A leggere la nuova ordinanza del giudice Morsiani (foto) viene la pelle d’oca nonostante il Paese sia già da tempo a conoscenza del piano criminale messo in atto dalla cricca a dispetto dei tentativi ancora in corso (non più tardi di mercoledì sera il consigliere Morganti difendeva l’operato di Grais) di mascherare la realtà. Banca Cis versa da tempo in gravi condizioni ed è soltanto grazie alla complicità degli ex vertici di Bcsm se ha potuto far fronte ad una carenza strutturale di liquidità continuando ad operare con modalità che mettevano a rischio la tutela dei risparmiatori come più volte la stessa Aif ha evidenziato con missive indirizzate all’istituto centrale e trattate con massimo ‘riserbo’ dal direttore Moretti che aveva cura di trattenerle presso il proprio protocollo e alle quali rispondeva “con quella che ad oggi potrebbe apparire non lieve ironia – se non si trattasse di ben più marcata indole criminosa – che le informazioni ricevute sarebbero state ‘’prese in considerazione alla prima occasione favorevole nell’ambito dell’Attività Istituzionale di questa Autorità”. Appare evidente l’effetto conseguito dal Direttore MORETTI di ritardare, in concreto, l’iniziativa di eventuali accertamenti che l’Agenzia avrebbe potuto avviare, omettendo di riscontrare tempestivamente le richieste pervenute”. Da un lato infatti banca Cis risultava continuamente beneficiaria di finanziamenti da parte di Bcsm e dall’altra erogava credito senza le necessarie garanzie. Questo contando sul direttore Moretti e sui suoi diretti collaboratori. “Le circostanze inerenti la valutazione ed il recepimento della predetta richiesta comprovano un perdurante disequilibrio nell’esercizio delle funzioni di vigilanza che, a vantaggio dell’istituto banca Cis, trova nei membri del Coordinamento sotto la direzione di Roberto Moretti compiacenti esecutori”.
Emerge così dall’ordinanza che l’operazione titoli è soltanto la punta dell’iceberg – parole testuali del giudice Morsiani. Operazione resa possibile “da un ben preciso stile operativo della Direzione Generale, sciolta da qualsiasi tipo di ossequio legislativo, statutario e regolamentare, pressoché autoreferenziale non solo all’interno dell’Istituto ma anche nel contesto politico ed istituzionale di quella fase. Non si tratta naturalmente di mera, anzi fisiologica e nel tempo auspicata, “autonomia” nell’indirizzo di Banca Centrale, bensì di un margine d’azione d’ampiezza tale che, apparentemente, nessuna resistenza istituzionale, o critica politica, o reazione di sistema dei soggetti vigilati, sembravano in quella fase storica in grado non tanto di scalfire bensì nemmeno far oggetto di interferenze percepibili, rispetto ad una apparente insindacabilità dell’azione di Banca Centrale”.
L’operazione titoli si quantifica in 40milioni di euro ai quali vanno aggiunti i vari finanziamenti richiesti da Banca Cis a Bcsm, in particolare il prestito di 14 milioni di euro ottenuto da Cis in data 22 febbraio 2018 con scadenza fissata il 22 maggio 2018 poi prorogato per altri sei mesi e quello di 8,5 milioni ottenuto lo scorso 31 luglio. “In tale contesto – fa notare il magistrato – si fatica ad individuare determinazioni assunte da Moretti, quale Direttore Generale di Bcsm, che non siano funzionali al preteso interesse economico (dei soci) di Banca Cis, tanto da lasciare ipotizzare una capacità di influenza, se non un vero e proprio controllo sulla Vigilanza, da parte dei referenti di quell’Istituto”. E stiamo parlando, giova ricordarlo, di quel direttore di Bcsm la cui ‘cacciata’ da parte del nuovo Condir di Bcsm scatenò l’ira dell’ex Segretario Celli che a sua volta – c’è ancora chi si sta chiedendo il perché – si è poi dimesso.
Repubblica Sm