infatti, l’azione di Rete può trovare spiegazione solo nella volontà di cavalcare il malcontento popolare sulla delicata questione dei rimborsi a correntisti e risparmiatori del Cis, visto che poi nel merito l’art.3bis, oggi che la rottura Rete-Dc si è ricomposta, non è cambiato di una virgola e, nonostante ciò, soddisfa Rete che appena qualche giorno fa, su quello stesso testo, ha rischiato di far saltare il governo. Misteri della politica… Di certa politica che sacrifica la razionalità e la concretezza al “populismo”? Parrebbe di sì…

A dire il vero, qualcosa Rete con questa “sceneggiata” l’ha ottenuto, essendo riuscita ad introdurre un preciso impegno, messo nero su bianco nell’articolato. L’impegno che tutte le azioni mirate ad individuare le responsabilità di questi ammanchi restino attive e si possa appurare cosa è successo e di chi è la responsabilità, Che non ci sarà nessun colpo di spugna che possa salvare i responsabili…

Bisognerebbe spiegare ai consiglieri di Rete, però, che simili azioni -in assenza di istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta- sono di esclusiva competenza della magistratura -che ci sta già lavorando- e non della politica. Quindi, a che serve quell’impegno di un articolo di legge in materia prettamente economico-finanziaria? Nulla… Meno di nulla, perchè con o senza quell’articolo le indagini della magistratura vanno avanti e nessuno, se non gli stessi giudici, può fermarle o insabbiarle…

Se l’intervento di Santi, ieri in Consiglio, si prefiggeva di fare chiarezza sulla vicenda, va evidenziato che ci è riuscito a metà: benissimo per svelare il “piano” politico; pressochè per nulla per far comprendere l’aspetto tecnico, il provvedimento in sé, peraltro riconosciuto come un atto che “andava fatto”.

Provo, allora, a spiegare io cosa concretamente dispone questo contestato ma, anche secondo Rete, “doveroso” intervento legislativo di assestamento del bilancio.

Per comprenderlo si deve fare un passo indietro, fino al 2019 quando arrivò la “risoluzione bancaria” del Cis. All’epoca, visto che fino a 100mila euro ogni deposito bancario è protetto, garantito dal sistema (a San Marino come nel resto d’Europa), nonostante il “crack” bancario tutti i correntisti vennero rimborsati senza distinzioni fino a 100mila euro. Per l’eccesso, invece, vennero rimborsati con obbligazioni BNS a varie scadenze.

BNS ha attuato questa operazione indistintamente su tutti i conti, compresi quelli di utenti i cui fondi erano oggetto di sequestro. In tal caso, le obbligazioni sono confluite in un conto titoli intestato al titolare del conto, ma bloccati da un provvedimento di sequestro.

Un anno dopo, nel 2020, in seguito a sentenza definitiva, il sequestro si è tramutato in confisca, ragion per cui il beneficiario di quei titoli, obbligazioni Bns, è diventato lo Stato, che quindi -al pari di tutti gli altri correntisti per l’eccedenza di 100mila euro di deposito “perduto”- è diventato creditore per oltre 10 milioni di Bns. In pratica, alla scadenza del titolo di credito lo Stato incasserebbe da Bns i soldi…

Qualche mese fa, però, per giungere ad una razionalizzazione dei bilanci, la Segreteria di Stato alle Finanze, con il “via libera” dell’intero governo e, dunque, della maggioranza che lo sostiene, ha avviato una operazione di conversione del debito di BNS in debito diretto dello Stato, trasformando le obbligazioni Bns in titoli di Stato. Ciò ha determinato una situazione che definire paradossale non è eccessivo, visto che essendo lo Stato detentore di obbligazioni Bns per oltre 10 milioni di euro (quelle derivanti dalle confische), lo stesso Stato si sarebbe trovato ad emettere un titolo dove esso stesso era sia debitore che creditore. Ad esempio, sarebbe come se un qualunque individuo prestasse soldi a se stesso…

L’art.3bis, difatti, è una semplice “operazione di giro”, un artificio contabile che non prevede alcun passaggio di denaro da o verso le casse pubbliche. Lo Stato era creditore di 10 milioni di euro da BNS, che però è totalmente di proprietà di Banca Centrale, a sua volta ente statale… Oggi, con la statalizzazione delle obbligazioni Bns, nel concreto -anche senza art.3bis- non cambierebbe nulla: il beneficiario del credito (creditore) resterebbe lo Stato, ma con la statalizzazione del debito lo stesso Stato sarebbe stato anche il debitore. Una anomalia contabile che andava sanata per questioni non economiche ma prettamente tecniche.

Con che logica economico-finanziaria, possiamo ora chiederci, Rete ha potuto eccepire sui questo provvedimento?

Enrico Lazzari