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  • San Marino. Caso Paride Andreoli. Reato estinto per prescrizione. Avv. Pagliai: ”fascicolo aperto da 10 anni, troppe forzature e amaro in bocca perché chiesta assoluzione nel merito”

    9 anni, 1 mese e 15 giorni: il Procuratore del Fisco, Roberto Cesarini quantifica temporalmente e fissa al 9 novembre 2024 la data della caduta in prescrizione del reato di riciclaggio, mentre ne avanza richiesta davanti al Giudice, Vico Valentini. Il quadro è noto e ruota attorno al cosiddetto “Affare Tavolucci”. Nel 2016 la comunicazione d’indagine – ai tempi in mano ai Commissari della Legge, Alberto Buriani e Antonella Volpinari – che portò alle dimissioni dell’allora Segretario di Stato e leader del Partito Socialista, Paride Andreoli, accusato di avere mosso tangenti per la realizzazione del Centro Uffici, nell’area ex Grey&Grey, sfruttando il proprio ruolo politico-istituzionale. Una posizione, la sua, che venne stralciata rispetto a quella di altri nomi illustri, per il venir meno del reato di associazione a delinquere: Gabriele Gatti (per lui, prescritto in appello il riciclaggio, confermata la confisca, lo scorso ottobre) e Clelio Galassi (assolto già in I grado, confisca annullata in II grado, sempre lo scorso ottobre).

    Per Paride Andreoli, arriva nel 2020 la richiesta di processo chiuso oggi con una udienza lampo: il Giudice Vico Valentini ha dichiarato il reato estinto per prescrizionequalificando la condotta di autoriciclaggio, ma considerandola non punibile, in quanto antecedente il 2013, anno in cui sul Titano entrò in vigore la legge in materia. Per le condotte successive a quella data ha invece individuato attenuanti rispetto alla pena potenzialmente applicabile, legate all’esiguità del denaro movimentato – circa 30mila euro. Nessuna confisca, vista l’assenza di sequestri a suo carico.

    Presente in Aula Paride Andreoli ha dichiarato a caldo: “Ho sempre creduto nella giustizia. Unica nota stonata, è l’aver aspettato 9 anni per poi vedere la prescrizione”. La difesa, rappresentata dagli avvocati Francesco Pisciotti, Stefano Pagliai ed Elena Zaghini, aveva infatti chiesto l’assoluzione nel merito. “Noi, in via principale, abbiamo chiesto una pronuncia assolutoria nel merito – dice Pisciotti – ritenendo che le carte dessero questo tipo di risposta, che ci fosse anche una risposta fattuale che poteva essere data dal Giudice, pronunciando una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste. Esisteva, poi, come richiesta subordinata quella della prescrizione. Siamo soddisfatti perché si è chiuso un fascicolo che ormai è aperto da dieci anni e che ha coinvolto severamente la vita privata del nostro assistito”.

    “E’ un esito che, comunque la si voglia vedere, lascia l’amaro in bocca – dice Pagliai – perché ci sarebbe piaciuto affrontare le tante e troppe forzature, che in una certa fase storica sono state poste in essere da parte di chi all’epoca, secondo noi, non ha ben indagato, ha forzato certe norme, ha forzato certi concetti. Un esito che lascia l’amaro in bocca per quello che è stato e per quello che avrebbe potuto essere la vita del nostro assistito, se non ci fosse stato questo procedimento che gli è cascato sulla testa, ormai nel 2015”. San Marino Rtv