San Marino. Autonomia dei poteri, o occupazione? Chi vuole mettere le mani sul tribunale? … di Alberto

Più autonomia per Banca Centrale. Più autonomia per il tribunale. Di recente anche il grido: fuori la politica dall’ISS. La divisione dei poteri, da Montesquieu in poi, è uno dei principi cardine dello stato liberale, ma spesso ci si dimentica di ragionare su un altro principio base degli Stati moderni, ovvero il bilanciamento dei poteri. Si tratta di quel sistema di pesi e contrappesi che garantisce non solo gli equilibri, ma che impedisce un esercizio autocratico del potere. Che, nelle sue peggiori affermazioni porta all’assolutismo e alla dittatura.

L’America e i sistemi politici anglosassoni sono la palestra del bilanciamento dei poteri. Il presidente degli Stati Uniti è l’uomo più potente del pianeta. Ma anche il Congresso di Washington è l’assemblea più potente del globo.

La storia sammarinese racconta di poteri concentrati nelle mani dei Capitani Reggenti (legislativo, esecutivo, giudiziario), ma limitati dalla brevissima durata del mandato, dal diritto di veto, dalla sindacatura della Reggenza. Dagli Statuti del 1300 in poi, molte cose sono cambiate, ma ben poco della saggezza degli antichi legislatori è rimasta nella moderna struttura istituzionale. Già dal 2002, quando l’evoluzione delle materie giuridiche portò all’istituzione del Collegio Garante della Costituzionalità delle norme, molti pensarono che fosse stato creato una sorta di “mostro” perché non sottoposto ad alcun controllo. Nel tempo si è visto che anche le misure disposte per limitarne il potere pressoché assoluto del Collegio, come il divieto di prorogatio per i membri scaduti dall’incarico, non sono state rispettate. Le conseguenze non sono state mai approfondite compiutamente. Erano i tempi bui della passata legislatura, quando il tasso di commistione politica-giustizia e di politica-affari, è arrivato al suo massimo livello.

La testa al toro è stata tagliata dalla relazione della commissione banca CIS, che ha impietosamente rivelato come, tra le altre cose, un giudice del tribunale fosse legato ad un gruppo imprenditoriale e asservito ai suoi interessi.

La cronaca dei fatti è recente e non vale la pena di ripercorrerla per arrivare alla sentenza BIN, che ha segnato in negativo un altro punto di svolta perché ha avvallato le bugie dette davanti ad un organo istituzionale come la commissione banche e ha dato valenza giuridica ad uno stato psicofisico come lo stress, senza neppure avvalersi di perizie tecniche (almeno così si dice).

Le sentenze si applicano, tra l’altro questa è perfino inappellabile, ma si possono commentare, è stato sottolineato più volte in Consiglio. E tra i commenti, la riapertura della guerra sui cieli del tribunale: da una parte, le forze di maggioranza, che da oltre un anno hanno messo in piedi tutti gli strumenti previsti dalla legge e una professionalità di altissimo livello come quella del professor Canzio, per riportare ordine, equilibrio ed efficienza. Fuor di retorica: eliminare le bande che si sono combattute in questi ultimi anni e recuperare gli immensi ritardi. Dall’altra parte, le attuali forze di opposizione che, proprio grazie all’uso personalistico della giustizia, erano riuscite a portare avanti i loro progetti di destabilizzazione.

In sostanza, la sentenza Bin, che ha rigettato l’azione di sindacato nei confronti del giudice Buriani, ha riaperto i giochi. Lo dimostra la lettera scritta da Repubblica Futura al professor Canzio, ma spedita solo ai giornali, che il professor Canzio si dice abbia smontato punto per punto in commissione giustizia. Lo dimostra la “sparata” di Boschi (Libera) che ha rivelato, dopo un anno e mezzo, come l’attuale governo sia stato nominato dal giudice Pierfelici, tra l’altro mentre lui era Reggente e avrebbe potuto/dovuto porvi rimedio. Ammesso che fosse stato vero.

Il senso di tutto questo, che sembra non avere senso alcuno, è il palese tentativo di destabilizzazione del progetto di riordino del tribunale, per riportare in auge i vecchi personaggi e ritornare a fare quello che facevano prima. In poche parole, mettere in crisi questo governo e ripristinare Adesso.sm.

Fantapolitica? Può darsi. L’auspicio dei cittadini è che le riforme attualmente in elaborazione sul codice di procedura penale, sul giusto processo, sul ruolo dei giudici, salvaguardino l’indipendenza del tribunale, ma con i giusti contrappesi affinché la politica non abbia ambiti di ingerenza. Parimenti, che il tribunale faccia il suo lavoro senza condizionare la politica.

a/f