San Marino. Caro prezzi: anche il pane sta diventando un cibo da ricchi … di Alberto Forcellini

Dacci oggi il nostro pane quotidiano al 18% in più rispetto all’anno scorso. Il prezzo del cibo base per l’alimentazione mediterranea non è mai stato così salato in Europa. Lo scrive Eurostat, l’Ufficio di statistica della Ue, in una nota diffusa in questi giorni in cui osserva che ad agosto il prezzo è cresciuto mediamente dell’Unione europea del 18% rispetto allo stesso mese del 2021. Secondo Eurostat: “Si tratta di un aumento enorme rispetto all’agosto 2021, quando il prezzo del pane era in media del 3% più alto rispetto all’agosto 2020”. In Italia, l’aumento è stato del 13,5% con un prezzo medio (secondo le associazioni di consumatori) che ormai sfiora i 6 euro al chilo. Un prezzo mai stato così salato in Europa, anche se la forbice tra le diverse regioni italiche varia tuttora tra i 3 e i 5 euro al chilo.

Il fenomeno è dovuto in particolare all’invasione russa dell’Ucraina, che ha disturbato in modo significativo i mercati globali, dal momento che la Russia e l’Ucraina sono stati grandi esportatori di cereali, grano, mais, semi oleosi (in particolare girasoli) e fertilizzanti. Per questo, la farina è cresciuta ben tre volte negli ultimi mesi. E insieme alla farina, è cresciuto anche il lievito, nonché tutti gli ingredienti che vanno ad arricchire tante ricette regionali: il pane cunzato (Sicilia), il pane nero (Trentino), la mafalda, la pitta, il parrozzo, la focaccia, e tanti altri che sono il vanto della gastronomia italiana.

Il pane come cibo o come simbolo, nei suoi usi normali e cerimoniali e nelle sue moltitudini di forme, è sempre una combinazione di materie prime e ingredienti. Nelle sue diverse forme può mediare il rapporto con il sacro e il simbolico (dal pane azimo all’ostia consacrata) e può articolare nei confronti delle potenze divine, direttamente o indirettamente, il linguaggio supplice dell’uomo. Infatti, nella varietà delle sue forme, il pane viene frequentemente offerto ai Santi e agli Dei nel corso di feste celebrate in loro onore. Il pane non si butta via mai. Nella storia dell’alimentazione è sicuramente uno dei cibi più ricchi di significati, di funzioni e di valenze culturali. Rappresenta per l’uomo, più di ogni altro cibo, non solo il riscatto dalla fame, ma anche la sua abilità di dominare la natura, in quanto il pane è simbolo per eccellenza dei cicli stagionali.

E per chi non mangia pane ma si indirizza su grissini, crakers, waffeln, gallette, crostini, i rincari sono ancora più alti perché richiedono maggiore lavorazione. Qui entra in gioco il caro bollette, con gas e luce aumentati anche 10 volte. Tanto che molti piccoli panifici artigianali rischiano la chiusura perché non riescono più a sostenere i costi.

Per fortuna la benzina è tornata a scendere, anche se il diesel è sempre molto caro. Ma non è una notizia buonissima. Tutto ruota intorno ai mercati internazionali, attualmente sottotono per il timore di una recessione economica che potrebbe condurre a un calo della domanda. Basta guardare le quotazioni del petrolio, da cui dipendono a cascata i prezzi dei carburanti. Il costo del greggio è sceso a 83-84 dollari al barile per il Brent (riferimento nel mercato europeo) e a 90 $/b per il WTI (riferimento nel mercato americano), dopo il picco di quasi 147 $/b (sempre al Brent) toccato a marzo, all’indomani dell’invasione russa.

Contemporaneamente, le banche centrali continuano a ragionare sui rialzi dei tassi per provare a placare l’inflazione, con effetti di certo non espansivi per l’economia. Insomma, il petrolio scende perché i mercati non hanno una gran fiducia nel prossimo futuro. E non è un segnale rincuorante.

Come del resto non conforta il tasso di inflazione che, nel mese di agosto, è stata dell’8,4% su base annua con forti rincari sui beni alimentari. Come appunto si diceva del pane schizzato al 18%. Una situazione preoccupante soprattutto per le famiglie. Nei giorni scorsi il Codacons, elaborando i dati definitivi diffusi dall’Istat sull’inflazione e analizzando l’impatto dell’aumento dei listini nei vari settori, ha stimato in Italia un aumento per il prezzo della pasta del 25% su base annua. L’olio di semi è rincarato del 62,2%, il burro del 33,5%, la farina del 23%. Ma anche il gelato e le patatine fritte sono aumentati del 17%.

Come sempre il nostro focus è sulla situazione in Italia, perché San Marino non può fare altro che riflettere un contesto che viene determinato dalle condizioni geopolitiche e dalle scelte di politica economico finanziaria prese a livello internazionale. L’unico vantaggio che ha oggi il Titano è quello delle bollette, che sono ancora ferme all’aggiornamento della primavera scorsa.

a/f