SAN MARINO. ASSOCIAZIONE UNO DI NOI. RECEPIMENTO ESITO REFERENDARIO SULL’IGV:   Correttivi ed integrazioni minime per non passare dall’aborto vietato all’aborto selvaggio 

Se non fosse per la siccità incombente verrebbe da esordire con un “tanto tuonò che piovve” ma in  questo caso l’acqua è per noi tutt’altro che la benvenuta: a partire da questo venerdì, infatti, i membri  della Commissione Consiliare saranno chiamati ad approvare, a colpi di emendamenti, un progetto di  legge che, in attuazione dell’esito referendario, legalizzi anche a San Marino la pratica dell’aborto. 

Di questa “necessità” democratica ne siamo consapevoli ma ciò comunque non ci esime dal  richiamare la Commissione al dovere etico e sociale, prima ancora che politico, di fornire a questa  legge gli strumenti necessari per tutelare le donne di fronte ai dilemmi di una gravidanza indesiderata,  nonché, per quanto compatibile con il quesito referendario, il fondamentale diritto alla vita degli  esseri umani nascituri. 

Siamo infatti più che sicuri che gran parte di quel 77% di sammarinesi che ha votato SI per una  regolamentazione dell’interruzione volontaria di gravidanza e per la sua depenalizzazione, voterebbe  (se ne avesse la possibilità) anche a favore delle nostre proposte che, da “perle”, sono qui riepilogate  in “pillole”, né abortive né anticoncezionali, ma di buon senso: 

1) NO ALLE CLINICHE PRIVATE: l’IVG sia praticata solo presso ISS o strutture ospedaliere  pubbliche con questo convenzionate, anche quando entro le 12° settimana; 

2) NO ALL’IVG QUALE STRUMENTO DI CONTROLLO DELLE NASCITE: non più di un  aborto entro la 12° settimana e mai aborti se dovuti al sesso del nascituro; 

3) SI AD UNA SCELTA LIBERA, INFORMATA E CONSAPEVOLE: la donna che decide di  interrompere la gravidanza non deve trovarsi in stato di costrizione, deve essere informata dei  rischi fisici e psichici dell’intervento e deve avere piena cognizione della vita del bambino in  grembo e degli aiuti e delle alternative a lei disponibili, incluso il parto in anonimato; 

4) NO ALL’ABBANDONO DELLA DONNA: se minorenne/interdetta la scelta deve essere  assistita da genitori/tutori, se il padre del bambino non è ignoto o indegno deve essere almeno  preventivamente informato e richiamato alle sue responsabilità, lo Stato, l’ISS e gli enti  solidaristici devono fornire quanto necessario alla donna per scongiurare aborti dettati da  problemi economici, occupazionali o abitativi; 

5) NO ALL’IVG OLTRE LA 22° SETTIMANA: anche in Italia ciò non è consentito se non nei  casi di imminente pericolo alla vita della madre (ma qui l’interruzione sarebbe terapeutica e  non volontaria), in quanto lo stadio fetale raggiunto già consente una buona probabilità di vita  autonoma (il limite massimo temporale non può rimanere omesso anche dalla legge); 

6) SI ALLA TUTELA DELL’OBIEZIONE DI COSCIENZA: deve essere riconosciuto il diritto  a non dover prendere parte ad alcuna delle procedure di interruzione di gravidanza sia al  personale sanitario sia a quello sociosanitario o amministrativo, previa dichiarazione di  obiezione di coscienza (a un “vegano” nessuno imporrebbe il mestiere di macellaio, ma  nemmeno trasportare carni o pubblicizzarne la vendita), così come alla donna deve essere  garantita piena revocabilità della sua scelta fino a quando l’IVG non sia eseguita; 

7) NO AL FAR WEST DEL COMMERCIO DEI TESSUTI UMANI: deve essere garantita la  dignità dei tessuti umani derivanti dall’aborto e la loro sepoltura, nei casi e con le modalità  che saranno stabilite dal legislatore, onde evitare macabre speculazioni economiche. 

Queste sono fondamentalmente le nostre richieste che, se accolte in toto, condurrebbero ad una legge  sammarinese sull’aborto conforme all’esito referendario ma più tutelante ed equilibrata, in linea con  gli orientamenti legislativi e giurisprudenziali più recenti ed illuminati che vari Paesi europei o  comunque Occidentali e Liberali, visti gli effetti nefasti delle scelte passate, stanno sempre più  abbracciando, come nell’immagine del nostro logo.