In maggioranza la partita principale si sta giocando sul futuro di Cassa di Risparmio.
La politica sammarinese continua ad essere un mare in tempesta. Forti venti soffiano da molte direzioni e costringono i galeoni dei partiti ad una navigazione molto difficile.
Tra quelli più sballottati dalle onde c’è certamente la Democrazia cristiana che, dopo i duri colpi delle ultime indagini sugli ex leader Gabriele Gatti e Clelio Galassi, sta vivendo un fervente dibattito interno sugli assetti futuri.
A scatenarlo, come manifestato anche su queste pagine nei giorni scorsi, sono stati i segretari di Stato Teodoro Lonfernini e Francesco Mussoni che in una lettera ai vertici del partito hanno chiesto un cambio di rotta e un congresso generale straordinario nei primi mesi del 2016. L’obiettivo dichiarato è quello di rilanciare l’azione della Dc ma questo passa anche da un cambio alla guida del Partitone che, con Pasquale Valentini prima e Marco Gatti e Luigi Mazza poi, è in mano ad una certa ala del partito da molti anni. Ala che sarebbe pronta a mettere in campo al posto di Gatti l’attuale vice segretario Luca Beccari, stimato da molti anche negli altri partiti.
Invece dall’altra parte c’è chi ritiene sia ora di una discontinuità profonda, che riesca a ricucire i rapporti con gli attuali alleati di governo Ap e Psd che attualmente risultano piuttosto logori. In particolare con la forza di Mario Venturini le tensioni sono aumentate nelle ultime settimane per la vicenda di Cassa di Risparmio.
Le ipotesi che girano tra i ben informati in via delle Scalette sono diverse ma la soluzione di compromesso che potrebbe mettere d’accordo tutti è quella di dare lo scettro di segretario del partito all’attuale segretario di Stato agli Interni Gian Carlo Venturini. L’ex deputato al Territorio è un punto di riferimento per molti democristiani, sia per il suo noto pragmatismo sia perché negli anni non si è mai accostato ai vecchi big ora finiti nella bufera. Inoltre il prossimo anno supererà la fatidica soglia dei 10 anni di governo e per questo dalla prossima legislatura per 10 anni non potrà più entrare in Congresso di Stato.
Con Venturini a capo del partito Beccari potrebbe prendere il posto dell’amato/odiato Luigi Mazza come capogruppo consigliare.
A sancire questa trasformazione potrebbe essere, piuttosto che un congresso straordinario come chiesto dai due segretari di Stato, una conferenza politico-programmatica tra gennaio e febbraio. Un’idea lanciata sabato dallo stesso Beccari nella sua intervista su queste pagine. Si tratta di una sorta di assemblea che potrebbe comunque portare ad un cambio ai vertici.
Ma, come detto, anche gli altri partiti non vivono momenti tranquilli. Restando in maggioranza Alleanza popolare è alle prese da un lato con le tensioni per la gestione di Cassa di Risparmio e dall’altro con la decisione sulle alleanze.
Riguardo al primo punto Mario Venturini e compagni hanno un obiettivo dichiarato: azzerare
i vertici di Carisp e consentire allo Stato di diventare azionista di maggioranza riducendo il peso della Fondazione San Marino. Due manovre auspicate anche dal Fondo Monetario Internazionale ma che non vedono d’accordo la Dc. Il Partitone sta cercando di rinviare la resa dei conti ma una decisione dovrà essere presa entro gennaio, quando in repubblica torneranno gli esperti di Washington.
Le pressioni di Ap per ora hanno portato all’invio all’istituto di credito di una lettera firmata da tutta la maggioranza in cui si chiedono alcuni chiarimenti amministrativi.
Sul fronte delle alleanze invece Ap prosegue il rapporto con Upr in Repubblica futura, il nuovo contenitore presentato qualche settimana fa. Inutile nascondere che l’idea di diversi esponenti è di essere alternativi alla Dc, alla faccia della richiesta di fedeltà avanzata da Marco Gatti pochi giorni fa. Nei prossimi mesi il tema verrà dibattuto all’interno degli organismi di Ap che per la prima parte del 2016 contano di avere preso una decisione.
Dall’altra parte ci sono alcuni segnali di avvicinamento a Cittadinanza attiva come le convergenze emerse su Cassa e su Polo del lusso nell’ultimo Consiglio. Passiamo al Psd. Anche qui
il dibattito sulle future alleanze è aperto. Da una parte c’è chi, come il capogruppo Gerardo Giovagnoli e il segretario di Stato Iro Belluzzi, ragionano anche in prospettiva di continuare l’alleanza con la Dc allargandola al Partito socialista. Dall’altra ci sono invece il segretario politico Marina Lazzarini e i consiglieri Guerrino Zanotti, Enrico Carattoni e Vladimiro Selva che puntano a trasformare il tavolo riformista in un’alleanza o anche qualcosa di più, unendo il Ps e Sinistra unita nella stessa coalizione.
Divisioni di vedute ci sono anche nel Garofano rosso. Da una parte c’è chi vorrebbe dare vita a questa alleanza riformista con Psd e Su, dall’altra c’è chi vede come unica soluzione l’alleanza tripartitica con Dc e Psd.
Tra i primi c’è il segretario Simone Celli, che però vive un momento di isolamento dopo l’addio dell’amico Federico Crescentini e l’allontanamento dell’ex fedelissimo Alessandro Mancini.
Tra i secondi c’è la vecchia guardia che fa riferimento a Paride Andreoli e a Antonio Lazzaro Volpinari e che trova sostenitori anche tra i giovani come Mancini.
In questo contesto vanno letti gli incontri che si stanno moltiplicando tra autorevoli esponenti di Dc e Ps da un lato e associazioni di categoria dall’altro per la gestione dei lavori del nascituro Polo del lusso. Riunioni in cui si ragiona sulla nascita di consorzi di impresa per poter accedere ai ricchi appalti che si apriranno da qui a qualche mese.
Discorso a parte invece per i movimenti Civico 10 e Rete. I primi hanno giurato fedeltà all’alleato Sinistra unita e non è chiaro come potrebbero vivere una alleanza con Psd e Ps, mentre i secondi si confermano forza di protesta refrattaria a qualsiasi dialogo con i vecchi partiti.
La situazione è dunque fluida. Si preannunciano settimane se non mesi di dibattiti infuocati per decidere le strategie migliori per affrontare le elezioni anticipate che sembrano sempre di più inevitabili.
Davide Giardi, La Tribuna