San Marino. Carisp, Fabio Zanotti in bilico.

La maggioranza passa indenne da un ordine del giorno piuttosto delicato che ha rischiato di far traballare
il governo. “Segno che al di là della superficie che – sottolinea il capogruppo del Ps Alessandro Mancini – non c’è coesione. In aula a votare un odg così importante c’erano 30 consiglieri di maggioranza anziché 32.
Su 30 presenti in 26 si sono dichiarati contrari all’org, uno si è astenuto, due non hanno votato e uno ha votato con l’opposizione visto che a dichiararsi favorevoli sono stati 25 consiglieri”

Come anticipato nei giorni scorsi, il Consiglio Grande e Generale ha votato ieri un ordine del giorno con il quale l’intera opposizione chiedeva la testa del presidente di Carisp Fabio Zanotti per il metodo, ritenuto non democratico, adottato durante la fase in cui si era introdotto il di- scorso legato alla possibile fusione con Bsm, estromettendo tre consiglieri mediante la creazione di un organismo ristretto che avrebbe dovuto occuparsi di seguire il progetto. E’ toccato al segretario Guerrino Zanotti parlare per conto della collega di Governo Guidi che nella sua relazione ha invece colto la palla al balzo per rimarcare il proprio rammarico per il fallimento del progetto di fusione tra Carisp e Bsm ed esprimere un plauso all’operato del presidente Zanotti.

I consiglieri di maggioranza che hanno preso la parola lo hanno fatto, dal canto loro, per ribadire la necessità di un cambio di passo all’interno di Carisp che a loro avviso potrà avvenire grazie all’inserimento della figura di un amministratore delegato.

Vale a dire che nella banca di tutti arriveranno altre spese da sostenere dopo che come ha affermato in aula il consigliere del Pdcs Oscar Mina “si è scelto di nominare un presidente senza competenze che ha fatto lievitare le consulenze”? Dunque non solo non verrà toccato il presidente Zanotti ma a lui si affiancherà una nuova figura? La maggioranza è intanto passata indenne da un ordine del giorno piuttosto delicato che ha rischiato di far traballare il governo.

Segno che al di là della superficie non c’è coesione. “In aula – ha sottolineato il capogruppo del Ps Alessandro Mancini – a votare un odg così importante c’erano anzitutto 30 consiglieri di maggioranza anziché 32. Su 30 presenti in 26 si sono dichiarati contrari all’odg, uno si è astenuto, due non hanno votato e uno ha votato con l’opposizione visto che a dichiararsi favorevoli sono stati 25 consiglieri (i consiglieri di minoranza presenti erano 24). Numeri alla mano, in quella votazione la maggioranza ha perso quattro voti”.

Un’analisi politica questa con cui si dovranno fare i conti. Così come il presidente Fabio Zanotti dovrà probabilmente fare i conti con quella che di fatto è stata una sfiducia nei suoi confronti. I voti persi viene da supporre siano da far risalire a Civico10 così come è facile immaginare sia rimasta la sola Ap a difendere la poltrona di Zanotti. Quanto all’arrivo del nuovo Ad, sul suo nominativo per il momento c’è il massimo riserbo.

Sarebbero vari i candidati e c’è qualcuno che si sarebbe già defilato. Frattanto l’assemblea ssata per il 18 pare sia stata rimandata a data da destinarsi. Voci insistenti avanzano l’ipotesi che possa essere proprio Domenico Lombardi, in uscita da Bsm, a ricoprire quel posto.

Si tratta però di voci di corridoio a nostro avviso del tutto destituite di fondamento specie alla luce di un articolo uscito sul Sole24Ore lo scorso 21 gennaio che metteva in evidenza come dopo il fallimento del progetto di fusione tra Carisp e Bsm non rimanesse altra soluzione al suo principale ideatore, Domenico Lombardi, di compiere un passo indietro.

RepubblicaSM