San Marino. ARTICOLO COMPLETO. Sotto indagine anche il ruolo di NetCo: braccio esecutivo di interessi esterni?

Non sarebbero i soli “prezzi gonfiati” di alcune tecnologie -prezzi che poi realmente gonfiati. ad una analisi sommaria, non sembrano tali- al centro dell’indagine che ha portato la magistratura inquirente a sequestrare documentazione in Aass e Netco, con quest’ultima che si è vista “apporre i sigilli” anche al capannone e al materiale in esso contenuto.

Così, se il filone di indagine che ruota attorno al prezzo dei “modem-router” Zte, modelli Gpon Ont F601 e F660, che vede gli inquirenti impegnati ad accertare la sussistenza dei reati di “Frode nei contratti di fornitura”, art.387 del Codice Penale, sembra destinato a chiudersi con una alquanto probabile archiviazione, altri aspetti sollevati dalla relazione redatta dai membri della Com-missione governativa di indagine sui rapporti fra l’azienda “pubblica” sammarinese e il colosso tecnologico cinese sarebbero alla base di altri filoni di inchiesta e tuttora oggetto di approfondimento da parte del Commissario della Legge Elisa Beccari.

La relazione predisposta su incarico del governo, in seguito all’ordine del giorno parlamentare del 15 gennaio 2020, evidenzierebbe, infatti, più di una lacuna a livello gestionale del rapporto fra le due realtà imprenditoriali. Nelle conclusioni della stessa relazione -secondo quanto trapelato visto che è coperta dal segreto di Stato- si evidenzierebbe che le procedure per l’individuazione di Zte quale partner tecnologico della società di proprietà dell’Azienda di Stato dei Servizi sarebbe privo di motivazioni oggettive e non sarebbe frutto di comparazione con altre realtà tecnologiche del settore, così da porre il colosso cinese in una posizione di privilegio a discapito di una sana gestione del progetto.

Inoltre, sempre secondo il lavoro di Lucio Daniele, Emanuele Valli e Augusto Gasperoni, genererebbe dubbi la mancanza di uno specifico elenco di prezzi dei singoli prodotti e, addirittura, sempre secondo gli stessi “commissari” si evidenzierebbe una inutilità di parte del materiale acquistato, ad esempio quello relativo alla rete Ftth.

Public NetCo, inoltre, verrebbe indicata come una sorta di semplice braccio esecutivo di decisioni prese da entità esterne all’azienda. Entità come, si specificherebbe nella relazione, Segreteria di Stato alle Telecomunicazioni, presidenza del Cda di Aass, con il palese riferimento alla presidenza di Federico Crescentini e gli ingegneri Salvat -accusa singolare, se confermata nel testo secretato, visto che è Ceo di NetCo- e Montanari.

Tralasciando ulteriori appunti nel dettaglio, troppo tecnici, le conclusioni segrete della commissione di indagine evidenzierebbero una preoccupante mancanza di trasperenza che non farebbe escludere l’aumento ingiustificato dei costi.

Ma questo aumento ingiustificato dei costi c’è stato realmente? Toccherà alla Magistratura appurarlo. Anche se alla luce delle “offerte” di una precedente gara che vide partecipare controlla- te di Huawai, Zte e Cisco System, si può fare qualche prima considerazione logica. All’epoca -e cosa “curiosa” nell’allora Commissione di gara figuravano due terzi della Commissione di “indagine” che ha prodotto la relazione che avrebbe scatenato l’inchiesta giudiziaria di oggi- sul tavolo c’era una fornitura che rappresenta solo una parte della commessa data a Zte da NetCo per 12 milioni. Difatti, il bando di gara prevedeva soltanto l’attrezzatura tecnologica necessaria al funzionamento della rete stesa direttamente Aass, senza considerare -per semplificare- tutto il necessario per arrivare, dalla rete -o meglio dal cosiddetto “armadietto” di rete all’utente finale.

Quel bando venne assegnato dalla Commissione di gara a Cisco System, che fece un’offerta di circa 15 milioni di euro, a fronte dei circa cinque milioni, un terzo, degli altri due “competitor”. La gara venne poi annullata dalla Commissione di Controllo per le Finanze Pubbliche, che individuò aspetti di irregolarità in alcune procedure della stessa gara.

Nel contratto stipulato da NetCo con Zte -lo stesso che è al vaglio della magistratura- il colosso cinese avrebbe fornito, oltre al materiale tecnologico previsto nella precedente gara d’appalto, ci sarebbe la tecnololgia completa a rendere operativa la rete, dalla fibra ottica stesa da Aass al modem-router dell’utenza. In pratica, il contratto prevederebbe forniture e servizi con con- segna della rete funzionante, una sorta di contratto “chiavi in mano”. Perdipiù, quello stesso contratto, imporrebbe alla controparte fornitrice di sobbarcarsi cinque anni di manutenzione e aggiorna- mento del sistema, dalla rete all’utenza. Il tutto al costo di 12 milioni di euro. E’ troppo? Difficile dirlo, ma non sembrerebbe proprio visto che questo servizio completo di fornitura e manutenzione quinquennale, costerebbe a NetCo tre milioni di euro in meno dell’offerta fatta, in precedenza, da Cisco System per una fornitura di gran lunga inferiore e senza gli stessi servizi offerti da Zte a NetCo.

L’indagine, comunque, va avanti anche su altri filoni e le prime certezze arriveranno alla conclusione della sua fase istruttoria con l’eventuale archiviazione o gli altrettanto eventuali rinvii a giudizio…

Enrico Lazzari, La Serenissima