“Ci sono passaggi che non tornano nelle accuse portate a sostegno della detenzione di Claudio Podeschi e Biljana Baruca”.
A sostenerlo con forza, anche con videointerviste a Giornalesm.com e atti alla mano, i difensori dei due tra i principali imputati della maxi inchiesta sul “conto Mazzini” che a tutt’oggi sono gli unici ancora in carcere.
Podeschi e Baruca infatti, nonostante il rinvio a giudizio, con l’ordinanza del 9 marzo scorso, sono ancora detenuti ai Cappuccini perché una parte dell’inchiesta è stata stralciata.
Si tratta, spiega la difesa, rappresentata dagli avvocati di Firenze Massimiliano Annetta e Stefano Pagliai e dall’avvocato di San Marino Achille Campagna, di due fatti contestati “inerenti l’accusa di riciclaggio e riguardanti un importo da 740mila euro che dal Montenegro è arrivata sui conti sammarinesi della RP caffè e una da 200mila euro per la trattativa di acquisto di una licenza bancaria da parte di una compagine russa”.
“Nel primo caso – spiega alla Serenissima l’avvocato Pagliai – si tratta di transazioni per prestazioni commerciali tutte documentate e confermate anche da chi vi ha lavorato andando in Montenegro per i macchinari del caffè, dagli amministratori, ecc…
Stessa cosa per la transazione per l’acquisto della licenza bancaria, dove c’è anche l’accordo con il precedente titolare della banca e la rappresentante della cordata russa. Non solo in questo caso – spiega Pagliai – la trattativa ha visto anche un incontro in Banca Centrale confermato pure dall’interrogatorio di Antonio Gumina”. Pagliai quindi spiega: “Gli importi contestati sono tutti regolari e confermati da documenti e dichiarazioni, tra l’altro non ci viene detto quale sarebbe il reato per cui tali fondi sarebbero poi stati riciclati a San Marino, inoltre – rincara la dose – non possono essere contestati come atti nuovi in quanto sono tutti fatti già a conoscenza dell’autorità giudiziaria al momento dell’arresto di Claudio Podeschi e Biljana Baruca un anno fa”.
Ma la difesa è pronta a dare battaglia anche sugli altri motivi per i quali si loro assistiti sono finiti in carcere e in particolare la vicenda dei circa 2 milioni e mezzo provenienti dalla Svizzera e giunti sui conti della Clabi. “È dal novembre 2012 – spiega l’avvocato Pagliai – che l’Aif sammarinese sa che in Svizzera avevano iniziato degli accertamenti su quei fondi comunicandolo al tribunale e il fascicolo era finito nelle mani del Commissario della Legge Simon Luca Morsiani.
Quel procedimento – aggiunge Pagliai – però si è concluso circa 4 mesi prima dell’arresto di Podeschi e Baruca, avvenuto il 23 giugno 2014. Se anche questo fatto fosse allora sfuggito agli inquirenti – sottolinea con un po’ di perplessità Pagliai – nella rogatoria svizzera arrivata il 18 marzo 2015, si specificava che il procedimento era chiuso, quindi per lo meno l’autorità giudiziaria sammarinese avrebbe dovuto verificare in che modo si fosse concluso, dato che sostiene che quei soldi sono di provenienza illecita e quindi frutto di riciclaggio.
Dalle verifiche avrebbero invece scoperto, come abbiamo fatto noi una volta che abbiamo potuto accedere agli atti e fare indagini difensive, che la conclusione era una archiviazione e che addirittura venivano rimborsate dall’autorità svizzera pure gli oltre 30mila euro di spese legali. Aggiungo inoltre che per quei fatti è stato pure sentito l’avvocato italiano dell’Aman Resort, Giovanni Lega, ascoltato a Milano per rogatoria a febbraio 2015, dagli inquirenti sammarinesi Morsiani e Alberto Buriani. E negli atti dell’interrogatorio, Lega spiega di essere venuto a San Marino e di aver incontrato praticamente tutto il congresso di Stato per verificare la possibilità di realizzare un Resort in Repubblica”.
A questo punto l’avvocato Pagliai torna sull’eccezione di costituzionalità sollevata in vista della Terza istanza penale per la scarcerazione di Podeschi e Baruca.
“Non si può non entrare nel merito di queste nuove prove – afferma – eppure nell’atto del giudice Lamberto Emiliani si specifica che ci si dovrà basare solo sugli aspetti di legittimità. Per questo che abbiamo sollevato l’eccezione. Ora attendiamo dal giudice il pronunciamento e se riterrà che ci sono i requisiti, l’istanza sarà esaminata dal Collegio Garante di Costituzionalità delle norme altrimenti verrà rigettata”.
Franco Cavalli, La Serenissima