San Marino. Caso Bilancio Farlocco -534 milioni Carisp – udienza 29.04.25. Il legale dell’ecc.ma Camera Prof. avv. Marra incalza il teste De Nuccio: “La perdita è reale o solo fotografica?”

Nel lungo e complesso dibattimento del 29 aprile 2025 sul caso Carisp, l’intervento dell’avvocato Gabriele Marra (Ecc.ma Camera) ha avuto un ruolo particolare: puntare la lente su una parola pronunciata dal professor Elbano De Nuccio, testimone chiave della difesa.
La parola è “fotografico”. Un termine apparentemente neutro, ma che ha scatenato un interrogatorio serrato: la perdita di 534 milioni di euro nel bilancio 2016 rappresentava davvero la realtà effettiva della banca, oppure era solo una costruzione contabile corretta, ma soggettiva?

Fin dalle prime battute del suo esame, Marra ha scelto un tono calmo ma fermo. Ha preso la parola per domandare al testimone, con precisione, cosa intendesse con il termine “fotografico”. Il riferimento era alla valutazione dei crediti Delta, oggetto del drastico ribaltamento contabile del 2016, rispetto alle analisi precedenti effettuate da KPMG. “Lei ha detto che la perdita è ‘fotografica’. Bene. Ma è una fotografia soggettiva o documentale? È una fotografia dell’impressione o una fotografia della realtà?”

La domanda ha spostato l’attenzione su un punto tecnico ma cruciale: quando si valuta un portafoglio crediti, si sta misurando un rischio o si sta certificando un valore?
De Nuccio ha inizialmente risposto cercando di ricondurre la questione alla metodologia adottata, spiegando che si era trattato di un lavoro “analitico, basato su elementi precisi forniti da SGCD, la società che gestiva il portafoglio crediti” . Ma la risposta, per Marra, non bastava.

Il legale dell’Ecc.ma Camera ha allora proseguito, chiedendo se il bilancio non fosse, di fatto, una rappresentazione arbitraria, seppure costruita con strumenti legittimi.
De Nuccio ha risposto sottolineando che l’uso della parola “fotografia” non andava confuso con un’immagine assoluta della realtà, ma si riferiva al risultato di un processo di valutazione professionale, documentato e coerente con i principi contabili (pag. 7).

Ma Marra ha insistito: una valutazione non è un dato oggettivo, è sempre figlia di una scelta, e in questo caso, la scelta fu quella di svalutare in modo profondo, cambiando metodo rispetto agli anni precedenti.

A quel punto, De Nuccio ha reagito con una certa impazienza, tentando di difendere non solo il metodo applicato da RIA Grant Thornton, ma anche la scelta del CdA di allora di distaccarsi dalle valutazioni precedenti di KPMG.
Il tono si è fatto più teso. Marra ha domandato: “Ma se RIA GT ha agito in modo così prudente e analitico, perché ci sono così tante divergenze con le analisi precedenti? Si sbagliavano KPMG e il CdA del 2015?”

Il testimone ha replicato che l’analisi RIA GT fu una correzione dovuta, e pienamente legittima, perché basata su dati nuovi, in particolare sugli scostamenti riscontrati nella gestione concreta del recupero dei crediti

Quando l’avv. Marra ha toccato la questione delle norme prudenziali e del riferimento alla normativa di Basilea 3 nella nota integrativa del bilancio 2016, il testimone ha cercato di chiarire che tale riferimento non comportava l’adozione di standard esterni, ma solo un orientamento ideale: “una direzione culturale”, ha detto

Però è proprio in questa fase che la tensione in aula è salita visibilmente. Marra chiedeva risposte secche, dirette, senza teorie. De Nuccio, invece, tornava su esempi tecnici, normativi, argomentazioni dottrinali.
Il Commissario della Legge, prof. Vico Valentini, è intervenuto invitando il testimone a “rispondere nel perimetro delle domande” e a “non divagare”

L’elemento più rilevante dell’escussione condotta da Marra è stato questo: il bilancio 2016 non fu contestato in quanto formalmente scorretto, ma in quanto frutto di un cambiamento metodologico deciso, profondo, e forse funzionale a creare un quadro di crisi necessaria al sostegno pubblico.

De Nuccio, più volte, ha ribadito la legittimità tecnica di quanto accaduto. Ma a ogni sua giustificazione, Marra tornava su un punto semplice: “Ma è questa la verità dei fatti, o la verità delle stime?” Non è mai arrivata una risposta netta. Il testimone, sotto pressione, si è tenuto saldamente ancorato alla sua narrativa professionale: “prudenza sì, ma nessun artificio”.

Ma la domanda di Marra, come un’eco, è rimasta sospesa.