Aumentano le complessità legate al cosiddetto caso targhe che continua a mettere in grave difficoltà le aziende sammarinese e chi, residente in Italia, ha però la necessità di mettersi alla guida di un’auto con targa sammarinese. Tantissimi i casi di automobilisti ‘pizzicati’ da quando il decreto (Dl 113/2018) ha di fatto modificato l’articolo 93 del Codice della strada e sancito il divieto per i residenti in Italia da più di 60 giorni di guidare veicoli con targa estera, pena sanzioni pesantissime con multe da 712 a 2.848 euro, il fermo del mezzo e l’obbligo di reimmatricolarlo con targa italiana. Il decreto italiano mirava a colpire i furbetti della targa estera ma – e questa è la principale critica che è stata rivolta al precedente governo sammarinese – non ha tenuto conto degli accordi esistenti tra San Marino e Italia e delle esigenze del piccolo stato che dà lavoro a tantissimi frontalieri. Dall’ex segretario agli esteri ci si aspettavano azioni volte a prevenire gli effetti estremamente negativi del decreto mediante l’azione diplomatica che – è il sospetto che è aleggiato – di fatto sarebbe venuta a mancare. Per questo si è parlato e si sta parlando tanto di riprendere i rapporti con l’Italia. E così proprio su queste pagine il segretario Luca Beccari ha dichiarato che il dossier targhe rappresenta la priorità delle priorità e che a prescindere dall’esito dell’emendamento inserito all’interno del cosiddetto milleproroghe, si sta già lavorando ad un piano b. Frattanto è stato diffuso ieri il comunicato del segretario ass FAI Frontalieri Autonomi Intemeli Roberto Parodi (foto), da tempo impegnato su questo fronte, nel quale si legge: “Targhe estere e divieto di circolazione per i lavoratori frontalieri in territorio italiano con mezzi targati Monaco e San Marino. Presentato ieri un emendamento al decreto mille proroghe. Il testo mira a risolvere il problema che attanaglia, da più di un anno, i lavoratori frontalieri mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro e di fatto bloccando un intero settore lavorativo che è quello degli autisti. Il testo prevede la possibilità di condurre mezzi targati estero, inclusi paesi extra UE, per uso lavorativo. In quest’anno ci siamo battuti per risolvere questo problema grazie all’intervento e il sostegno dato dal Sindaco di Imperia Claudio Scajola, abbiamo iniziato una collaborazione con l’onorevole Giorgo Mulè. Con Mulè, membro della commissione trasporti, ci siamo sentiti spesso e insieme a lui e il suo staff siamo arrivati a un testo condiviso. Si è mirato, in particolare, a trovare un modo di superare lo scoglio dell’inammissibilità del testo in questo decreto. A quanto dichiarato da tutte le forze politiche c’è la disponibilità a risolvere questo problema. Ci auguriamo che non ne venga fatto di bandiera ma che si possa risolvere definitivamente, in modo trasversale, convenendo tutti in questo emendamento fatto insieme ai frontalieri e all’associazione di categoria FAI”. In attesa di una soluzione possibile c’è già una sentenza che apre una breccia nel decreto. Ne ha dato notizia sul Secolo XIX il giornalista Andrea Fassione. “La sentenza, che può interessare da vicino diverse famiglie e lavoratori dell’estremo ponente, è stata pronunciata dal giudice di pace di Belluno. Il ricorso è stato portato avanti da un residente di una vallata ladina del Veneto, terra di origine di stagionali (gelatieri) che hanno la prima casa in Italia ma lavorano fino a 7 o 8 mesi l’anno in Germania e si trovano a dover sottostare a normative configgenti. Multato per 712 euro alla guida di un’auto con targa tedesca, ha fatto ricorso e il giudice ha riconosciuto la possibilità che alcune persone abbiano, di fatto, due residenze e che in quel caso quella in Germania fosse principale, almeno per quanto riguarda l’immatricolazione del veicolo. Di conseguenza non possono essere discriminate con una norma che finirebbe con imporre loro l’iscrizione all’anagrafe dei residenti all’estero”.
