Come anticipato ieri, ai Tavolucci, durante il processo che vede imputati due ex Segretari di Stato di punta della Democrazia Cristiana, Gabriele Gatti e Clelio Galassi, ascoltando l’arringa difensiva dell’Avv. Filippo Cocco, alla “sbarra” non sembravano più i due accusati ma il Commissario della Legge che ha istruito il processo, in una indagine dall’ampia eco mediatica, ovvero il dott. Alberto Buriani, peraltro in questi giorni a sua volta a processo.
Una arringa in cui il legale difensore ha “disseminato” tanti “puntini”… Puntini che continuiamo a unire fra loro per giungere al disegno che sembra essere dietro la stagione più giustizialista della storia sammarinese, l’ultimo decennio in cui le inchieste, sempre portate avanti dallo stesso giudice inquirente, Buriani appunto, hanno determinato il progressivo indebolimento delle forze politiche fino ad allora dominanti e “l’abbattimento” dei relativi leader o capi-corrente.
Un altro filo comune di queste inchieste, almeno per quanto giunto ormai a sentenza definitiva, è che pressochè tutti i “casi” si sono chiusi senza condanna, ma con piogge di assoluzioni con formula piena (“perchè il fatto non sussiste” o perchè “il fatto non costituisce reato”) o proscioglimenti. Assoluzioni che, vista la “campagna” mediatica precedente, hanno creato addirittura sdegno nell’opinione pubblica. …E ciò conferma i toni, se non possibili occulti fini, di questa -chiamiamola- “informazione”…
Ma torniamo ai “puntini” e al nostro gioco tipico della celebre “Settimana Enigmistica”, limitandoci a quanto emerso nel processo in corso contro Gatti, come abbiamo visto ieri incarcerato sulla base di accuse che poi lo stesso Pm ha ritenuto infondate non inserendole nel decreto di rinvio a giudizio. Infatti, Gatti per i reati che motivavano la sua interminabile custodia cautelare in carcere è già stato assolto con, forziamo per meglio capire, “formula piena” dallo stesso giudice che quelle accuse le aveva mosse e sulle quali ha confezionato l’eclatante arresto. E ciò dopo aver diffuso in “combutta”, o meglio dopo confronto con alcuni politici oggi di spicco -almeno secondo quanto lasciato intendere nell’autorevolezza dell’Aula giudiziaria dall’Avv.Cocco- le pesanti motivazioni nell’opinione pubblica che ha, quindi, avuto in pasto accuse “farlocche” su cui costruire la propria opinione e, secondo alcuni, poi indirizzare verso le forze politiche che hanno dato vita al governo AdessoSM il voto politico.
“Buriani archivia l’associazione a delinquere (…) non c’era più bisogno di sostenerla dato che le finalità politiche erano state raggiunte” è riecheggiato nella solennità dei Tavolucci…
Un altro “puntino” importante è relativo alle indagini. Una delle accuse mosse verso Gatti è il riciclaggio. Un reato che implica che il denaro utilizzato per movimenti alla base dell’indagine sia di provenienza illecita. Ebbene, lunedì scorso è riecheggiata in Tribunale una frase lapidaria: “…Ci accorgiamo solo dopo che l’indagine viene disvelata che mai il Commissario Buriani ha pensato di andare a vedere da dove arrivavano questi soldi”. Ma come si può ipotizzare il riciclaggio senza conoscere la provenienza illecita, quale sia il “reato presupposto” che ha generato lo stesso denaro, vien da chiedersi?
E pensare che, sempre da quanto appreso in Aula sulla base di fatti agli atti, lo stesso Gatti avrebbe invitato in una sorta di memoriale gli inquirenti ad ascoltare, interrogare l’Avv. Marino Nicolini, quale gestore degli investimenti dello stesso Gatti. Nicolini, infatti, poteva “fare il report di ogni euro, perchè li ha investiti, li ha raccolti e custoditi”. “Nel frattempo l’avvocato Nicolini è deceduto e questa è una prova che non è mai entrata in questo procedimento” nonostante sia “stata richiesta la mattina stessa dell’arresto”.
E un altro determinante puntino è stato unito, in un disegno inquietante, dal quale si può desumere -non sentenziare, ovviamente- che le indagini non fossero finalizzate a fare luce sui fatti, ma a distruggere un ostacolo politico. Ostacolo, forse, per l’affermazione della cosiddetta “cricca”? Chissà… Se così fosse ci troveremmo di fronte ad un disegno sovversivo…
Ma nel definire un nuovo “puntino”, restiamo nelle indagini e nelle accuse, concentrandoci sui libretti al portatore utilizzati come valuta di scambio come fossero contante. Dall’udienza e dalle testimonianze è emerso che quel tipo di utilizzo era prassi comune in Repubblica in quegli anni. Lo hanno confermato, fra gli altri, teste come Marino Grandoni o Alberto Farina, all’epoca direttore della banca in cui sono stati fatti confluire i libretti. Perchè tutto ad un tratto quel tipo di transazione diviene una prova -prova si fa per dire ovviamente- o serio indizio di malaffare? Quante centinaia di sammarinesi sarebbero dovuti essere stati indagati e processati per transazioni fatte con libretti al portatore, ormai prassi comune come dimostrato in Aula? Servivano, forse, prove e indizi controversi, per tenere in piedi accuse inconsistenti o prive di supporti concreti? Ma, in tal caso, torniamo al dubbio “amletico” originale: quel era il vero fine delle indagini, realmente la persecuzione di abusi e illeciti o, più meramente, un obiettivo politico o, addirittura, sovversivo della democrazia sammarinese?
L’ultimo “puntino” che uniamo, oggi, agli altri -ce ne sono ancora molti, ma ci torneremo domani- viene dalla testimonianza di Ambrogio Rossini che ha disconosciuto alcune sue dichiarazioni riportate nel verbale di una audizione di fronte al Giudice Buriani. In Aula è stato quanto mai chiaro e lucido: “Io non so se ho detto questo… Non credo… Non è possibile!”. I 90 anni di Rossini gli hanno offuscato la memoria? No, secondo quanti lo conoscono e gli riconoscono una lucidità estrema… E allora, perchè ha disconosciuto in Aula, sotto giuramento, quanto dagli atti delle indagini risulterebbe aver sostenuto? Forse, le dichiarazioni di questo teste sono state “aggiustate” per renderle più funzionali all’accusa? Sarà impossibile appurarlo con certezza… Ma è un altro puntino da unire, perchè se i dubbi da chiare e non chiariti con certezza restano tanti, ciò non farebbe altro che alimentare le ipotesi che dietro a tutte queste inchieste, processi ed arresti, ci possa essere un piano sovversivo delle istituzioni degli assetti politici… Un piano di vero e proprio golpe che -ormai è doveroso per la politica- una Commissione Consigliare di inchiesta dovrebbe confermare, con tanto di nomi e cognomi dei protagonisti, o smentire al di là di ogni ragionevole dubbio…
Enrico Lazzari