San Marino. Ass. Porta del Paese: ”BOIA D’UN BDOC”. Riflessioni intorno alla scuola”

Inizia così, con il rimando a un modo di dire tipicamente sammarinese (ciacabdo?), il ritornello di una delle canzoni della scuola elementare La Sorgente, composta per esorcizzare l’epidemia di pidocchi del ‘77. E si puó ben esclamare “Boia d’un bdôc” in questa situazione paradossale…
La scuola elementare di Cà Caccio, Il primo dei “nuovi” edifici scolastici inaugurati in Repubblica, (non a caso intitolato LA SORGENTE), situato nel cuore della sua Capitale e paradossalmente il primo – ed unico finora- ad essere smantellato e riconvertito.
A San Marino si è sempre parlato molto (e molto bene!) di Scuola: dall’avanguardia didattica iniziata negli anni ‘70, all’edilizia scolastica dagli eco montessoriani, alle politiche di formazione di eccellenza dei corpi docenti; dalla difesa strenua dei plessi piu piccoli nei vari castelli alle lotte per il riconoscimento di pari dignità a tutti i gradi scolastici a partire dal Nido.
Il dibattito che si è naturalmente istruito intorno alla decisione di chiudere un plesso, smembrandolo e dividendo le sue classi (e per esteso una Comunità) in quello che è stato chiamato il “percorso graduale” di trasferimento della Scuola Elementare di Cà Caccio – e viceversa della Scuola dell’infanzia di Murata – non ha lasciato insensibile la popolazione; nè ha convinto la strategia di deviare l’attenzione mettendo quasi in conflitto due istiruzioni, la Scuola Elementare e l’Istituto Musicale, come se il problema fosse solo quello di riempire o svuotare un edificio.
Purtroppo questo malumore popolare è il risultato di una decisione, importantissima per la Comunità, che però non è stata condivisa con la sua stessa Comunità: in prima battuta con la comunità della Scuola: Bambini, genitori, insegnanti. Questo ha creato frizioni che non giovano a nessuno: abbiamo già ribadito che non si tratta di scegliere tra Città e Murata, tra Elementari e Istituto Musicale, tra Infanzia ed Elementari o tra fazioni politiche. Anzitutto si tratta di scegliere il benessere dei ragazzi che in questi anni di angoscia pandemica hanno più che mai necessità di essere tutelati al di là di speculazioni di ogni sorta e da ulteriori traumi. Di scegliere la serenità di famiglie già stremate che avranno figli, alunni dello stesso ordine di scuola, sparsi per il territorio. Di scegliere di mantenere l’identità di una Comunità intorno ai suoi luoghi.
Se c’è un lato positivo in tutto questo è che si è creato un dibattito pubblico, spontaneo, perchè la Scuola tocca tutti e i cittadini hanno partecipato. Perchè cittadinanza è impegno e sulle cose importanti occorre impegnarsi e esporsi.
Quindi va anzitutto sgombrato il campo dalla teoria del complotto.
Nessuno pratica il silenzio assenso così come nessuno mette in giro voci: semplicemente ci sono più voci, tutte di uguale dignità. Tra questi punti di vista c’è anche quello di chi si dice felice che finalmente anche la capitale subisca dei torti ma tant’è: nel dibattito ci deve essere spazio per tutto. E ben venga che il senso civico si muova con tale enfasi, di fronte a questioni come queste che sono tutt’altro che banali.
Intanto Porta del Paese cerca semplicemente di esprimere il senso di smarrimento l’apprensione della sua comunità, anche di fronte allo spopolamento; e di sollecitare soluzioni per la riconversione di Città in un centro vivo e abitato prima che fruito per interessi commerciali e politici.
Occorre avviare quanto prima un ragionamento globale su Città. Le politiche insostenibili di conversione di una Comunità e di un Centro Storico a centro commerciale e turistico hanno mostrato il fianco, specie in pandemia: e riflettere su questo, sì, è una finalità statutaria della nostra Associazione!
Speriamo in questo modo di aver chiarito anche la posizione di Associazione Porta del Paese, chiarimento sollecitato anche dai membri della comunità e dell’Associazione stessa.
Ma soprattutto invitiamo le istituzioni a ragionare ancora sull’opportunità di questa scelta in un momento così difficile per i bambini e i genitori che, come il resto della popolazione mondiale, subiscono le tremende conseguenze psicologiche, economiche e sociali di un anno e mezzo di Covid. Ma se ai grandi sono tolte libertà e serenità, ai ragazzi sono tolte esperienze fondanti per tutto il loro percorso di vita futuro: non tornerà il primo giorno di scuola, la colonia, l’esame di terza media; non torneranno i 18 anni e gli allenamenti per sognare le olimpiadi. Per questo le famiglie con i ragazzi in questo momento vanno protette. Per questo la scuola va protetta.
Firmato: lo staff e gli appartenenti all’Associazione Civica di Porta del Paese