San Marino. Caro-spesa e caro-bollette: la virata green per salvare il borsellino e l’ambiente … di Alberto Forcellini

Le prime bollette dell’anno nuovo, facendo riferimento ai consumi degli ultimi mesi dell’anno scorso, non hanno riservato sorprese: stessi costi di sempre. Tariffe ferme ormai a dieci anni fa. Ma non sarà sempre così. La stangata arriverà con le bollette primaverili, riferibili ai consumi di gennaio, febbraio. Sappiamo che il rincaro medio annuale andrà sui 400 euro a famiglia, che sono un bella cifra, anche se ben lontana dai 1000 /1200 euro previsti in Italia.

E siccome i mali non vengono mai da soli, oltre al caro-bollette, già dobbiamo fare i conti con il caro-carburanti e il caro-spesa, come se la variabile impazzita del Covid non fosse stata sufficiente a scombussolare le nostre vite e a mettere un’opzione negativa su quella ripresa a cui si guarda sempre con tanta speranza. Ma questi temi non impattano solo sullo stato d’animo del consumatore: la composizione del carrello della spesa rischia di cambiare, con i beni di prima necessità (pasta, farina, uova, latte, pollame, eccetera) che potrebbero aumentare il loro peso specifico negli acquisti delle famiglie rispetto ad altri beni più voluttuari.

Del resto, i cittadini sono sempre antenne molto sensibili e purtroppo questi aumenti li portano ad essere prudenti, con un rischio di impatto di restrizione nei consumi. Se si hanno dei dubbi sul futuro economico, si aspetta e non si spende. Ragionevole. Questo sta già accadendo ed è un fenomeno che rallenta l’economia.

È “l’effetto valanga” provocato dall’esplosione dei costi dell’energia, dei carburanti, oltre che delle materie prime. Basti dire che anche gli imballaggi (a cui non si fa mai attenzione) hanno subito un bell’aumento dei prezzi: dalle retine dei limoni, ai cartoni del latte, al vasetto dello yogourt, alla carta per il prosciutto. In sostanza, il momento di pagare il conto del supermercato così come il pieno di benzina, è diventato la prova più che tangibile che i prezzi hanno subito una bella impennata.

Se questo vale per le famiglie, lo è ancor di più per le imprese. Le attività legate alla ristorazione, al commercio, ai trasporti, all’artigianato soffrono in maniera esponenziale questi rincari. Perfino i supermercati cominciano ad avere problemi di budget a causa della virata dei consumatori sui prodotti alimentari a basso margine, che va ad unirsi ai continui aumenti dei listini dei fornitori e agli aumenti dell’energia. Tutto ciò al netto delle possibili speculazioni, che non mancano mai, e che continuano ad arricchire chi già è molto ricco.

Come se ne esce? Va da sé che anche qualche intervento del governo non risolve il problema, perché avviene alla fine del processo di formazione dei prezzi. Bisognerebbe intervenire a monte, con una forte virata verso lo sviluppo sostenibile, anche se si tratta di interventi a medio – lungo termine. Ma già fin da ora si potrebbe agire affinché i tassi di consumo non superino i tassi di rigenerazione. Il che significa che se si consuma una certa quantità di combustibile non rinnovabile occorre investire in impianti ad energia rinnovabile in modo da ottenere una quantità di energia rinnovabile equivalente a quella non rinnovabile che è stata persa per sempre. Cambiare il modello di sviluppo tradizionale, ispirato al criterio della crescita illimitata, in favore di uno sviluppo sostenibile non comporta una rinuncia a priori alla crescita, ma implica semplicemente che si misuri il benessere non soltanto con il criterio del profitto.

Esattamente come succede in politica: se l’impegno è finalizzato solo al proprio borsellino o al proprio tornaconto elettorale, è chiaro che il Paese va a scatafascio. Ci siamo quasi. Perché al momento sembrano davvero pochi quelli che hanno capito che non si può più scherzare col fuoco, che non si può investire sul futuro con incompetenti e fannulloni, che non si possono fare i magheggi sottobanco e poi raccontare ai giornali la rava e la fava, che non si può dare fiato solo a chi urla di più perché così sembra che urlino tutti, che non si possono più difendere i delinquenti e magari farli passare per eroi, che non si può più fare affari con la mafia.

Poi ognuno ha la sua idea, e ben venga. Ma bisognerebbe cominciare a distinguere gli uni dagli altri. Come facciamo con i prezzi del supermercato.

a/f