Un Paese piccolo come un francobollo che ha cinque tipologie di raccolta per i rifiuti solidi urbani. E nessuna di esse funziona come dovrebbe, nonostante i costi esorbitanti. È una specie di velo del tempio che si squarcia (finalmente) su un argomento che in qualche maniera è sempre stato tabù e non si è mai saputo esattamente come stiano le cose.
L’occasione viene dal dibattito consiliare, il 31 luglio scorso, su un’istanza d’arengo che chiede l’installazione in tutti i Castelli di raccoglitori ecologici a ricarica per permettere ai cittadini di effettuare la raccolta differenziata e ricevere un riconoscimento al riciclo (Istanza d’Arengo n.6).
Il racconto delle lacune, delle disfunzioni, delle mancate scelte e di quelle sbagliate che si protraggono da diverse legislature, viene sia dai banchi della maggioranza, sia dell’opposizione. L’indignazione dei cittadini aumenta quando viene spiegato che la raccolta differenziata, che funziona (abbastanza) perché realizza quasi il 70% di differenziazione del rifiuto (Los Angeles e San Francisco superano 80%) alla fine non serve a niente perché tutti i materiali raccolti finiscono nello stesso camion che li porta all’inceneritore. Praticamente è tutta indifferenziata, e come tale viene pagata per lo smaltimento. Una vera beffa per i Castelli di Città, Chiesanuova, Fiorentino, Acquaviva e Faetano, che si è aggiunto recentemente, dove i cittadini adottano comportamenti virtuosi e pagano esattamente come gli altri, che invece virtuosi non sono. Infatti, nei cassonetti sparsi per gli altri Castelli, o nelle isole ecologiche, i rifiuti sono tutti mescolati. Perché i cittadini non sono stati educati, è stato detto in Consiglio. Ma forse tutti loro sanno che tanto, a San Marino, non serve a nulla differenziare perché non c’è mai stato a monte l’accordo con le cooperative che raccolgono la materia prima-seconda (vetro, carta, alluminio, plastica) che può essere validamente riciclata. Ormai ci sono fior di aziende che acquistano i rifiuti (e li pagano) per ridare loro nuova vita attraverso processi assolutamente ecologici.
Oltre a ciò, è stato evidenziato in Consiglio che dove ci sono i cassonetti c’è anche cattivo odore perché la raccolta non è giornaliera, perché dove ci sono attività commerciali le immondizie si accumulano anche per terra e fanno cattivo odore, perché molti cassonetti sono vecchi e maleodoranti e quando vengono ribaltati dal vento possono passare molti giorni prima che qualcuno li rimetta in posizione. I social sono pieni di immagini denuncia. Ma niente cambia.
Fallito anche il tentativo sammarinese di recuperare e riciclare il rifiuto organico, che pesa sul totale della raccolta per quasi la metà. Moltissimi lo buttano insieme ai sacchetti di plastica, altri mettono dentro anche i pannolini dei neonati considerandoli “rifiuto organico”, per cui diventa impossibile il compostaggio e la vendita del terriccio che ne dovrebbe derivare.
Vista la totale deregulation, sono molti i cittadini esterni che arrivano a San Marino con le macchine cariche di rifiuti, che gettano nei cassonetti, così non pagano la tassa nei loro paesi di residenza.
Veniamo ai costi che si possono leggere sul sito di AASS. Proventi derivanti dalla tassa che i cittadini pagano in proporzione al consumo di energia elettrica: circa 3 milioni e mezzo; a cui si aggiungono poche altre voci attive che portano il totale a circa 3 milioni e 800 mila. Le spese sono superiori ai 6 milioni e mezzo, con una perdita d’esercizio di oltre 2 milioni e 700 mila. Le cifre che abbiamo indicato sono approssimative perché questo non è un bilancio, ma si vuole dare l’idea di come stanno andando le cose.
È normale dunque che i cittadini si lamentino e che usino l’unico mezzo a loro disposizione per arrivare fino ai piani alti: le istanze d’arengo. L’istanza n. 6 è stata approvata con 25 voti favorevoli e 10 contrari. Quindi, anche se c’è una parte dell’Aula che non è d’accordo, “in teoria” entro sei mesi dovrebbero essere installati su tutto il territorio raccoglitori intelligenti per fare la differenziata e ricaricare una tesserina per ricevere il riconoscimento. Tutti i sammarinesi hanno la SMAC, non dovrebbe essere difficile impostare questo sistema. Considerando comunque la spesa per l’acquisto di cassonetti di nuova generazione da mettere su tutto il territorio, e il preventivo accordo con le cooperative che ritirano la materia prima-seconda affinché sia intelligente anche lo smaltimento e non solo la raccolta, forse ci vorranno ben più di sei mesi. Ma potremmo accontentarci.
Però abbiamo detto “in teoria” perché in pratica la maggioranza ha anche approvato un ordine del giorno che dà “mandato alla Commissione competente di trovare una soluzione omogenea”. Cioè? Vuol dire che ricominciamo da capo con la discussione sul porta a porta, o sui cassonetti? E quando la facciamo la tariffa puntuale? Ovvero quella che traduce in pratica il sacrosanto concetto “chi più inquina, più paga!”
Ma soprattutto: vuol dire che l’istanza d’arengo diventa carta straccia? Nossignori: così non va proprio bene!
Angela Venturini