San Marino. BILANCIO FARLOCCO -534 MILIONI CARISP. Il lavoro di RIA Grand Thornton fu recepito senza vero contraddittorio. La perdita da 534 milioni nacque da un’impostazione precostituita. La deposizione della dott.ssa Sara Pelliccioni

Nel corso della sua deposizione del 15 aprile 2025, Sara Pelliccioni ha offerto una descrizione puntuale di come vennero gestiti i rapporti tra la struttura tecnica della Cassa di Risparmio e la società di consulenza RIA Grand Thornton, incaricata di rivedere in modo straordinario il valore degli attivi per il bilancio 2016.

Dalle sue parole emerge una dinamica precisa: non ci fu un vero confronto tecnico tra i revisori esterni e il personale interno della banca. Le valutazioni, le rettifiche e i criteri applicati per svalutare crediti e attivi furono presentati come elaborati già formati, su cui il contributo degli uffici tecnici della banca era ridotto a meri aggiustamenti marginali.

Pelliccioni ha ricordato che, al contrario di quanto avveniva negli anni precedenti — ad esempio con la società KPMG — dove vi era “un’interazione strutturata, fatta di analisi e controanalisi”, con RIA Grand Thornton il metodo fu diverso. “Non vi fu alcun percorso condiviso di costruzione delle valutazioni”, ha precisato, spiegando che “gli elaborati arrivavano già predisposti, e il nostro compito era solo quello di supportare l’iter formale”.

Secondo quanto riferito dalla testimone, la linea operativa era già tracciata prima ancora che la struttura potesse intervenire. Non c’era spazio per mettere in discussione l’impostazione tecnica scelta: la prudenza estrema, la svalutazione severa degli attivi, l’azzeramento delle DTA erano decisioni strategiche già assunte dal Consiglio di Amministrazione, e RIA Grand Thornton si limitava a formalizzarle tecnicamente.

Pelliccioni ha ricordato che gli uffici interni tentarono comunque di sollevare osservazioni su singole valutazioni, specie sui parametri applicati ai crediti Delta e alla cancellazione totale delle imposte anticipate. Tuttavia, ha sottolineato che “le osservazioni tecniche, pur raccolte, non modificarono in modo sostanziale il quadro complessivo già deciso”. In sostanza, il dissesto fu certificato attraverso un processo precostituito, e la struttura della banca, che avrebbe potuto proporre una lettura meno traumatica dei dati, venne relegata a un ruolo marginale.

Un altro passaggio significativo della deposizione riguarda il ruolo stesso di RIA Grand Thornton. Pelliccioni ha spiegato che “la società venne incaricata con un preciso mandato di revisione straordinaria”, ma che, nei fatti, il lavoro dell’advisor si trasformò “in uno strumento tecnico per legittimare la rappresentazione di una crisi patrimoniale estremamente grave”.

La differenza rispetto agli anni precedenti, dove le valutazioni degli advisor erano oggetto di contraddittorio e confronto, fu netta. Qui, ha dichiarato Pelliccioni, “la strategia valutativa era chiara fin dall’inizio e il margine di revisione interna praticamente inesistente”.

Secondo la testimone, l’intero processo di formazione del bilancio 2016 fu condizionato da questa impostazione, che puntava a consolidare formalmente una perdita monstre, giustificare l’intervento pubblico attraverso il decreto legge 93/2017 e ad assicurare la continuità aziendale solo a condizione di dilazionare la perdita, al contrario di quanto sollecitava il dott. Borri che voleva l’approvazione senza il 5ter.
Dalla deposizione di Sara Pelliccioni emerge dunque con chiarezza che la perdita da 534 milioni non fu solo il risultato di un’analisi tecnica libera, ma la conseguenza di una serie di scelte operate “a monte”, senza spazio per soluzioni alternative.

I tecnici della banca furono semplicemente chiamati a supportare una linea già definita ovvero quello di adeguarsi alle direttive, di completare i passaggi formali, ma senza potere incidere davvero sulle valutazioni di fondo. Una crisi, quindi, costruita, certificata, e poi utilizzata per richiedere un intervento di salvataggio straordinario da parte dello Stato.