San Marino. Banca Centrale: si passa ai tagli (Da Repubblica Sm)

E’ approdato ieri in Commissione Finanze il documento dal quale si partirà per rifare completamente il look a Banca Centrale. Repubblica Sm lo ha visionato in esclusiva.
In base alla legge 21 dicembre 2017 n. 147 il 28 febbraio scorso era il termine entro il quale Banca Centrale per il tramite del Congresso di Stato avrebbe dovuto presentare al Consiglio Grande e Generale le linee di indirizzo per la riorganizzazione dell’Istituto stesso con l’obiettivo di ridurne i costi (anche attraverso l’individuazione di forme di solidarietà tra i dipendenti), riformarne lo statuto, procedere con una revisione in termini di efficienza della struttura dei servizi erogati, delle procedure di controllo, di amministrazione e di rendicontazione. Il documento con le linee di indirizzo è stato trasmesso dal consiglio direttivo di Bcsm alla Segreteria alle finanze lo scorso 5 marzo e reca in sintesi i seguenti contenuti.
La nuova Bcsm dovrà essere in grado di gestire le crisi bancarie in maniera ordinata, recepire le normative europee, ripensare il business model del sistema. Dovrà altresì snellire i suoi processi visto anche il numero limitato delle banche sulle quali dovrà vigilare. Per far questo la riorganizzazione ruoterà attorno a tre grandi aree organizzative:
a)Vigilanza – Supervisione;
b)Funzioni monetarie-sistema dei pagamenti;
c) analisi e ricerche macroeconomiche statistiche finanziarie.
Mentre il Servizio di esattoria e di tesoreria verrà trasferito in capo alla pubblica amministrazione.
Verrà poi creata un’unità di gestione di eventuali crisi bancarie.
Il principale problema di Bcsm è allo stato il suo sovradimensionamento a fronte di un numero molto limitato di soggetti vigilati, 17 in tutto: 7 banche (tra cui una non operativa ma vigilata), 1 istituto di pagamento, 2 compagnie assicurative, 2 società di gestione, 5 società finanziarie.
Tra i progetti di riforma sarebbe al vaglio anche l’incorporazione di Aif in Bcsm.
E poi il problema principe di Bcsm il cui bilancio non ancora chiuso del 2017 evidenzia la presenza di una perdita strutturale con costi per 12 milioni di euro a fronte di ricavi ordinari di poco più di 9 milioni.
I costi verrebbero ridotti mediante la riduzione del personale in organico e il contenimento dei benefici di cui attualmente gode il personale e che da tempo l’Italia ha ad esempio eliminato (premi, indennità aggiuntive etc).
In ultimo la riforma dello statuto andrebbe nella direzione di una maggior autonomia di Banca Centrale e verso il rafforzamento dei poteri del suo Direttore Generale che non potrebbe più essere sollevato dal suo incarico se non dal Consiglio Direttivo dello stesso istituto e per colpe gravi.

Repubblica Sm