CHE SUCCEDE NELL’OSPEDALE?
In queste ultime settimane la stampa si è particolarmente occupata delle condizioni in cui versa il nostro ospedale, fornendone un ritratto davvero poco esaltante.
Come ho sempre sostenuto non sono fra coloro che vedono tutto negativo, penso che nel nostro ospedale vi siano cose e reparti che funzionano e cose e reparti che sono regrediti nel tempo; penso che sul piano tecnico vi siano anche professionalità alte, ma che vi siano carenze organizzative deleterie. Complessivamente sostengo che a San Marino il paziente sia ancora ritenuto una persona e non un numero, e questo credo sia un fatto rilevante.
E’ innegabile però che stiano succedendo cose davvero poco comprensibili, la cui razionalità mi pare sfugga ad ogni logica e ad ogni criterio di buon senso. La così detta fuga di medici da San Marino ne è un esempio. Per mantenere servizi ormai essenziali si è dovuto ricorrere a pensionati italiani e innumerevoli consulenti, ovviamente strapagati. Ma è mai possibile che non si faccia nulla a livello di organismi decisionali per evitare l’emorragia di medici registrata in questi ultimi anni? Se per fare fronte a questa situazione si è costretti a rivolgersi a pensionati italiani, che senso ha mantenere in vigore la legge che vieta la professione ai nostri medici pensionati ancora in grado di svolgere preziosi ruoli attivi nel sistema sanitario sammarinese? Io trovo tutto questo assurdo, paradossale!
Ma evidentemente mi sfugge qualcosa e la soluzione non è così semplice , infatti la medicina proposta per salvare la nostra sanità pare sia l’emissione di un bando di concorso internazionale, che, se andrà a buon fine (?), probabilmente impedirà ai nostri giovani sammarinesi, che già devono fare salti mortali per entrare nelle università di medicina, sbocchi di lavoro nell’ospedale del loro Paese per molti anni. Nei prossimi anni si stima che in Italia si registrerà un fabbisogno di circa 40.000 medici, quindi è ben probabile che anche i pochi medici sammarinesi che si affacceranno al mondo del lavoro emigreranno in Italia. Possibile che queste semplici constatazioni siano sfuggite e sfuggano a chi di dovere?
A mio avviso l’errore fondamentale è stato quello di trasformare la sanità sammarinese in una sorta di azienda, scopiazzando il modello italiano che mal si addice evidentemente ad una micro realtà come quella sammarinese dove esiste un unico ospedale statale. A forza di scimmiottare qua e là a vari livelli, perdendo di vista le peculiarità del nostro piccolo Stato, le cose stanno rapidamente deteriorandosi in ogni settore.
Ma quando si parla di sanità la posta in palio per ognuno di noi è troppo alta, il discorso si fa dannatamente serio e non ci si può permettere il lusso di essere superficiali o incapaci.
E allora torno ad esprimere due concetti basilari per uscire dall’emergenza: – Si modifichi la Legge sui pensionamenti dei medici che ha depauperato con anticipo figure professionali qualificate riducendo molto la competitività complessiva in ambito sanitario; – Si abbia la lungimiranza e, mi rendo conto, il coraggio, di svincolare il personale medico e paramedico dalle logiche contrattuali della P.A. Questa ricetta, assieme al recupero di un minimo di razionalità e buon senso, risolverebbe rapidamente la sanità sammarinese.
Augusto Casali