INCREDIBILE!
San Marino è la più antica Repubblica del mondo. Ma oggi rischia di diventare la più recente colonia normativa d’Europa. E non per volontà del popolo. Non per scelta condivisa. Ma per imposizione politica. Luca Beccari, Segretario di Stato agli Esteri, lo ha detto chiaramente davanti a tutti, durante la riunione della Commissione Mista: “Questo accordo non è stato imposto. Ma è troppo complesso per farlo capire ai cittadini. E quindi il referendum non ha senso, lo decide il governo.” Avete letto bene: troppo complesso per voi.
Quello stesso Beccari che, senza alcun mandato popolare e contro una tradizione secolare di neutralità, ha deciso di sanzionare la Russia solo per non fare brutta figura con gli “alleati europei”. Quegli stessi alleati che, quando eravamo con l’acqua alla gola per il Covid, ci lasciarono soli. Quelli che razionarono i vaccini, che ci trattarono come un problema di troppo, che ci fecero capire – senza tanti giri di parole – che eravamo irrilevanti. Ma io non dimentico. Io non dimentico che proprio la Russia, in quel momento drammatico, quando avevamo uno dei più alti indici di mortalità al mondo, ci tese la mano. Nessun ricatto, nessun protocollo infinito, nessuna sceneggiata diplomatica: ci diedero lo Sputnik, e chiesero in cambio solo il costo della dose. Nessuna lezione da impartire, solo aiuto. Ma Beccari evidentemente lo ha dimenticato. Io no. E non permetto che si riscriva la storia per compiacere qualche burocrate europeo.
Ora, che bello!, siamo dunque entrati in una nuova fase storica: la fase in cui i politici si arrogano il diritto di decidere al posto del popolo perché – parole sue – “non potete capirlo”. Eppure, si tratta di un trattato da oltre 300 pagine, che ridefinisce la nostra giurisdizione, la nostra economia, il nostro ordinamento. Un trattato che porta San Marino sotto la vigilanza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, sotto i dettami di oltre 90.000 pagine di norme comunitarie, con clausole e meccanismi che nessuno ha osato discutere pubblicamente. E il Segretario Beccari, invece di rispettare l’intelligenza della gente, ci viene a dire che “non si può fare un referendum su una roba così”.
Non si tratta di tecnicismi. Si tratta di libertà. Di democrazia. Di sovranità. San Marino non è proprietà privata di quattro tecnocrati chiusi nei palazzi. San Marino è un popolo. Un’identità. Una storia. E questa storia ci insegna che le scelte epocali non si fanno in silenzio, con firme protocollate all’alba, con incontri semisegreti tra élite economiche e politici già pronti a brindare. Festeggiare, come tifosi stupidi, per una cosa che non conoscono!
Durante l’incontro, Beccari ha detto anche che “nessuno ci obbliga a firmare, nessuno ci ha messo la pistola alla tempia”. Benissimo. Allora la domanda è: perché non lo fate decidere al popolo? Perché tutta questa fretta di chiudere, firmare, ratificare senza un vero dibattito pubblico, senza una consultazione popolare, senza trasparenza? La risposta è sotto gli occhi di tutti: perché sanno benissimo che la maggioranza dei sammarinesi, se davvero informata, rifiuterebbe questo accordo. Perché è sbilanciato. Perché è pericoloso. Perché favorisce pochi a scapito di molti.
Altro passaggio incredibile: Beccari ci ha detto che “il vero impegno politico dovrebbe essere monitorare gli effetti dell’accordo tra due, tre, cinque anni”. In pratica: prima firmiamo, poi vediamo se va bene. Ma siamo impazziti? Davvero vogliamo legarci mani e piedi a un trattato internazionale, e poi sperare che non faccia troppi danni? Questo non è buon senso, è sottomissione programmata. È irresponsabilità. È una truffa istituzionale.
E poi, la parte finale del suo intervento: “San Marino è sempre stato diviso su tutto, ma su questo accordo c’è stata continuità politica da dieci anni”. Ecco il vero motivo: è l’accordo dei partiti, non del popolo. È il patto trasversale dell’apparato. È la linea segreta che unisce tutti coloro che sognano una San Marino normalizzata, silenziata, compatibile con i grandi mercati, utile solo come piattaforma fiscale o hub finanziario per i soliti noti. Non c’è mai stata deviazione, dice Beccari. Peccato che non ci sia mai stata neanche una vera consultazione pubblica.
Ora basta.
È tempo di alzare la voce.
Di dire che San Marino non è un laboratorio per l’ambizione di pochi. È tempo di pretendere trasparenza, verità, confronto. È tempo di chiedere con forza il referendum popolare.
Se Beccari è così sicuro di avere ragione, lo faccia. Vada tra la gente. Spieghi. Argomenti. Ma lo faccia con onestà, non con la presunzione di chi pensa che il popolo sia troppo ignorante per decidere.
San Marino non è una provincia di Bruxelles. Non è una succursale della Commissione Europea. È una Repubblica. È casa nostra. E nessuno ha il diritto di venderla dietro una firma.
Marco Severini