

Erano importanti registi, attori famosi, prestigiosi musicisti e una marea di esperti professionisti di diverse estrazioni prestati al cinema per realizzare uno dei capolavori più popolari e amati in assoluto, il Ben-Hur del 1959.
Un’inchiesta esclusiva, condotta dal sottoscritto Michele Bovi con lo scrittore Pasquale Panella, ricostruisce la realizzazione a Roma tra 1958 e il 1959 del kolossal Ben-Hur e rivela nel dettaglio la partecipazione al film premiato da 11 Oscar di oltre 300 italiani non citati nei titoli, prassi abituale all’epoca della “Hollywood sul Tevere”, come fu definita la straordinaria operazione politico-economica favorita da Giulio Andreotti che calamitò a Cinecittà e in Italia per quasi vent’anni le più importanti produzioni cinematografiche statunitensi.
Non furono accreditati nei titoli artisti e professionisti già famosi, come i registi Carmine Gallone e Mario Soldati, il direttore d’orchestra Carlo Savina, i campioni di pugilato Enzo Fiermonte, Tiberio Mitri, Giacomo Di Segni, l’olimpionico di lotta greco-romana Umberto Silvestri, il maestro d’armi Enzo Musumeci Greco, attori e attrici di cinema e teatro in ruoli dialoganti: dall’allora bambina Ludovica Modugno ad Aldo Silvani; o che famosi sarebbero diventati, come Sergio Leone, Enzo Barboni, Lando Buzzanca, Giuliano Gemma.

A Ben-Hur lavorarono migliaia di italiani: specialisti, artigiani, generici e comparse, tra produzione e maestranze e figure professionali tra le più stimate del paese: dall’avvocato Vittorio Ripa di Meana titolare dell’ufficio legale del film, al responsabile medico dottor Nello Fidanza, dal professor Girolamo Menichetti luminare della veterinaria, al copista Donato Salone che trascrisse a mano la partitura della colonna sonora.
C’erano anche due sammarinesi già molto noti a Cinecittà: Vittorio ed Elso Valentini, il primo scenografo, il secondo arredatore e nell’episodio 4 del podcast (www.benhurunaltrofilm.it) si parla del loro ingegno. Prima di Ben-Hur i fratelli Valentini avevano già lavorato a oltre cinquanta film.
A San Marino erano apprezzati soprattutto per l’impegno politico: entrambi consiglieri indipendenti di area socialcomunista – Vittorio tra l’altro era stato il primo Capitano Reggente nell’immediato dopoguerra – godevano tuttavia della stima senza riserve delle produzioni cinematografiche statunitensi.

Furono i Valentini a convincere gli americani della 20th Century Fox ad ambientare buona parte del film “Il principe delle volpi”, diretto nel 1949 da Henry King, proprio sul Monte Titano.
Il sottoscritto e Panella abbiamo potuto visionare copioni e registri per il cast della Metro-Goldwyn-Mayer, gli appunti manoscritti e dattiloscritti del regista William Wyler e della moglie Talli, oltre a centinaia di documenti inediti tra corrispondenza ufficiale, lettere personali, contratti, fotografie ed abbiamo raccolto le testimonianze degli addetti ai lavori sopravvissuti e dei familiari degli scomparsi.
Ne scaturisce una storia sorprendente, che associa cinema e Dolce Vita con politica, lobby religiose, cerchie aristocratiche e spionaggio internazionale.
“Ben-Hur, un altro film” riscrive infine i titoli del kolossal con i nomi di tutti coloro vi lavorarono, gli italiani (dagli assistenti alla regia fino agli autisti) e gli americani che per diverse ragioni vennero pagati dalla Metro-Goldwyn-Mayer ma non accreditati: dal drammaturgo Christopher Fry allo scrittore Gore Vidal.
La storia parallela, l’autentico “Altro Film”, è confezionata e recitata da Pasquale Panella, che di episodio in episodio si trasforma e cala nei protagonisti, regalando voce tra gli altri allo “sceneggiatore ripudiato” Gore Vidal, al “regista omesso” Carmine Gallone, ma anche a Giulio Andreotti anima politica della Hollywood sul Tevere e a Morello, il primo dei quattro cavalli del carro di Messala, l’antagonista di Ben-Hur.
Alla mia narrazione investigativa e alla caleidoscopica recitazione di Pasquale Panella si aggiungono altre voci, quelle di attori, musicisti, giornalisti che hanno voluto contribuire al lavoro dei miei amici e Panella con propri cammei: la giornalista televisiva Maria Concetta Mattei legge i titoli di ogni puntata e intervengono di volta in volta nell’interpretazione di personaggi del film Ben-Hur, Carlo Conti, Enzo Decaro, Remo Girone, Gene Gnocchi, Linus, Massimiliano Pani e come esattamente si addice a un film che contrappone professionalità italiane e straniere, tre voci dal genuino accento anglosassone: quella di Kathleen Rose Amos, quella del cantante Mal, quella dell’ex chitarrista dei mitici The Rokes, Johnny Charlton.
E c’è una traccia-ricordo con la voce di un caro amico anche di San Marino: l’inarrivabile Maurizio Costanzo.
Michele Bovi
Podcast in 20 episodi di 15 minuti ciascuno (Spedizioni Editrice)
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