Oggi in carcere abbiamo tre detenuti, due donne e un uomo, già giudicati colpevoli. Non dai Tribunali.
La gente infatti ha spesso bisogno di capri espiatori per sentirsi meglio, anche a scapito dei diritti e della dignità degli individui. Identificato quello che paga per tutti, si può tirare un sospiro di sollievo. E in fondo il capro espiatorio è molto utile. Ma non produce i risultati sperati. Si pensi all’Italia della prima Repubblica. Si sono suicidati tanti imprenditori onesti, post mortem poi risultati completamente innocenti. Ed hanno pagato in pochi, concretamente. Il simbolo di quegli anni è stato Bettino Craxi. Dagli anni ’90 però non poi è cambiato il mondo: sull’onda di una moralità ritrovata, il popolo italiano ha preteso ed ottenuto il “sangue”, sono muta- te le leggi sull’immunità per dirne una, sono stati effettuati fior di arresti, la magistratura ha avuto gli strumenti che chiedeva. Ma la corruzione è rimasta tale e quale, anzi è aumentata. Perché?
Probabilmente perché per combattere il malaffare, la mafia, non servono e non sono utili le decisioni di pancia, fatte sull’onda del momento. Queste portano solo all’individuazione dei capri espiatori di cui sopra, che placano quella sete di sangue “gattopardiana” del popolo, salvo poi lasciare tutto come prima, peggio di prima. Evidentemente nessuno dei “manovratori” vuole il cambiamento vero, nessuno vuole realmente voltare la pagina. E il timore è che condannate quello due o tre persone per corruzione o riciclaggio, tutto potrebbe fermarsi lì: non certo per colpa delle toghe.
Per avere certezza del diritto, ma anche certezza della pena, serve allora una profonda riforma della giustizia, a cominciare dall’istituzione di una procura che eserciti l’azione penale in maniera indipendente dal Tribunale e che scandagli tutti i reati. In un Paese così piccolo inoltre è impensabile non avere un giudice di appello – ma anche di terzo grado – che possa decidere collegialmente e non in maniera monocratica, come avviene oggi. Non è neppure pensabile che le indagini preliminari siano in mano ad un solo soggetto, senza una controparte terza che possa valutare le richieste sia dell’inquirente, che della difesa. La politica nostrana sul tema giustizia ha fatto tantissime cose buone, ma il traguardo è ancora ben lontano dall’essere raggiunto.
In autunno partirà il percorso di avvicinamento all’Unione Europea e sarà impossibile per San Marino non dotarsi di un sistema più moderno, a partire dal passaggio dal sistema inquisitorio a quello accusatorio.
Una battaglia di civiltà che deve vedere il contributo al dibattito dell’intero Consiglio.
David Oddone, La Tribuna