Prima di prenderci qualche giorno di pausa, come facciamo ogni estate, sentiamo il bisogno di guardarci un attimo indietro, per capire dove siamo arrivati, e allo stesso tempo guardare avanti, verso dove vogliamo andare. Non è solo un saluto prima delle vacanze: è un momento per fare il punto, ma anche, e forse soprattutto, per rilanciare l’invito a stare assieme, a condividere un percorso che riguarda tutti.
Negli ultimi mesi abbiamo cercato di tenere viva, il più possibile, l’attenzione sul tema dei diritti delle persone con disabilità, attraverso iniziative, incontri pubblici, conferenze, istanze popolari e comunicati. Ma al di là degli eventi e delle parole dette o scritte, ci chiediamo ogni giorno quanto tutto questo si stia davvero traducendo in cambiamenti tangibili, visibili, quotidiani, perché la politica e chi ci amministra, in tutto questo, li sentiamo ancora troppo distanti, a tratti proprio assenti.
Sappiamo bene che i cambiamenti sociali richiedono tempo, servono pazienza, costanza, una visione che guardi lontano, ma serve anche il senso della responsabilità ed il coraggio di non rimandare sempre. Per troppo tempo il diritto alla Vita Indipendente, per citare un tema, è rimasto fermo: enunciato a parole, ma mai davvero reso possibile nella vita reale. Ora serve una spinta, un’accelerazione che sia concreta e realistica.
I veri cambiamenti non li fa mai una persona o un’associazione da sola, servono reti, alleanze vere, in cui ognuno si riconosce come parte della soluzione. La disabilità non si può affrontare a compartimenti stagni, né chiusa nei soliti tavoli tecnici, perché è un tema che riguarda tutto: scuola, lavoro, casa, salute, sport, trasporti, cultura… e sì, anche la politica. Riguarda tutti, nessuno escluso.
Per questo è fondamentale che istituzioni, famiglie, associazioni, professionisti e, soprattutto, le persone direttamente coinvolte costruiscano insieme percorsi di responsabilità condivisa, ed è anche in quest’ottica che abbiamo proposto la nascita del “Tavolo delle Idee”, che speriamo possa consolidarsi e avanzare i primi passi in autonomia, anche con un’altra veste o denominazione.
E proprio parlando di corresponsabilità, vogliamo rivolgere ancora un appello a chi vive la disabilità in prima persona, perché non basta aspettare che le cose cambino da sole, o lamentarsi che tutto sia sempre uguale: se vogliamo davvero che qualcosa cambi, dobbiamo esserci, essere presenti, partecipare, metterci la faccia, anche quando si è stanchi, anche quando non si ha fiducia, anche quando tutto sembra già deciso da altri, perché se chi vive certe difficoltà non parla, non propone, non si coinvolge, allora sarà sempre qualcun altro a decidere, e non sempre nel modo giusto.
San Marino ha tutte le carte in regola per diventare un piccolo laboratorio di innovazione sociale, ma serve volerlo davvero, le persone direttamente interessate in primis, serve la volontà di rimettere in discussione abitudini, vecchi modi di fare, e il coraggio di rischiare una strada diversa, anche se restare fermi sembra più facile.
Poi c’è un altro aspetto che non possiamo ignorare, perché spesso i veri ostacoli non sono le scale, le porte strette o i mezzi non accessibili, ma quelli invisibili, i più difficili da scardinare, come i pregiudizi, gli stereotipi, le idee vecchie e radicate che vedono ancora la disabilità come una debolezza da gestire, invece che come una condizione da includere, valorizzare e rispettare. Su questo fronte c’è ancora tanto da fare, ma è fondamentale farlo, perché nessuna legge, da sola, può cambiare davvero le cose, se prima non cambia lo sguardo delle persone.
In questo processo, infine, c’è un elemento che non può mancare: l’ascolto. Non quello formale, che serve solo a compilare i verbali o a chiudere in fretta una riunione, ma quello vero, quello che accoglie i vissuti, che prende sul serio le parole, che si lascia cambiare da ciò che sente. Ascoltare chi vive ogni giorno la disabilità non è solo un gesto di rispetto, ma un passaggio fondamentale per fare scelte giuste, condivise, utili, perché senza ascolto non c’è partecipazione, e senza partecipazione non può esserci vera democrazia.
A volte sembra persino troppo chiedere di essere interpellati e ascoltati da chi predispone le leggi del nostro Paese, e invece dovrebbe essere la base di tutto.
Ora ci prendiamo un piccolo tempo per ricaricarci. Ma tutte queste riflessioni ce le portiamo con noi, le teniamo strette, cercando di trasformarle in direzione, senza mai perdere di vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che per noi è – e resta – la nostra stella polare. Anche quando la barca rischia di andare alla deriva, il vento soffia contro o la nebbia ci toglie la visuale… è a quella luce che torniamo per ritrovare senso, rotta e orizzonte. Per rendere questa società più giusta, più vera, più libera.
Buone Vacanze dal Consiglio Direttivo di Attiva?Mente