Dobbiamo mettercelo bene in testa, i soldi pubblici sono soldi che appartengono a tutta la collettività. E ha ragione il segretario alla Sanità Roberto Ciavatta quando afferma che non c’è alcuna gratuità visto che ciascun contribuente contribuisce alla sanità pubblica per circa 3mila euro l’anno. “Ecco perché a guidare Iss deve essere un manager e non un medico”. Di sicuro serve un cambiamento radicale. Un cambiamento che secondo il consigliere della Dc Alessandro Cardelli, dovrà sfidare non pochi pregiudizi. “Non ho apprezzato – ha esordito nel suo intervento in Consiglio Grande e Generale – che parte dell’opposizione abbia rimarcato i dati delle persone morte dicendo che San Marino ha il numero più alto al mondo di deceduti per coronavirus. Andare a sbandierare certe notizie significa non essere intellettualmente onesti perché è noto che qui a San Marino è stato conteggiato anche chi è morto non per ma con il coronavirus. La risposta di Iss è stata molto positiva, i numeri da guardare sono quelli dei posti letto in isolamento che da zero sono passati nel giro di pochissimo a 70 e quelli delle terapie intensive che da 6 sono passati a 20. E poi va semmai rimarcato che siamo il terzo Stato al mondo per numero di tamponi effettuato”. Ciò su cui invece occorrerebbe essere critici a dire di Cardelli è la gestione degli ultimi tre anni di Iss: “il bilancio di Iss è aumentato di 21 milioni ciononostante i servizi non sono migliorati e stiamo chiudendo dei reparti. Quella del coronavirus dovrà essere presa come grande occasione per un cambio di paradigma che ci permetta di superare tabù come per esempio quello sulla libera professione medica di cui io sono un forte sostenitore. Tra il cambio di mentalità rientra l’aver confermato ai vertici della struttura una persona che era stata nominata dal vecchio governo”. Ma lo sguardo ora deve necessariamente essere rivolto al futuro. “Devo dire che c’è stata una parte dell’opposizione che si è dimostrata responsabile, tutti insieme dobbiamo pensare cosa servirà al domani: nessuno di noi ha la ricetta o è esente da errori. De Gasperi diceva: ‘il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista guarda alle prossime generazioni’. Questo governo ha una responsabilità politica enorme, quella di guardare alle prossime generazioni e di non fare più quel che si è fatto in passato. C’è l’esigenza di fare scelte politiche coraggiose”. In Aula il consigliere Cardelli ha proseguito riflettendo su un tema profondo come quello dell’equità. “In un momento come questo pongo un quesito: è giusto che una persona che guadagna 70-80-90-100mila euro, benefici della sanità pubblica come colui che usufruisce del fondo dell’art.1 del decreto n.63? A me pare totalmente iniquo, soprattutto in questo momento. Ritengo che dove ci sono delle disponibilità si debba dare un contributo. Chi ha le disponibilità è anche disposto a pagare un ticket per avere un servizio migliore, noi rischiamo che per voler dare a tutti un servizio gratuito, abbassiamo l’asticella per tutti. A Montecarlo c’è un ospedale che funziona con 3mila dipendenti e che lavora con il circondario perché è una eccellenza. Le strutture le abbiamo, servono norme. Nel nostro Paese un medico è pagato meno o come in Italia, cosa che non può renderci attrattivi nel momento in cui ne lamentiamo la mancanza. Al contrario gli insegnanti vengono pagati circa il doppio di quello che percepiscono in Italia”. Tra le sfide aperte che questo governo dovrà affrontare c’è per Cardelli anche quella delle farmacie. “Le farmacie devono essere eternamente pubbliche? Per quale motivo? Sappiamo che ci sono dei sammarinesi che vanno in Italia perché le loro farmacie hanno prezzi migliori”. In conclusione si dovrà cambiare e cambiare tanto. “Siamo passati dall’essere una economia opaca – ha concluso Cardelli – all’essere la più trasparente d’Europa, facciamo i controlli anche a chi non li dobbiamo fare. Le adeguate verifiche son diventate un deterrente per chi deve investire a San Marino e poi gli investitori non vengono. Il passato governo si vantava perché aveva chiuso il bilancio con le confische quando a fronte di un euro confiscato ne perdiamo 10 a livello di attrattività internazionale. E’ vero che quei soldi vanno allo Stato ma la tutela della proprietà privata è riconosciuta a livello internazionale. Non possiamo chiudere un bilancio con le confische, è una sconfitta per il Paese, dobbiamo far ripartire l’economica. Non ci si accanisce contro chi investe in un Paese con regole diverse. Pensiamo a condoni fiscali, a incamerare risorse, il governo ha annunciato che si vareranno provvedimenti per cercare di far rientrare i soldi dei sammarinesi all’estero. Io sono d’accordo di facilitare anche le residenze e la cittadinanza a chi decide di investire qui”. L’urgenza vera oggi è realmente attrarre investitori.
Repubblica Sm