
Faccio riferimento al Vostro articolo dal titolo “L’Espresso sul console di DOHA”
Sono molto dispiaciuto nel leggere la vostra suggestione “i nostri rappresentanti diplomatici non amano i riflettori ….”.
Ricordo chiaramente il vostro interesse verso la mia persona scaturito in un articolo pubblicato dalla vostra testata giornalistica il 22 maggio 2018 e ricordo altresì la mia immantinente cortese missiva a Voi inviata (peraltro da Voi mai pubblicata) ove davo tutti i documenti e le spiegazioni del caso, proprio per contribuire alla trasparenza e alla verità.
In riferimento a quanto pubblicato sull’Espresso nell’edizione di domenica 1 dicembre ci tengo ad informarvi che tutto quello che è riportato è palesemente falso e i miei legali stanno già provvedendo ad agire nelle sedi opportune.
Mi duole notare che ogni volta che vi occupate della mia umile persona, oltre a non cercare mai un contraddittorio, non utilizzate delle foto che mi ritraggono e questo proprio perché non ho problemi con i riflettori essendo sempre stata la mia attività trasparente, legale e
votata al bene della res-pubblica.
Essendo certo della Vostra buona fede vi invito a prendere in considerazione la foto della mia ID CARD rilasciata dallo Stato del Qatar, la stessa ID CARD che secondo il giornalista dell’Espresso non esiste.
In relazione alle gravi affermazioni false e palesemente diffamatorie contenute nel vostro articolo e riprese “virgolettate” da L’Espresso
chiedo immantinente rettifica precisando quanto segue:
1) Non faccio parte e non ho mai appartenuto a Gladio, né tantomeno a nessuna organizzazione paramilitare.
2) Non ho mai operato né investito in Russia ed in India per conto di ANAS, società ad essa collegate o altra società pubblica.
3) Non ho mai fatto investimenti per conto di Anas in Qatar , non avendo mai di fatto esercitato la procura, peraltro congiunta e con limitati poteri , che mi era stata conferita; il mio incarico era peraltro limitato a funzioni di controllo rispetto ad uno specifico progetto.
4) Risiedo regolarmente in Qatar ed ho conseguito , grazie all’attivazione di ANAS sin dall’inizio della decorrenza del mio contratto
(2017), regolare ID che testé vi ho allegato.
5) Non ho mai subito contestazioni da Anas o da società pubbliche in relazione agli incarichi che ricopro o che ho ricoperto, anzi ho ricevuto encomi e ringraziamenti.
6) In riferimento alle suggestioni e le polemiche che voi riportate da parte di un politico valdostano, sono a dichiarare i risultati economici della società di gestione del Traforo sotto la mia gestione rispetto agli esercizi passati e cioè di un’utile distribuito per la regione Valle d’Aosta passato da 500.000 Euro del 2014 a euro a 1.092.729 nel 2015 e lo stesso trend e’ stato mantenuto per gli anni successivi.
7) A visionare dalle relazioni e dai bilanci pubblici del Traforo il radicale cambiamento del modello da me voluto affinché la società diventasse trasparente e che venissero scoperte malversazioni e ruberie.
Ci tengo altresì a sottolineare, essendo voi un quotidiano sammarinese, evidenziare che le mie attività a favore della Repubblica, quali per esempio il lavoro prodotto a favore della mobilita sostenibile, la promozione della Repubblica in ogni sede e luogo, le opportunità d collaborazione con Università prestigiose nel panorama Mondiale e altre, sono sempre state improntate in maniera propositiva, trasparente e gratuita.
Certo pubblicherete quanto da me inviatovi e con la speranza non vogliate essere complici di un’operazione di killeraggio mediatico, che
contribuisce a divulgare, purtroppo a volte anche in perfetta buona fede, le bugie che sono state dette in questi giorni.
Se così non fosse è segno che la campagna di disinformazione e calunnia ha raggiunto davvero livelli molto allarmanti.
Infatti sono tantissime le bugie e le calunnie raccontate sul mio conto e il mio timore è che tutte le menzogne amplificate dai media e dai
giornali possano finire per trasformarsi in verità, o meglio per essere percepite come tale.
Omar Vittone
REPLICA DI REPUBBLICASM
Due o tre cose le vogliamo dire.
La prima è che sia noi, che i colleghi italiani, facciamo semplicemente il nostro mestiere. Chi ha la coscienza pulita non ha nulla da temere anche perché le inchieste si fanno di solito con le carte in mano proprio per evitare di essere costretti a rispondere di diffamazione. Per quanto riguarda la nostra testata l’intento era quello di mettere in luce come questa vicenda rappresenti l’ennesimo danno reputazionale per il nostro Paese. E questo al di là della verità di Vittone o dell’Espresso resta un fatto (ecco spiegato perché non c’è né la foto di Vittone, né il suo nome in prima pagina).
Sulla questione dei “riflettori” la questione è talmente semplice da non dover neppure essere spiegata. Chi viene nominato console o ambasciatore – parliamo in generale e vale per tutti – deve portare risultati concreti per San Marino. Altrimenti si tratta di nomine inutili. E anche questo è un fatto.
Ultimissimo inciso. Siccome per noi – come già ribadito – il focus della vicenda non è e non era “Vittone”, quanto soprattutto il fatto che il nome del nostro Paese viene ancora una volta tirato in ballo, ci sarebbe piaciuto che a rispondere fosse chi fino a ieri reggeva il Begni. Alcune risposte ci sono arrivata già da Pasquale Valentini (Dc), immaginiamo che altre, ben più articolate, ci arriveranno dal futuro Segretario agli Esteri (e chissà che non sia proprio Valentini stesso!).
Da lui pretenderemo – come del resto in altri settori – che si intervenga presto e bene a tutela del Titano. Dal canto nostro agiamo e agiremo sempre nel pubblico interesse, con la schiena dritta e senza alcun timore reverenziale verso nessuno.
Se qualcuno ci minaccia di querela rispondiamo quello che rispondiamo a tutti: produrremo nel caso prove e testimoni.
La RepubblicaSM