San Marino. Caso intercettazione Buriani-Dughera. Il rinvio a giudizio – PARTE PRIMA – L’ABUSO DI POTERE

La PARTE ZERO eccola QUI

Cominciamo oggi la pubblicazione in tre parti del rinvio a giudizio, l’ennesimo, del Commissario della Legge Alberto Buriani. Saranno tre puntate, una per ogni capo di imputazione. Dedicheremo, quindi, una puntata alla contestazione di reato di INTERESSE PRIVATO IN ATTI D’UFFICIO E ABUSO D’UFFICIO (entrambi continuati), una alle FALSE DICHIARAZIONI ed l’ultima all’OFFESA DI PERSONA INVESTITA DI PUBBLICI POTERI.

Ecco la prima parte, buona lettura

Marco Severini – direttore del GiornaleSM.

 

Nel tondino Gianfilippo Dughera ed in primo piano il Commissario della Legge Alberto Buriani

 

IL COMMISSARIO DELLA LEGGE,

visti gli atti processuali CONTRO

ALBERTO BURIANI, (…) e domiciliato presso lo studio dell’avv. Gian Luca Mularoni che lo assiste unitamente all’avv. Michela Vecchi del foro di Rimini

IMPUTATO

1) del reato continuato di interesse privato in atti d’ufficio di cui agli articoli 50 e 375 del codice penale e del reato continuato di abuso di ufficio di cui all’articolo 376 del codice penale,

perchè abusando dei poteri inerenti le proprie funzioni di Giudice Inquirente, forniva specifiche istruzioni a GIANFILIPPO DUGHERA – che incontrava nel proprio ufficio, al di fuori di attività processuale – affinché nella denuncia che quest’ultimo si apprestava a depositare in Tribunale contro i funzionari di Banca Centrale Flavio Vitali e Alberto Paganini, i fatti esposti venissero ricondotti a reati in materia bancaria o a quelli compiuti dal pubblico ufficiale contro lo Stato, piuttosto che a fattispecie contro il patrimonio, in modo che in base ai criteri fissati dalle disposizioni sui carichi di lavoro allora vigenti l’instaurando procedimento venisse assegnato allo stesso Buriani, in qualità di giudice inquirente.

In particolare perché durante il colloquio soltosi con Gianfilippo Dughera il 22 gennaio 2019, il Commissario Buriani, dopo aver ascoltato plurime critiche che il suo interlocutore rivolgeva ai funzionari di Banca Centrale ed avendo appreso che era intenzione di Dughera procedere penalmente contro di loro, replicava, fra l’altro, con le esternazioni: ‘‘Dughera, mi faccia sto piacere, troviamo qualche cosa che lei mi possa  (…) io ho bisogno (…) facciamo soltanto un pò di paura a qualcuno, ma questo è importante (…)”.

In pratica a Dughera, che gli chiedeva come procedere nella predisposizione della denuncia, il Commissario Buriani replicava: ”intanto facendo una esposizione nei fatti che mi faccia capire che cosa è successo. Sappia che i reati vengono attribuiti, cioè ogni magistrato si occupa di certi reati. I mie sono quelli contro Banca Centrale, contro le banche e quelli contro lo Stato, quindi corruzione, concussioni, omissione di atti d’ufficio, ecc., falso, ok? Quindi c’è un bel po’ di roba. Se però mi dice appropriazione indebita, truffa, ehm furto… ehm… […] La Banca Centrale quando si comporta da autorità di vigilanza è un pubblico ufficiale: quindi se qualcuno, corruzione, omissione di atti d’ufficio, interesse privato in atti d’ufficio, tutto questo sono reati che possono essere commessi anche dai funzionari di Banca Centrale che operano come autorità di vigilanza», così adoperandosi attivamente per attribuire a sé medesimo il procedimento penale che si sarebbe originato dalla denuncia di Gianfilippo Dughera.

Tali indicazioni venivano pedissequamente seguite da Gianfilippo Dughera, che in data 4 febbraio 2019 depositava denuncia contro Flavio Vitali e Alberto Paganini per i reati di cui agli artt. 376, 378 e 391 del codice penale, originando il procedimento n. 95/RNR/2019 che, in ragione dei reati espressamente menzionati nell’atto introduttivo, veniva assegnato al Commissario della Legge Alberto Buriani.

Ciò procurava un danno ai soggetti li indagati -ed un corrispondente vantaggio per il denunciante – consistente nell’essere giudicati da un magistrato non terzo ed imparziale, che perseguiva il fine di suscitate timore al personale di Banca Centrale, condotta che Buriani poneva in essere anche attraverso la convocazione – invero superflua – in qualità di testimoni dei funzionari Ucci e Battistini, che egli già sapeva nulla potevano riferire sulle vicende oggetto di denuncia, siccome all’epoca dei fatti non erano in servizio presso Banca Centrale.

Così facendo Buriani perseguiva anche l’interesse privato dei soci e dei titolari effettivi di Banca CIS, ossia l’ottenirnentò dell’autorizzazione da parte di Banca Centrale alla vendita delle azioni di Banca CS a Stratos.

Fatti accaduti dal 22 gennaio 2019 al 26 novembre 2019 (data in cui svolgeva l’ultimo incombente istruttorio nel p.p. n. 95/RNR/2019);

FINE PRIMA PARTE