Come annunciato nei giorni scorsi il Congresso di Stato si è occupato ieri dell’autosospensione dei vertici della vigilanza di Banca centrale Mario Giannini, Andrea Vivoli e Francesco Ielpo.
A presentare il tema è stato il segretario di Stato alle Finanze Giancarlo Capicchioni che innanzitutto ha confermato ai colleghi di governo come fosse a conoscenza della scelta del Coordinamento di vigilanza.
Dalle dimissioni si è passati a discutere di Banca centrale in termini più ampi, soprattutto per quanto riguarda i futuri vertici.
Già perché sia il presidente Renato Clarizia sia il direttore generale Mario Giannini sono entrati nell’ultimo anno di man- dato.
Il primo infatti è stato nominato dal Consiglio Grande e Generale a metà dicembre del 2010. Quella seduta passò alla storia per il pareggio 27 a 27 tra Clarizia, proposto dalla maggioranza e da Biagio Bossone candidato dall’opposizione. Grazie ad una interpretazione del regolamento consiliare che fece imbufalire le forze di minoranza la votazione fu ripetuta e questa volta andò a buon fine. Per legge il suo mandato è di 5 anni per cui scadrà tra 8 mesi.
Il secondo invece ha un incarico di 6 anni che scadrà nel marzo 2016. È stato nominato infatti a metà marzo del 2010 dal Consiglio direttivo di Bcsm guidato dall’allora presidente Enzo Paolo Reggia. Pochi giorni dopo arrivò anche il gradimento del Consiglio Grande e Generale.
In Congresso si è discusso a lungo delle prospettive future. Non senza però un sostanziale riconoscimento dell’attività che in questi anni i due manager hanno portato avanti.
Da parte del governo è stata sottolineata in particolare l’attività di “pulizia del sistema” bancario, contribuendo a rendere l’ambiente più trasparente in adeguamento ai nuovi standard internazionali.
Anche per questo motivo c’è chi in Congresso sarebbe favorevole ad una proroga dei rispettivi mandati. Dall’altra parte è invece stata avanzata la proposta di un rinnovamento generale, puntando ad attirare sul Titano non più professionisti italiani ma esperti di fama internazionale, magari utilizzando lo strumento del bando.
Questa proposta incontra però una difficoltà sul nascere: il tetto di 150 mila euro annui della retribuzione introdotto con l’ultima Finanziaria. Un limite che per professionisti di fama internazionale
Grazie ad un emendamento dell’indipendente Denise Bronzetti è stato infatti abbassato il limite massimo delle nuove retribuzioni di “membri di organi di Amministrazione e di Controllo, Dirigenti, Dipendenti, collaboratori in via continuativa assimilabili ai dipendenti, delle Società e Enti partecipati dallo Stato” portandolo da 180 a 150 mila euro. Disposizione che, tra l’altro, “si applica anche ai soggetti economici privati che beneficiano di provvedimenti straordinari sul credito d’imposta o di altri provvedimenti straordinari a sostegno del sistema del Credito fino al perdurare dei predetti provvedimenti”.
Infine il Congresso ha discusso la linea da tenere nel dibattito consiliare sul settore bancario che si terrà giovedì in seduta segreta dove, è prevedibile, verranno tirati fuori anche gli ultimi avvenimenti in Bcsm.
Davide Giardi