San Marino. ASGG. Demenza: una epidemia sociale? 3° modulo della XIII Edizione Master in Medicina Geriatrica

Con il progressivo invecchiamento della popolazione la demenza, intesa come deterioramento acquisito  della facoltà cognitiva, è diventata un grande problema sanitario e sociale nei paesi soprattutto occidentali. La sua incidenza aumenta di anno in anno tra individui con età superiore a 65 anni e la prevalenza aumenta  pure del 5/10% dopo i 60 anni al 20/30% dopo gli 85 anni fino al 50% dopo i 90 anni. Per molto tempo la  demenza è stata considerata una normale conseguenza dell’invecchiamento, in cui il fattore di “rischio età” può essere la spiegazione fisiologica, anche se ci sono alcuni centenari che conservano buone funzioni  cognitive e scarse evidenze di demenza clinicamente significative, come dimostrato da studi in aree ben  precise nel mondo, note come “Blue Zone”. 

In realtà come sostiene il Dott. Carlo Renzini, Presidente dell’ASGG, la demenza viene considerata come  una sindrome clinicamente caratterizzata da progressivo decadimento delle funzioni mentali quali: la  memoria, la critica, il ragionamento, il linguaggio, l’attività motoria ecc.… 

Questo può portare a sviluppare a sconvolgimenti di tipo sociale, dovuto ad una accentuazione di disturbi  neuro-psichiatrici da parte dei pazienti affetti da demenza, e facilitare situazioni di depressione, isolamento  sociale, allucinazioni, agitazione, insonnia. Le cause di demenza sono diverse, poiché numerosi processi  patologici possono compromettere le strutture encefaliche e manifestarsi con deficit cognitivi. 

Come sappiamo esistono diverse forme di demenza e fra queste la più diffusa è la Malattia di Alzheimer, che interessa il 60% della popolazione affetta da disturbi cognitivi e poi ci sono le forme secondarie, principalmente vascolari con il 30% dei casi. Il restante 10% dei casi di demenze vanno attribuite alle cosi dette forme reversibili (metaboliche, nutrizionali, farmacologiche, infezioni ecc..) e quindi guaribili. 

Importante è fare una diagnosi precoce, avvalendosi certamente della clinica, con i suoi riscontri  anamnestici, esami obiettivi, valutazione dell’autonomia dei soggetti, con i test neuropsicologici a  disposizione, come quelli più semplici, Minimal Mental Test (MMSE), Test dell’orologio (Clock Test) a quelli  più complessi e specifici. 

In seguito sono necessari esami di approfondimento di laboratorio e strumentali di neuroimaging morfologico (TC, RM dell’encefalo, Pet e Spect) ed esami del liquido cerebrospinale per potere meglio  identificare la forma patologica di demenza. 

Esistono anche forme familiari in alcuni tipi di demenza, soprattutto quelle da Malattia di Alzheimer e  quindi non vanno sottovalutati gli aspetti genetici. 

L’importanza di una diagnosi precoce è giustificata dalle terapie che possono essere messe in atto per  rallentare il più possibile la progressione della malattia e ad oggi sono a disposizione numerosi trattamenti  farmacologici che sotto la guida di esperti specialisti: neurologi, geriatri, cardiologi, psichiatri, psicologi  possono dare un contributo notevole sul controllo dell’evoluzione della malattia. 

Ci sono anche trattamenti non farmacologici come la terapia occupazionale, la Pet Therapy (compagnia di  animali), la domotica (uso di sensori) che offrono un valido supporto di controllo del paziente affetto da  demenza, proprio perché nella maggioranza dei casi non è guaribile ma solo curabile. Ecco perché’ si parla di “epidemia sociale”, in quanto il numero di casi aumenta sempre più di anno in anno  e con un interesse maggiore della popolazione anziana con le ben note problematiche socio-sanitarie ed  economiche.

Un accenno, ma non meno importate, va rivolto alla figura del Caregiver (assistente o badante) che ha  assunto un ruolo essenziale non solo per il controllo del soggetto affetto da demenza, ma un vero e proprio  sostegno e supporto della famiglia, sempre più in difficoltà evitando la completa solitudine ed  istituzionalizzazione della persona demente. 

Fino a quando non ci saranno cure più efficaci (in studio l’azione degli anticorpi monoclonali e terapie  geniche) bisogna intervenire su tutti i fattori di rischio modificabili già fra i 40/60 anni riducendo sempre più il rischio di evoluzione di un declino cognitivo lieve ad una demenza conclamata. 

Quindi la prevenzione va fatta su molti fattori critici quali: fumo, alcool, sedentarietà’, diabete, ipertensione, dislipidemia, ma anche sugli aspetti sociali quali la solitudine e la depressione spesso l’anticamera della  demenza.  

Questi argomenti ed in particolare: Demenza, Depressione, Delirium, saranno trattati nell’ambito del III  Modulo del Master in Medicina Geriatrica “Giancarlo Ghironzi” che si svolgerà il 14/15 Marzo presso l’aula  didattica Alta Formazione UNIRSM in via Salita la Rocca 44, alla presenza dei candidati e docenti Prof. Giovanni Zuliani (Direttore del Master) e la Dott.ssa Gloria Brombo dell’Università di Ferrara.