Appena rientrati dal Cammino per la Vita, nel terzo anniversario della legge 127/2022, e in attesa della prossima discussione consiliare dell’Istanza d’Arengo n. 37, riguardante l’introduzione del reato universale di maternità surrogata, la nostra associazione intende accendere un faro su un tema particolarmente caro a tutti: la protezione dei nostri bambini!
Massima solidarietà e vicinanza per i tanti genitori che hanno protestato e che, il 4 settembre, hanno manifestato sul Pianello per richiedere a gran voce che non abbiano più a ripetersi casi come quello del pedofilo, che, da imputato per gravissimi reati fin dal 2021 e ancora da condannato in via definitiva, ha potuto continuare a frequentare strutture educative nel nostro territorio sulla base di mendaci autodichiarazioni e in assenza di misure cautelari applicate con tempestività. Bene ha fatto chi, come la Commissione Pari Opportunità, ha stigmatizzato questa “falla nel sistema” chiedendo interventi urgenti alle istituzioni preposte, oltre che l’accertamento di eventuali responsabilità. La protezione della salute psicofisica dei nostri bambini, come di altre categorie più fragili (donne che subiscono molestie o violenze domestiche, anziani vessati, persone con disabilità ecc.) deve venire prima di tutto, con buona pace della privacy e del principio di non colpevolezza. Le misure cautelari devono essere applicate subito e senza che i confini di Stato possano rappresentare un salvacondotto.
Ma sui nostri verdi pascoli si possono aggirare, quale minaccia per i nostri agnellini indifesi, non solo i lupi, pronti ad assalirli quando lontani dallo sguardo vigile dei genitori, ma anche le volpi, che, anche in presenza dei loro genitori o con il placet di educatori riconosciuti (come ad esempio gli insegnanti nelle scuole o i gestori di biblioteche o ludoteche), possono insinuarsi, con toni dolci da Fantabosco, per turbare il naturale processo di maturazione ed identificazione sessuale dei più piccoli. Parliamo per lo più di bambini in età prescolare o dei primi anni delle scuole elementari, quando cioè si è più propensi ad ascoltare favole; come sappiamo le favole hanno sempre una “morale”, un messaggio da veicolare, e quando questo messaggio è propaganda “gender”, allora le letture vengono chiamate “arcobaleno”. Ed ecco che i “Lettori con la valigia”, con il patrocinio di Segreterie di Stato e Giunte di Castello e in collaborazione con la neonata associazione sammarinese LGBTQIA+ (121), raccontano ed esaltano la storia di un bambino di nome Fred che, nudo, esplorando l’armadio dei genitori, dopo aver provato i vestiti del babbo, indossa quelli più colorati della mamma e, con tacchi alti e ingioiellato, va allo specchio cercando di truccarsi; poi, quando i genitori lo trovano, iniziano entrambi a vestire abiti femminili e a truccarsi, coinvolgendo anche il cane.
La distinzione tra maschile e femminile, qui così stereotipati col fine di far preferire al bimbo gli abiti della mamma, viene però superata in un’altra lettura, quando, nel promuovere il matrimonio come una festa, si pone sullo sfondo uno sposalizio tra due donne, ed in seguito, dulcis in fundo, un libro dai mille colori e disegni dal titolo “Per fare una famiglia” dove si legge: “parlando di famiglia qualcuno spesso dice che esiste solo un modo per essere felice, un unico modello monotono e perfetto, come quando la mamma riordina il cassetto… uno di loro disse: per fare una famiglia occorre un padre, una madre e una figlia… un tizio che viaggiava per tutte le città aggiunse: ho visto un bimbo che aveva due papà…. parlò così di un bimbo che aveva ben due mamme, pronte per lui a lanciarsi nel fuoco tra le fiamme… per fare una famiglia non servono ricette, parole ed etichette a volte vanno strette, a essere sinceri serve solo un tetto, una tavola imbandita, il bagno e un buon letto …. Per fare una famiglia ci vuole un po’ d’affetto, la gioia di parlare, l’amore e il rispetto…”.
Non si tratta di essere retrogradi, ma una cosa è affermare che non c’è niente di male se un bambino gioca con le pentole e una bambina preferisce le macchinine, o se il babbo attende alle faccende domestiche mentre la mamma lavora fuori casa, altra cosa è generare scientemente
confusione sulla complementarietà e diversità biologica tra uomini e donne, che va ben oltre l’abito indossato e che ci pervade fino al livello cellullare, che ci piaccia o meno. Non si tratta nemmeno di omofobia, transfobia o simili: tra persone adulte e consenzienti ognuno è certamente libero, nella nostra società, di vivere, e convivere, la propria dimensione sessuale come vuole; ma siamo fermamente convinti che la lotta doverosa contro ogni violenza e discriminazione ingiusta contro le persone LGBTQ+, così come la prevenzione da ogni forma di sessismo e bullismo, non debba assolutamente passare per la propaganda gender in età infantile, che inculca un relativismo disorientante e contrario alle più fondamentali evidenze scientifiche. Chiediamo quindi alle istituzioni, in particolare a quelle preposte all’istruzione e all’educazione dei nostri bambini, che queste letture (c.d. arcobaleno) non entrino nelle nostre scuole: il rispetto di tutti, la non violenza e l’inclusione devono essere insegnate senza negare la distinzione, complementare e feconda, tra i due sessi, o annichilire l’istituto naturale della famiglia, parificandola ad ogni forma di affettiva convivenza, che certamente è cosa ben diversa. Chiediamo anche che le famiglie siano sempre e comunque chiamate a prestare il loro consenso informato, in forma scritta, rispetto ad iniziative culturali che, trattando temi eticamente sensibili, possono contrastare con i principi educativi scelti dai genitori, che – lo ricordiamo – hanno il primato educativo sui figli, come riconosciuto anche dalle Convenzioni internazionali.
San Marino, 11 settembre 2025
ASSOCIAZIONE UNO DI NOI