San Marino. Aumentano i datori di lavoro insolventi

lavoratore-disperatoDopo l’avvento della crisi, in piena Quaresima, sempre più lavoratori si rivolgono alla commissione permanente conciliativa per chiedere la liquidazione delle retribuzioni che gli spettano.

Questa la denuncia di due funzionari della centrale sindacale unitaria, Emanuel Santolini (Csdl) e Angela Tamagnini (Cdls) che riportano l’esempio di un’azienda che è rimasta indietro nei pagamenti degli stipendi di due dipendenti dal 2011. Dal mese di maggio per essere precisi.
L’azienda operava esclusivamente in territorio italiano con licenza sammarinese utilizzando dipendenti italiani, residenti lontano da San Marino, trasgredendo palesemente la convenzione del ‘74 (che prevede che lo Stato ove il lavoratore frontaliero presta la propria opera debba girare, su richiesta, la quota capitaria, oggi pari a circa 320 euro al mese -4.000 euro all’anno- all’Ente sanitario del paese di residenza).

“Dopo quasi tre anni di burocrazia e con una vertenza legale per richiedere la liquidazione della sentenza a lui favorevole -lamen- tano i sindacalisti- servirà fare l’istanza di fallimento”. Il “dramma” del sistema sammarinese, sottolineano i funzionari della Csu, è che “non tutela affatto i crediti che spettano ai lavoratori dipendenti da parte dei datori di lavoro in possesso di licenze srl o spa”. La Tribuna

La legge infatti prevede che il capitale sociale non sia versato come fondo di garanzia per i debiti contratti senza la sicurezza di “ricevere quanto dovuto”.

E questo, per farevalere i propri diritti, porta dritti alla sbarra del tribunale. Occorre quindi “ cambiare la legge -conclude la nota- e il sistema a garanzia di essa”. Quello che chiede la Csu in merito sono “pene severe e certezza che chi trasgredisce poi venga punito”.