L’udienza del 29 aprile 2025 nel processo sul bilancio 2016 di Cassa di Risparmio ha vissuto un passaggio di forte tensione durante l’interrogatorio del prof. Elbano De Nuccio, testimone della difesa e presidente nazionale dei Commercialisti italiani.
L’avv. Emanuele Nicolini, legale della Cassa, ha incalzato il teste con una serie di domande tecniche e dirette, rifiutando qualsiasi divagazione teorica.
Quello che avrebbe potuto essere un normale controesame si è trasformato in un confronto personale, in cui si è inserito anche il Commissario della Legge Vico Valentini, con un richiamo formale all’ordine e alla sintesi.

La scena si è infiammata quando, dopo una risposta ampia e teorica da parte di De Nuccio, l’avv. Nicolini ha interrotto il testimone con una frase secca: “Professore, con tutto il rispetto: non siamo in un’aula universitaria. Le chiedo di rispondere alla domanda, non di ripassare il manuale.” Il prof. De Nuccio ha reagito con visibile irritazione, rivolgendosi al giudice con tono contrariato: “Non accetto che qualcuno mi venga a dire che vengo qui a fare l’accademico, grazie Commissario.”
Il Commissario Valentini ha quindi preso la parola, riconoscendo con pacatezza che il testimone aveva “spesso divagato”, e ha invitato le parti a rispettare i ruoli e i tempi: “Era per invitare a non divagare. Ha un po’ divagato, eh. Ha spesso divagato. Sono anche intervenuto due volte…”
Dopo questo scambio, il tono dell’udienza si è modificato visibilmente. Nicolini ha adottato uno stile ancora più stringente, tornando su temi già affrontati nelle fasi precedenti, ma con un obiettivo preciso: dimostrare che la narrazione fornita da De Nuccio era selettiva e, in parte, orientata.

Ha insistito in particolare su tre fronti: Il rigetto delle valutazioni KPMG, a favore di RIA Grant Thornton; La scelta di percentuali di svalutazione molto elevate sui crediti Delta, senza analisi alternative; La discrezionalità sulle DTA, con il CdA che decise di iscrivere un valore più basso di quello indicato da RIA.
Sulla questione DTA, Nicolini ha chiesto: “Se le valutazioni di RIA erano così rigorose e affidabili, perché allora il CdA ha deciso di non recepire il valore pieno delle DTA?”
De Nuccio ha risposto citando il parere del prof. Corasaniti, che stimava in 16,6 milioni il valore prudente, ma Nicolini ha fatto notare che in tal modo si contraddiceva l’assunto che RIA avesse prodotto un dato inoppugnabile.
Nicolini ha poi spinto il confronto su un terreno più politico-giuridico, chiedendo se la rappresentazione così drammatica del bilancio 2016 — e in particolare della perdita da 534 milioni — non fosse stata funzionale a ottenere il decreto legge 5-ter, cioè la dilazione trentennale della perdita grazie all’intervento dello Stato.
De Nuccio, in questa fase, ha mantenuto una posizione più prudente, affermando che: “La perdita derivava da valutazioni tecnicamente fondate, ma certo, il contesto normativo fu determinante per assicurare la continuità.” . Una frase che ha confermato, seppure indirettamente, il nesso tra il bilancio così costruito e l’intervento di salvataggio.
L’ultimo colpo di scena è arrivato quando Nicolini ha presentato uno screenshot di un post pubblicato su Facebook da Elbano De Nuccio, in cui lo stesso testimone, in tono celebrativo, scriveva: “L’eccesso di prudenza nelle valutazioni non configura reato”, accompagnando il messaggio con due trombe. “Questo post – ha spiegato Nicolini – è stato commentato pubblicamente da colleghi che lo hanno contestato. Ma oggi, in aula, quel post parla anche per la sua credibilità.”
Il Commissario ha deciso di acquisire il post agli atti, affermando: “Lo acquisisco perché ovviamente riguarda la credibilità più che l’attendibilità del teste.”
Il momento più netto, quasi drammatico, è arrivato quando Nicolini, stanco delle risposte evasive, ha detto: “Lei non sta rispondendo. Lei sta riscrivendo il processo.”
Una frase che non è riportata testualmente nel verbale, ma è emersa chiaramente dal tono dell’interrogatorio. Il testimone, visibilmente sotto pressione, ha provato a ribattere, ma il Commissario ha preferito far scorrere l’udienza, evitando altre esplosioni verbali.
L’escussione del prof. De Nuccio da parte dell’avv. Nicolini non è stata solo un esercizio giuridico. È stata una sfida sul terreno della credibilità, della trasparenza e della responsabilità pubblica.
In questo processo in cui le parole contano tanto quanto i numeri, anche una battuta online, anche un tono accademico, possono pesare ed il presidente dei Commercialisti italiani non era solo un tecnico. Era una figura pubblica chiamata a rendere conto, non di reati, ma della propria voce, dei propri post, delle proprie scelte di linguaggio.