16 milioni di euro. E’ questa la cifra a cui ammontano i crediti maturati in tutto il 2016 dall’Istituto per la sicurezza sociale per i mancati versamenti delle aziende. In sostanza molte attività sammarinesi non hanno versato i contributi previdenziali per i propri dipendenti, creando questa voragine milionaria. Ad alzare la voce su questo punto è la Csu (Centrale sindacale unitaria, che riunisce le confederazioni Csdl e Cdls), che mette in evidenza come il progetto di legge derivante dalla monofosase per il recupero dei crediti non affronta questa problematica di ampio rilievo. Csu specifica inoltre che «nel caso di aziende fallite, mentre per il primo pilastro previdenziale interviene il fondo di riserva, per il Fondiss nessuno rifonde il danno subito dai lavoratori. Si tratta quindi di una mancanza che va assolutamente colmata e con effetto retroattivo».
I SINDACATI hanno quindi inviato una lettera ai Capi gruppo consiliari e al Comitato promotore del progetto di legge per il recupero dei crediti, con una richiesta di incontro, «prima che il progetto passi nella Commissione Consiliare e alla seconda lettura», in modo da poter esporre le proposte e richieste per migliorare ulteriormente il testo legislativo. In questa richiesta, la Csu sottolinea con forza come il progetto di legge debba includere anche le misure necessarie per il recupero dei crediti spettanti all’Iss per i contributi non versati dai datori di lavoro per i propri dipendenti. Infatti, capita spesso che i lavoratori non siano a conoscenza di avere periodi scoperti dai contributi. Possono trascorre anche mesi senza che sappiano nulla, completamente ignari della loro reale posizione lavorativa. La Csu chiede pertanto che si crei la situazione affinché l’Iss stesso informi i lavoratori. Peraltro succede anche che rispetto alle imprese ancora attive o in liquidazione, alcune delle quali in arretrato di anni, quando non risulta esservi un patrimonio su cui rivalersi, le azioni esecutive restino ferme e con il passare degli anni diventa sempre più improbabile recuperare le somme dovute all’Iss».
CSU chiede pertanto che le denunce penali per appropriazione indebita nei confronti degli Amministratori, che non pagano non solo la parte dovuta dai datori di lavoro, ma neanche quella trattenuta dalle buste paga dei lavoratori, dovrebbero essere avviate d’ufficio. «Esiste anche la necessità di snellire le iniziative per il recupero degli stipendi, che sono decine, e spesso portano alla dichiarazione di fallimento da parte del tribunale solo dopo anni dall’apertura della vertenza. Questa situazione – chiosa il sindacato – alimenta una sensazione d’impunità da parte di chi non rispetta le regole, incrementando il fenomeno, e va affrontata attraverso provvedimenti efficaci, per la predisposizione dei quali ribadiamo di voler essere un interlocutore privilegiato da parte del legislatore». Il Resto del Carlino
