San Marino. Caso Orefice truffaldino. Nel mirino anche lo sceriffo: ”Il ministro dica se sapeva”

Schermata 2014-07-21 alle 16.48.55«LA VICENDA non può passare inosservata». Le parole dei gioiellieri sammarinesi ‘rimbombano’ a San Marino. Soprattutto, naturalmente quelle di Giuseppe Arzilli, padre dell’attuale segretario di Stato all’Industria di San Marino, Marco. Le opposizioni chiedono conto al governo. Il movimento civico Rete chiarisce subito di non avere intenzione di chiedere ad Arzilli di dimettersi: «Le colpe dei padri – motivano – non ricadono sui figli, a meno che i figli siano complici». E per eliminare qualsiasi dubbio, Rete invita il segretario e i colleghi di governo a rispondere a una serie di richieste: in caso sia confermata l’identità del gioielliere ripreso da Tv7, cosa poi avvenuta, il movimento vorrebbe conoscere «se il segretario Arzilli fosse al corrente, prima della trasmissione, delle modalità con cui il padre indica le strade per evadere somme di danaro». Rete vuole anche sapere «se si intenda procedere, al di là e ancor prima che vengano accertate eventuali responsabilità penali, alla revoca della licenza, considerato il danno d’immagine per il Paese e le precedenti revoche in casi simili». La sua la voce la fa sentire anche l’Unione per la Repubblica. Il partito di minoranza vuole sapere «se il governo si era attivato per verificare se fatti del genere sono diffusi – fanno sapere – e se quanto avviene è rispondente alle leggi dello Stato». Infatti «mentre il governo lavora duramente per recuperare la credibilità del sistema Paese – sottolineano dall’Upr – e si spende con le autorità italiane per trovare una collaborazione accettabile al fine di superare gli effetti negativi della voluntary disclosure, c’è un sistema operante che mira ad eludere leggi, trovare escamotage, aggirare norme e superare anche le comuni regole di buon senso».