Fa caldo, e per fortuna. Ma questo “non autunno” è peggio di quello dello scorso anno. Le temperature superiori dai 6 ai 10 gradi rispetto alla media stagionale hanno posticipato la necessità di accendere i termosifoni. In tutta Italia, a seguito dell’ultimo decreto relativo all’utilizzo del riscaldamento durante l’inverno 2022/2023, tutti i sindaci ne hanno rinviato l’accensione. In Romagna, la data è stata spostata al 2 novembre.
San Marino non ha mai fissato nessun tipo di termine per accensione o spegnimento del riscaldamento domestico, ma va da sé che questa primavera fuori programma fa bene al risparmio dei cittadini e anche dell’Azienda, che necessita di minori quantitativi di gas. Intanto il governo lavora alle misure di sostegno per famiglie ed aziende in ordine all’efficientamento energetico, mentre mercoledì, in commissione finanze, si ragionerà sulla relazione dei tecnici e dei responsabili AASS invitati per un’apposita audizione su questi temi. Forse, dopo, ne sapremo meglio e di più. E soprattutto sapremo le ragioni del già annunciato aumento delle bollette, che tante proteste ha scatenato sui media.
Del resto, è facile lamentarsi e criticare, ma non è facile seguire e capire le dinamiche che muovono i prezzi e i rifornimenti di energia, mossi come sappiamo della situazione geopolitica ma anche dagli interessi divergenti degli Stati Europei, oltre che dalla capacità di ogni Paese di virare verso energie alternative. Come non è facile comprendere, né tanto meno giustificare, le tante inadempienze e mancate scelte delle passate gestioni.
La presenza di “Scipione l’africano”, questo il nome affidato all’anticiclone responsabile del meteo delle ultime settimane, sta comportando una criticità idrica che non ha precedenti. Con lo zero termico sopra i 3000 metri, i laghi alpini sono sempre più privi di acqua e i fiumi sempre al di sotto del loro livello idrometrico. Qualche breve parentesi di maltempo, non è stata in grado di invertire una situazione che ormai perdura da molti mesi.
Nelle nostre località, fatta eccezione per qualche temporale settembrino, non piove dalla primavera scorsa. Secondo le proiezioni fatte dai climatologi dei maggiori centri di calcolo atmosferici, si delinea per il prossimo mese un possibile colpo di coda del caldo. Il rischio “novembrata” è alto, con qualche piccola escursione di freddo e di piogge. Il neologismo, che riecheggia la tradizionale ottobrata, fa intendere proprio lo sconfinamento a novembre di questa “estate infinita”. E allora, è bello vedere fiorire di nuovo le rose, ma abbondano mosche e zanzare, la natura non riesce ad entrare nel suo tradizionale riposo vegetativo, gli agricoltori sono costretti ad irrigare i seminativi. Non possiamo dunque stupirci se i prodotti agroalimentari costano sempre di più.
Ora, se anche novembre si concluderà con piogge deficitarie, il 2022 sarà l’anno tra i più siccitosi da 200 anni e forse più. Inoltre, se durante l’inverno, le promesse precipitazioni indicate dai modelli matematici stagionali dovessero saltare, per la prossima estate avremmo imponenti problemi per le risorse idriche. La qual cosa diventa assai difficoltosa per San Marino. Dove, la scorsa estate, nonostante le ordinanze per la limitazione dell’acqua per usi domestici, i consumi sono addirittura aumentati. Alla faccia della necessità di risparmiare.
Ma andiamo oltre. Gli scenari ipotizzati per il periodo 2030-2050 parlano del Mediterraneo come hotspot in cui gli effetti dei cambiamenti climatici saranno più evidenti che altrove. Lo vediamo già nelle nostre regioni. All’interno di questo quadro di cambiamenti, ovviamente esiste un’ampia variabilità di anno in anno. Quindi è difficile dire se autunni come quello di quest’anno diventeranno la norma o meno. Quando si innescano dei cambiamenti, aumenta la variabilità, ed è quello che sta succedendo.
Quindi, occupiamoci del gas, come è giusto, ma senza perdere di vista la situazione generale dell’ambiente, perché saremo costretti a prendere misure importanti di agroecologia. In Israele, negli ultimi 70 anni, sono stati piantati 250 milioni di alberi cambiando letteralmente volto a molte zone deserte. Sono state messe a punto tecnologie e ricerche proprio per contrastare la siccità, favorire l’agricoltura e migliorare l’ambiente. Se non sappiamo fare queste cose, c’è dunque la possibilità di imparare.
a/f