San Marino. Bilancio, maggioranza battuta. Il PSD: ”abbiamo sbagliato”. Bocciata l’accensione del mutuo a pareggio.

macina«I GRUPPI consiliari non hanno dato nessuna disponibilità ad incontrare la Csu». La richiesta della avanzata due giorni fa di un momento di confronto con le forze consiliari «per illustrare la nostra posizione sulla legge finanziaria 2015 e sulla questione Smac scrivono i sindacati è caduta nel vuoto». Le forze politiche «sia di maggioranza che di opposizione, nel negare qualsiasi possibilità di confronto, hanno deciso di non ascoltare la voce dei rappresentanti dei lavoratori su temi così decisivi per il futuro del paese».
UN PAREGGIO con diverse letture. Il 25 a 25 registrato in Consiglio grande e generale durante il voto sull’articolo 19 della legge finanziaria, attualmente protagonista dei lavori del parlamento sammarinese, segna la non approvazione della parte sul Mutuo a pareggio’, che avrebbe dato l’ok al Congresso di Stato per l’accensione del finanziamento «relativo al mutuo a pareggio a copertura del disavanzo di bilancio per l’esercizio 2015 fino all’importo di 14.898.949,36 euro», si legge nel testo. A caldo, il segretario del Pdcs Marco Gatti, interpellato, minimizza facendo riferimento «all’errore di alcuni consiglieri». Quello che il democristiano definisce un incidente’ non dovrebbe causare squilibri: «L’articolo 19 andava solo a specificare alcuni contenuti dice la misura è già prevista nell’articolo 1», che già parla dell’accensione del mutuo. «Con l’approvazione di quello successivo, il 20 non servirà alcuna ulteriore mossa per andare avanti». In Aula, per fare chiarezza su quanto successo, interviene il capogruppo del Psd, Stefano Macina: «Pensando fosse un emendamento afferma è stato espresso un voto contrario, ce ne assumiamo la responsabilità». Le sue parole non passano inosservate fra i banchi dell’opposizione, dai quali Elena Tonnini di Rete sbotta: «Ciò è grave perché ci fa capire che la maggioranza agisce di default bocciando tutti gli emendamenti dell’opposizione senza valutarne il contenuto, c’è l’ordine di votare no’ e così si va avanti». Prima del pari, in Consiglio si era registrata una convergenza con il recepimento di una proposta del movimento Rete sul vitalizio previsto nella parte sui contributi pubblici ai partiti. Rete chiedeva che il compenso non venisse maturato per le legislature con durata inferiori a tre anni, e che gli ex consiglieri che subiscono restrizioni della libertà o condanne, anche non definitive, per determinati reati (di natura finanziaria e a danno dello Stato) non avessero diritto a compensi e fossero tenuti a restituire quanto ricevuto. Idem per gli ex consiglieri che hanno ricevuto censure politiche da parte delle Commissioni consiliari d’inchiesta. Il capogruppo del Pdcs, Luigi Mazza, propone una mediazione’ prevedendo la perdita del diritto al vitalizio «quando si entra in condizione di non essere più eleggibile per la legge che regola la campagna elettorale». Il risultato è una misura concordata che elimina il vitalizio all’ex membro del Consiglio grande e generale che subisce una condanna in via definitiva per reati che comportano l’interdizione da pubblici uffici e diritti politici. Il Resto del Carlino