Il caso giudiziario che ha segnato profondamente la Repubblica di San Marino, relativo a un uomo ultraottantenne sospettato di aver avvelenato numerosi cani nel territorio sammarinese nel corso di circa quindici anni, conosce un nuovo sviluppo sul piano delle misure di sorveglianza.
Secondo quanto è stato possibile verificare, il servizio di piantone della Gendarmeria davanti all’abitazione dell’indagato è stato interrotto su disposizione dell’Autorità giudiziaria. Il presidio, attivo già dai giorni successivi al provvedimento degli arresti domiciliari, era stato introdotto come misura rafforzativa di controllo.

In sostituzione del piantone, sono stati attivati altri sistemi di sorveglianza, la cui natura non è stata ufficialmente specificata. Fonti istituzionali si sono limitate a riferire che l’uomo è “comunque controllato”, senza fornire dettagli ulteriori sulle modalità. Sul fronte degli strumenti tecnologici, il braccialetto elettronico – previsto dal recente pacchetto normativo sulle misure alternative alla detenzione – non è ancora disponibile in quanto sono in corso interlocuzioni con le aziende fornitrici.
L’indagato, accusato di aver disseminato esche avvelenate in varie zone del territorio sammarinese, è stato individuato anche grazie ai riscontri video che documenterebbero la sua presenza nei luoghi dove si sono verificati gli episodi di avvelenamento. Attualmente si trova agli arresti domiciliari.
Il procedimento è in fase inquirente.
In attesa delle determinazioni della magistratura inquirente, lo Stato ha annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile, e anche l’APAS (Associazione sammarinese protezione animali) ha manifestato la stessa volontà a tutela degli animali coinvolti e delle persone colpite dagli episodi.
Aggiornamenti nel prosieguo