San Marino 17 settembre – Il caso del sammarinese condannato in Italia per violenza sessuale su quattro minori approda in aula consigliare. Nel lungo intervento del Segretario per la Giustizia Stefano Canti, trovano conferma i tanti dubbi che CSdL e CDLS avevano sollevato all’indomani dell’arresto del giovane.
La notizia della sua condanna era stata comunicata a Interpol San Marino il 12 giugno, in base a un ordine di esecuzione per la carcerazione della Procura di Urbino; pochi giorni più tardi, il 18 giugno, tramite mail, alla Segreteria per la Giustizia.
Il Congresso di Stato veniva informato solo il 2 luglio della vicenda. “Un buco nero” l’espressione ricorrente negli interventi in aula consigliare.
Da quel 18 giugno al 24 agosto, giorno della notizia dell’arresto, non è successo nulla. Nessuna decisione a livello amministrativo, nessun provvedimento di allontanamento per il dipendente delle scuole dell’infanzia. Ci domandiamo cosa sia successo in quei giorni nelle stanze del potere che aveva in mano una richiesta di arresto per condanna definitiva per abusi su minori.
68 giorni nei quali, se da un punto di vista giudiziario le informazioni contenute nella richiesta di estradizione dovevano restare segrete perché il Segretario Canti ha spiegato che “non possono essere condivise con altre autorità dello Stato richiesto, se non con l’autorizzazione dell’autorità richiedente”, si poteva agire sul fronte amministrativo nei confronti di un condannato per abusi sui minori, a stretto contatto con loro per lavoro.
La tutela dei nostri bambini, in questo caso, era sicuramente più importante della privacy e delle convenzioni internazionali, soprattutto dopo aver scoperto che il 27enne aveva dichiarato il falso nel compilare l’autocertificazione sui carichi pendenti; omettendo di indicare non solo la sentenza definitiva di condanna del 28 marzo 2025, ma la precedente imputazione per reati così gravi.
Solo il 27 agosto il dirigente dell’Ufficio per il lavoro e per le politiche attive ha presentato un esposto di denuncia per dichiarazione falsa nell’autocertificazione.
Se i dubbi di CSdL e CDLS hanno dunque trovato conferma in Aula Consigliare, restano da accertare le responsabilità e soprattutto lavorare perché questi fatti non possano più ripetersi.
Confederazione del Lavoro e Confederazione Democratica ritengono che occorra agire fin da subito, in casi così gravi, come gli abusi sui minori; con uno scambio delle informazioni immediato tra autorità giudiziarie, fin dal primo grado di giudizio.
Così come è necessario il rafforzamento del controllo dei certificati penali con inasprimento delle sanzioni per chi dichiara il falso.
In casi di gravi reati contro la persona, come in questo caso, se è vero che San Marino non concede l’estradizione dei suoi cittadini, non può neppure consentire al condannato, che decide non varcare il confine per evitare le manette, di circolare liberamente col rischio altresì che possa reiterare il reato anche in territorio.
CSdL CDLS