Il progetto è stato approvato dalla Commissione per le politiche territoriali ma Commissione Monumenti e Giunta avevano espresso diverse perplessità.
Nel centro storico patrimonio dell’Unesco c’è un cantiere che da mesi sta suscitando malumore e polemiche tra i residenti. Si tratta del progetto di ristrutturazione di un’antica abitazione lungo viale Antonio Onofri, oggi di proprietà della società Fondo Palazzo Srl a sua volta detenuta per il 50% da Tito Masi, ex leader di Alleanza Popolare già segretario di Stato all’Industria e presidente della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio Sums.
A creare malumore in particolare è il fatto che i lavori abbiano coinvolto anche la parte del monte dietro all’edificio che è situato immediatamente sotto al parcheggio 7. Gli scavi si sono addentrati di circa due metri verso l’interno e diversi quintali di roccia sono stati asportati. Tutto ciò per creare subito dietro all’edificio, al posto di quello che un tempo era un piccolo garage, una nuova struttura alta quanto l’edificio principale.
La modifica rispetto alla pianta originale del costruito è stata richiesta e approvata dalla Commissione per le politiche territoriali (Cpt) nel 2012. Di qui il progetto è passato per la Commissione per la Conservazione dei Monumenti e degli Oggetti di Antichità e d’Arte (Ccm) per avere il via libera definitivo. I commissari dopo aver visto le carte hanno sospeso la pratica proprio “per studiare la progettazione del retro dell’edificio con la richiesta di ulteriore documentazione” come riporta la delibera del luglio 2012. I motivi? L’asportazione di roccia che il progetto avrebbe causato e la tutela del prospetto dell’esistente che era in dubbio. La società di lì a poco ha prodotto la documentazione richiesta e la Ccm.
Questa volta ha dato l’ok con la prescrizione, riporta la delibera di agosto 2012, di utilizzare per il nuovo edificio materiali congrui con quelli già esistenti.
Sullo scavo di roccia invece nulla ha potuto. Infatti il parere della Commissione è vincolante solo per quanto riguarda la facciata dell’edificio. Quando, come in questo caso, i lavori avvengono dentro il monte, una volta che la politica con la Cpt avvalla il progetto niente può più fermarlo. Neppure i dubbi della Giunta di Castello. Durante la discussione in Cpt infatti il Capitano Maria Teresa Beccari era intervenuta per esprimere le proprie perplessità, basate proprio sullo scavo della pietra. L’avvallo politico può superare tranquillamente anche i vincoli derivanti dalla zona Unesco semplicemente perché… quei vincoli non sono stati resi effettivi.
Seppure la dichiarazione di “valore universale eccezionale” riguardi espressamente anche il monte Titano ad oggi non ci sono regole stringenti e sanzioni per chi compie scempi all’interno della zona considerata patrimonio mondiale dell’Umanità. L’auspicio è dunque che la segreteria al Territorio proceda al più presto nel colmare il vuoto normativo e proteggere così il Monte, patrimonio di tutti i sammarinesi prima ancora che dell’Umanità.
Davide Giardi, La Tribuna