Nessun compromesso per vincere il ballottaggio. Parola dei rappresentanti di San Marino Prima di tutto, nel primo incontro con i cronisti dopo il primo turno.
Da via delle Scalette, i leader di Pdcs, Ps e Psd commentano l”esito del voto di domenica scorsa e spiegano come imposteranno i prossimi giorni di campagna elettorale prima del 4 dicembre.
Fanno notare quindi che San Marino prima di tutto ha ottenuto il 42% del consenso, mentre “la seconda arrivata” appena il 30%. Di fatto, “Siamo più vicini noi a quel 50% +1 necessario a vincere al primo turno”, sottolinea Gerardo Giovagnoli, Psd.
Si apre quindi una questione sugli effetti del premio di maggioranza e della rappresentatività in Aula, in caso della vittoria di Adesso.sm.
Altro punto debole per l’avversario, sostiene Giovagnoli, è impostare la propria campagna sul cambiamento: “Siamo ad un confronto tra due coalizioni tradizionali”, puntualizza. Infatti, guardando gli avversari, sottolinea come gli eletti “provengano da Ap e da 10 anni e più di governo, da Upr che raccoglie gli ex Eps”, quindi i candidati di Ssd che pure arrivano dalla sua stessa formazione politica.
“È vero che al ballottaggio si deve puntare a prendere l’elettorato che non ci ha votato- manda a dire- ma noi non scimmiottiamo i programmi degli altri, ne abbiamo uno nostro e non facciamo ibridi”.
In definitiva, “noi non vendiamo fumo”, sostiene poi, in riferimento anche alla proposta lanciata poco prima dagli avversari sul governo composto da soli 7 segretari di Stato. Ridurre da 10 a 7 segreterie il congresso e” infatti “una possibilità inverosimile”, chiosa. Anche Marco Gatti, Pdcs, torna sulla conferenza stampa odierna della coalizione avversaria: “Siamo qui per parlare alla gente- sottolinea- mentre Adesso.sm era orientata a parlare al palazzo”.
Rispetto alla proposta di un taglio delle segreterie, Gatti provoca: “Se si ragiona in ritirata, più di 7 persone competenti non ne hanno”. O forse, chiede, “vogliono comprare qualcuno?”.
Di sicuro “non hanno chiaro- prosegue- quali sono i problemi per il paese che richiedono non solo persone capaci ma anche di sufficiente numero”. Quindi piuttosto che ritenere prioritari i temi della Reggenza di garanzia e dello statuto dell’opposizione, “noi- rimarca- vogliamo affrontare i problemi del lavoro e della disoccupazione”.
Alessandro Mancini, Ps, indica sul tavolo l’agenda di governo e le cose da fare: “C”e” il capitolo dello sviluppo, strettamente legato ai posti di lavoro ed elemento principali dell”azione del prossimo governo”, assicura.
Per Roberto Raschi, Ps, a fare la differenza e” “il nostro modo nostro di fare politica”. “Noi- aggiunge- non siamo una coalizione di restyling, non ci siamo inventati nomi o sigle nuove”.
Quindi Luca Beccari riporta il discorso sulla campagna: “Non vogliamo trascorrere i prossimi 10 giorni in tatticismi- assicura-non vorremmo che la proposta politica passi in secondo piano rispetto ad altre questioni, come quelle legate all”esecutivo”. Gia” perche” gli avversari non solo annunciano tagli alle poltrone, ma anticipano che “forse” faranno i nomi dei segretari prima del ballottaggio.
A riguardo Gatti replica che la questione di anticipare la squadra di governo e” stata messa sul tavolo ieri sera nella direzione del Pdcs: “Ci stiamo ragionando- spiega- ma siamo tutti partiti strutturati, non abbiamo un padrino che ci dice chi mettere o no al governo”. Quindi devono essere gli organismi interni a decidere e mettere ai voti i papabili, come da statuto. “Se riusciremo a farlo da qui al 4 dicembre- spiega- daremo questa risposta”. Infine, una battuta sullo slogan degli avversari che puntano a “mandare all”opposizione la Dc”. “Quando uno non sa di cosa parlare- replica Gatti- e non ha idee per il Paese dice le cose che ha detto la coalizione avversaria fino l”altro giorno”. Chiude il discorso Giovagnoli, rivolgendosi ad Adesso.sm: “Lasciatele dire a Rete certe cose”. (Cri/Dire)