La vicenda Asset Banca avrebbe potuto diventare un caso di studio, un unicum nel panorama bancario: una banca liquida e con parametri solidi commissariata e poi posta in liquidazione coatta amministrativa illecitamente e con gravi ricadute sul sistema e sulla collettività. Siamo sicuramente di fronte al primo caso di banca sana che viene fatta chiudere nella Repubblica di San Marino ma nella vicina Italia è andato in scena uno spettacolo simile. E, udite udite, anche l’attore principale sembra essere sempre lo stesso! A darne notizia sulle pagine del quotidiano on-line Vicenza-Più è stato l’ex direttore di Bene-Banca Silvano Trucco che a distanza di qualche anno dal commissariamento dell’istituto che dirigeva (il quale dopo appena 12,5 mesi è stato riconsegnato in bonis ai soci) è riuscito a mettersi sulle tracce di una vicenda, quella di Asset, nella quale ha ravvisato pesanti analogie con quanto accaduto all’istituto del quale era alla guida. Il commissariamento dell’istituto di Cuneo Bene-Banca fece una grande impressione sulla stampa italiana, a darne la misura l’incipit di un articolo apparso su La Stampa all’epoca dei fatti: “Le capacità “predittive e prognostiche” di Bankitalia per evitare una crisi bancaria, se non hanno evitato i disastri di Vicenza, Etruria o Banca Marche, da qualche parte hanno funzionato. A Bene-Vagienna, provincia di Cuneo, dove la locale Bcc, Bene Banca, è stata commissariata nel 2013 proprio grazie alle capacità “predittive e prognostiche” della Vigilanza, prima che gli eventi potessero accadere”. Lasciano poi senza parole alcuni passaggi dell’articolo a firma dell’ex direttore della banca: “Affidandola a Giambattista Duso(ad di Marzotto Sim partecipata con oltre il 9% da Banca Popolare di Vicenza) Banca d’Italia decise nel 2013 di stoppare la governance di Bene Banca, nonostante i risultati record e l’ampio rispetto dei ratios patrimoniali, perché, secondo gli acuti vigilantes, poteva andare incontro ad una possibile crisi”. Il comune denominatore tra il commissariamento di Bene banca e quello di Asset è secondo Silvana Trucco “l’opera di Giambattista Duso, il professionista individuato da Palazzo Koch che lo nominò il 2.5.2013 quale commissario di Bene Banca, e che nel 2017 è stato reclutato dalla Banca Centrale di San Marino che gli ha affidato l’incarico di valutare le sofferenze (NPL) di banca Asset. Nel 2013 DUSO era al contempo amministratore delegato di Marzotto Sim SpA (la società di intermediazione mobiliare partecipata dalla Banca Popolare di Vicenza) ed in terra benese si distinse per una insolita rapidità. Dopo soli 6 giorni di calendario – e 4 lavorativi – dall’insediamento nel ruolo di commissario, ossia l’intervallo di tempo tra il 9.5.2013 ed il 3.5.2013, infatti, Giambattista Duso decise, incurante di possibili conflitti di interessi, di aprire il rapporto di c/c presso la lontana Banca Popolare di Vicenza su cui in pochi mesi canalizzò – tra depositi ed obbligazioni – circa l’80% del patrimonio di vigilanza di Bene Banca con un esempio di best practice e sana e prudente gestione senza pari. Dopo la straordinaria rapidità decisionale sull’apertura dei rapporti di deposito di Bene Banca presso la Popolare di Vicenza, anche sul monte Titano Giambattista Duso ha dato prova di una insolita rapidità di esecuzione degli incarichi, tanto da suscitare non pochi sospetti e critiche”. E’stata la sentenza del giudice Pasini che ha dato ragione ad Asset Banca a sottolineare come “La relazione specifica che l’attività di analisi si è svolta dal 5 al 14 aprile. Si può notare il fatto che, proprio in esito alla stessa i due commissari Pedrizzi e Dispinzeri abbiano rassegnato le loro dimissioni. Risulta dunque che la società (che è composta da due persone) abbia avuto solo 8 giorni di tempo per svolgere il compito assegnato di valutazione della banca. Lo stesso esperto riferisce, dunque, che le valutazioni non sono dotate di certezza stante la carenza di informazioni e di verifiche, dichiara di non avere analizzato tutte le carte e di avere carenza di informazioni, in particolare sui costi di recupero e sui recuperi effettivamente ottenuti che gli hanno impedito di “completare la curva di recupero rendendo problematica qualsiasi considerazione relativa agli accantonamenti a fondo rischi costringendo ad ipotizzare valori più ampi. Lo stesso perito, dunque, è consapevole che le sue stime sono parziali e potenzialmente inesatte per carenza di istruttoria a monte. Nonostante ciò, la relazione è stata posta a fondamento della misura della 1. c. a”.
Materiale e testimonianze certamente interessanti anche per gli inquirenti sammarinesi alla luce delle indagini in corso.
