Buon Ferragosto a tutti quanti.
Sia a quelli che oggi potranno giocare ai gavettoni, sia a coloro che si trovano in regime carcerario preventivo da un paio di mesi.
Mi scuseranno i lettori se faccio auguri “ad personam”. Il chiaro riferimento va alla signora Baruca e a Claudio Podeschi, che ieri si è visto rigettare dal giudice di terza istanza la richiesta di scarcerazione.
Le sentenze si rispettano naturalmente, ma si possono commentare. E il mio commento non è per i magistrati, che applicano le leggi vigenti, ma per la politica. Con buona pace dei giustizialisti che godono, da una parte, e gli iper garantisti, che se la prendono con le toghe, dall’altra.
Hanno torto entrambi, perché il bandolo della matassa lo deve sbrogliare il Consiglio Grande e Generale.
Tanti i punti sui quali riflettere, emersi dall’udienza di ieri. Il codice di procedura penale va rivisto da cima a fondo. Alcuni articoli sono desueti, altri vanno aggiornati.
Il giudice delle appellazioni penali non può essere “prestato” dall’amministrativo, come non è possibile che in sede di indagini preliminari il commissario della legge se le canti e se le suoni da solo, non essendoci una figura terza che vagli le istanze di accusa e difesa. Il procuratore del fisco non può essere solo un piacevole contorno alla fase inquirente. Ancora, i giudici superiori non possono decidere in maniera monocratica.
Ad oggi tuttavia questo c’è, e con questo devono lavorare i magistrati. Chi se la prende con loro dunque, vuole solo delegittimarli e non fa un buon servizio né alla giustizia, né al Paese e nemmeno alla verità. E la verità è che sull’onda della moralità e della pancia sono state aggiornate alcune leggi e normative (e questo è un bene), senza prevedere i contrappesi.
Leggi: le garanzie. Che in uno Stato di diritto fanno la differenza fra la democrazia e l’ “anarchia” giuridica. Garanzie che devono esserci per gli indagati/imputati, ma anche per i giudici, che oggi si trovano sotto battuta per la sola colpa di applicare una legge per certi versi ingiusta e molto lontana dall’Europa. Prepariamoci dunque a delle sonore bastonate – ma ormai siamo abituati – da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
(Cedu). Prendiamo come esempio proprio quanto emerso dal caso Podeschi.
1) Il magistrato inquirente e il magistrato giudicante sono sul Titano la stessa persona: è in contrasto con la Cedu.
2) Non ci sono termini nella custodia cautelare: è in contrasto con la Cedu.
3) Non ci sono termini per l’interrogatorio di garanzia: è in contrasto con la Cedu.
4) Le prove vengono secretate e non sono a disposizione del-le difese, quando devono difendersi: è in contrasto con la Cedu.
E allora perché Podeschi resta ancora in carcere? Si torna al punto di partenza: perché il Parlamento sammarinese se ne lava le mani e si è fatto sfuggire di mano la questione giustizia.
Ed anche qui non cerchiamo per favore il capro espiatorio e non puntiamo il dito su Giancarlo Venturini: certe decisioni che possono modificare la “morfologia” dello Stato, vanno prese tutti quanti assieme. Dispiace che qualcuno se la prenda per la battaglia che sta conducendo e portando avanti Tribuna, facendo arrivare messaggi “equivoci” per non dire di peggio, alla nostra redazione.
Anche a loro diciamo di stare sereni e auguriamo buon Ferragosto.
E il messaggio cogliamo l’occasione per mandarlo pure noi, e non sarà “equivoco” ma molto chiaro: nessuno si permetta di fare pressioni sul nostro lavoro, perché condurremo in porto questa battaglia di civiltà. E l’obiettivo è quello di aprire un sereno dibattito, nella consapevolezza che è impensabile andare avanti così.
In fondo ci siamo abituati alle schermaglie di chi per conservare il proprio orticello, annaspa, si affanna e sbraita con l’intento di lasciare tutto quanto come prima. Ma il mondo va avanti. Chiudiamo citando il noto giurista Piero Calamandrei: “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”.
Se le ricordi bene chi oggi andrà per gavettoni.
David Oddone