All’indomani del voto referendario vorrei proporre qualche considerazione per i nostri lettori. Innanzitutto ci tengo a ringraziare sia loro, che la redazione. Per quanto riguarda i sammarinesi sono sempre di più quelli che ci leggono dandoci fiducia. Per questo sentiamo una responsabilità ancora maggiore nel fare il nostro lavoro. Un lavoro di certo poco agevole, visto che c’è comunque chi si ostina a non accettare la critica identificando con il nemico chi fa il proprio mestiere di cane da guardia della democrazia. Ciò si traduce in atteggiamenti intimidatori, piuttosto che in tentativi di boicottaggio, magari non inviando notizie e comunicati alla nostra testata. Ma non voglio essere polemico, anzi colgo l’occasione per rinnovare i miei complimenti alla redazione che continua a lavorare con la schiena dritta pur fra mille difficoltà.
D’altra parte non abbiamo alcuna intenzione di cedere neppure un millimetro, giusto per puntualizzare quanto speriamo appaia ovvio. Detto tutto questo vorrei fare un appello alla politica sammarinese. San Marino alla luce delle ultime vicende sta subendo un danno di immagine enorme, che si traduce in una perdita di appeal per gli investitori e le imprese. Guardando l’Antica Repubblica da fuori non posso che esprimere preoccupazione per ciò che accade. Credetemi: dico tutto questo non per muovere critiche ad una parte politica piuttosto che all’altra, ma per mero spirito di amicizia, una amicizia fraterna che mi lega al Titano. Non voglio suggerire in questa sede soluzioni o muovere attacchi, mi limito semplicemente a constatare la realtà dei fatti. E i fatti portano tante persone a domandarsi: “Chi me lo fa fare di portare i miei soldi o la mia attività a San Marino?”. Così stanno le cose, al parlamento sammarinese, anzi al Consiglio Grande e Generale, l’onere di intervenire nel supremo interesse dei cittadini.