San Marino. Buriani è solo una parte. La gente vuole sapere delle sue connivenze politiche, mediatiche e finanziarie. …. di Marco Severini

Si legge nel rinvio a giudizio dei Commissari Buriani e Volpinari del 16 settembre 2021 a firma dei Commissari Beccari e Santoni:

”Il fatto per il quale nel presente procedimento si indaga per abuso di autorità non può essere qualificato quale mera irregolarità processuale: con il concorso di Antonella Volpinari, infatti, Alberto Buriani ha individuato arbitrariamente sé stesso come giudice inquirente di un processo apertosi nei confronti di Stefano Ercolani. Si è quindi dimostrata la disponibilità di entrambi i Giudici lnquirenti a mentire circa l’esistenza del gruppo e la qualità di giudice del procedimento di Buriani, mendacio che verrà reiterato nella memoria 12 ottobre 2018.”

ed ancora: ”Ciò, allo stato degli atti, non può che confermare la consapevolezza di avere agito in violazione di legge, alterando la composizione dei giudici assegnatari del procedimento in questione. Ad essi pertanto non può che essere contestato di aver compiuto un abuso continuato di autorità per mezzo del quale un giudice (Alberto Buriani) – che aveva già emesso in altro procedimento provvedimento di sequestro a carico del prevenuto Stefano Ercolani, parzialmente riformato in sede di reclamo e di ricorso in terza istanza – con il contributo concorsuale di Antonella Volpinari, si è ingerito nell’istruttoria di un fascicolo del quale non era titolare né in ragione della distribuzione generale dei carichi di lavoro, né in ragione di un provvedimento ex art. 16 della legge n. 100/2013. Tale condotta ha cagionato un duplice ed effettivo pregiudizio:
a) da una parte all’amministrazione della giustizia, che nel caso di specie non è stata amministrata da un giudice terzo, imparziale e precostituito per legge ma da un magistrato che ha selezionato (illegittimamente ed arbitrariamente) il fascicolo che intendeva istruire, senza che ne avesse il titolo, con la colpevole (e necessaria) partecipazione del titolare;
b) conseguentemente al diritto dei prevenuti di quel procedimento a essere giudicati da un giudice terzo, imparziale e precostituito per legge.

E’ pertanto evidente che, nel caso di specie, devono ritenersi integrati gli elementi costituti del contestato misfatto di abuso di autorità ad opera del contributo causalmente necessario di entrambi i prevenuti. D’altra parte, la gravità di questa condotta ha indotto i prevenuti a mentire sull’esistenza del titolo in forza del quale Alberto Buriani aveva (da solo o congiuntamente a Antonella Volpinari compiuto e formato atti in quel processo, tra i quali il rinvio a giudizio.

Ed ancora: ‘‘Si contesta ai prevenuti: 1) il concorso nel misfatto continuato di abuso di autorità, previsto e punito dagli articoli 50, 73 e 376 del codice penale perchè, in concorso tra loro, in esecuzione di più condotte collegate tra loro dal medesimo programma criminoso, abusavano dci poteri inerenti alle proprie funzioni di Commissario della Legge, al fine di recare pregiudizio ai prevenuti del procedimento penale n. 98/RNR/2017 e all’ordinario svolgimento della sua istruttoria. In particolare:a) Alberto Buriani ed Antonella Volpinari compivano atti nel procedimento penale n.98/RNR/2017 in mancanza di qualunque provvedimento del Magistrato Dirigente ai sensi dell’art.16 della legge n. 100/2013 che individuasse il Commissario della Legge Buriani come giudice inquirente del procedimento, assegnato invece unicamente a Volpinari; b) Alberto Buriani ed Antonella Volpinari resistevano all’istanza di ricusazione nei modi descritti al seguente punto 2, rappresentando falsamente l’esistenza di un potere a procedere nei modi descritti in questo capo, discendente dalla delega generale al coordinamento dei gruppi già formati risultante dalle disposizioni del Magistrato Dirigente”

Ed ancora: ”Si contesta ai prevenuti: 2) il concorso nel misfatto di falsità ideologica in atto pubblico, previsto e punito dagli articoli 73 e 296 del codice penale, perchè – in concorso tra loro – nell’ambito del giudizio incidentale sull’istanza di ricusazione proposta nei loro confronti da Stefano Ercolani nel procedimento penale n. 98/RNR/2017, depositavano memoria congiunta con cui rappresentavano al Giudice per i Rimedi Straordinari il fatto non vero che il Magistrato Dirigente aveva formato per quel procedimento un gruppo (ex art. 16 della legge n. 100/2013) secondo le consuete modalità operative”

Fatti enormi, se confermati in condanna, che lasciano di stucco chi vorrebbe da parte dei giudici proprio il contrario, ovvero terzietà, indipendenza e ricerca della verità prima di ogni cosa.
Dobbiamo capire, anche, perchè Buriani si è comportato in questo modo e come ha trascinato nella presunta illegalità la sua collega Antonella Volpinari, già denunciata dal sottoscritto perchè in due settimane ha archiviato una mia denuncia, fondata, su dichiarazioni diffamatorie nei miei confronti di Alberto Buriani in plenario. Scrivo fondata perchè per gli stessi fatti, ma denunciati da altra persona, Buriani è stato per la prima volta rinviato a giudizio per diffamazione. Procedimento, quest’ultimo, sembra perso nei meandri del  Tribunale. (!!!)
Buriani, se fosse vero e confermato quanto scritto da due giudici che lo hanno rinviato a giudizio, probabilmente si sentiva intoccabile e molto potente se si permetteva di ”rappresentare al Giudice per i Rimedi Straordinari un fatto non vero”. Un giudice che mente forse è l’aberrazione del pensiero di uno stato democratico, serio, giusto ed efficiente ed è più la rappresentazione di un paese disonesto, corrotto, prepotente e distopico. Quest’ultimo fatto mi porta alla mente la sua deposizione nella Commissione d’Inchiesta sul disastro di Banca Cis: sarà tutto tutto vero quello che ha dichiarato? Curioso, a detta di tutti, fu il suo giuramento. Occorre anche per questo caso fare chiarezza su quanto da lui dichiarato e capire se risponda al vero o meno.
Tutti abbiamo bisogno di voltare pagina dopo questo schifo, ma prima bisogna che emerga tutta la verità di quel periodo dove chi forse comandava realmente veniva da fuori e che addirittura faceva scrivere i vari decreti ai suoi collaboratori. Lo dice il Commissario della Legge Simon Luca Morsiani nel primo rinvio a giudizio del procedimento TITOLI. Quei decreti sono stati firmati nella sera dell’11 agosto 2017 e poi emanati ed avallati dalle piu’ alte cariche dello stato sammarinese.
Una vergogna immensa.
Bisogna, invece, che emerga tutto quel substrato che connetteva parte della magistratura, del potere politico, del potere mediatico e parte del potere finanziario sammarinese e non. Insomma è ora che i risultati del procedimento TITOLI emergano in tutta la loro chiarezza, mettendo a nudo quello che è stato quel periodo a San Marino in cui ha governato Adesso.SM.
Come, ripetuto e scritto piu’ volte, penso che non sia corretto che il processo del caso TITOLI venga celebrato da chi si dichiarava su atti giudiziari, nero su bianco, amico dello stesso Buriani in tempi in cui nessuno prendeva le distanze dal giudice di Pieve di Cento.
Questo non è sinceramente accettabile!
E se così fosse, cioè se venisse celebrato da un sedicente amico di Buriani, ogni esito del prossimo processo Titoli potrebbe essere discutibile in quanto tutti potrebbero, magari a torto, pensare a quella vicinanza. Bisogna garantire oltre che la sostanza anche l’apparenza, come venne scritto in una sentenza della Cedu.
Buriani, qualora vengano confermate tutte le accuse, è solo una piccola – seppur indispensabile – parte, e comunque consapevole, di questo schifo. E’ ora che emerga tutto e che i responsabili vengano condannati prima di archiviare definitamente questo stato di cose nella memoria collettiva.
Archiviare ma non dimenticarsi di questo periodo veramente oscuro della storia sammarinese.
E poi mi chiedo perchè non rendere pubblici i contatti telefoni, i tabulati quindi le telefonate ed i messaggi tra Buriani e gli altri protagonisti?
Ma poi con chi si sentiva Buriani quando GiornaleSM ed il sottoscritto scrivevano e ponevano delle domande sull’acquisto della sua abitazione?
Vogliamo tutti sapere con chi si sentiva il nostro giudice, con chi interagiva e chi era il suo referente politico e finanziario, se c’era.
La cittadinanza ha il diritto di saperlo. Tutti abbiamo questo diritto, il diritto alla pura verità.
Ma lo sapremo e se ci verrà consegnato lo pubblicheremo, prima o poi, nonostante gli attacchi che sta subendo sia il sottoscritto che GiornaleSM e che ci rafforzano anziché intimorirci.
Marco Severini – direttore del GiornaleSM